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Attacco al tribunale di Mogadiscio, decine di morti

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Una ventina di morti – ma il bilancio rischia di aggravarsi perché ci sono decine di feriti alcuni gravissimi – sono il risultato dell’attacco ieri mattina al tribunale di Mogadiscio lanciato da un gruppo di Shabab, i fondamentalisti islamici somali. “Almeno sei terroristi – ha raccontato un testimone sentito al telefono da Africa ExPress – sotto le uniformi di soldati dell’esercito regolare, portavano giubbotti esplosivi e si sono fatti saltare appena entrati nell’edificio. Altri, tre o quattro, hanno cominciato a sparare all’impazzata contro i poliziotti di guardia, uccidendone una dozzina”.

Il resto dei morti sono civili. Tra loro anche due turchi di un’organizzazione umanitaria: erano a bordo di un camioncino con alcuni compagni e sono passati davanti alla palazzina al momento dell’attacco.

“Sarà un miracolo se il numero delle vittime sarà contenuto a due o tre decine – ha raccontato un diplomatico contattato a Mogadiscio -. Per fortuna non c’erano udienze e anche questo ha limitato i danni. Il selciato comunque è ricoperto da un tappeto di bossoli. La potenza di fuoco è stata tale da pensare a una strage assai più ampia”. Non si sa se tra le vittime ci siano giudici, però è certo che ci sono impiegati del palazzo di giustiziashebab ucciso

Mentre al tribunale infuriava la battaglia, un autobomba  scoppiata a poche centinaia di metri di distanza rallentando la corsa dei soldati ugandesi del contingente dell’Unione Africana che stavano portando rinforzo alla polizia.

Gli shebab, i  terroristi somali legati ad Al Qaeda, hanno rivendicato l’attacco. Il gruppo fondamentalista negli ultimi mesi ha subito gravi perdite ed è stato cacciato da alcune sue roccaforti, ma è ancora in grado di attaccare con sanguinose operazioni mordi è fuggi come questa di stamattina postazioni governative che rivestono anche un significato simbolico, come il tribunale.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com

twitter @malberizzi

SOMALIA Court 2

Nigeria, riprende la guerriglia nel delta del Niger uccisi 12 poliziotti

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Il MEND , Movement for the Emancipation of the Niger Delta, un gruppo ribelli nigeriano, che aveva sospeso le attività dal 2009 ha ripreso gli attacchi durante lo scorso week end assalendo un guardiacoste della polizia: dodici agenti sono stati uccisi.

L’azione segna una ripresa della guerriglia nel delta del fiume Niger, annunciata la scorsa settimana con una mail con cui il gruppo avvisava che avrebbe ripreso gli attacchi dopo che uno dei suoi leader, Henry Okah era stato imprigionato in Sudafrica con l’accusa di aver organizzato l’attentato contro il quartier generale delle Nazioni Unite ad Abuja nel 2010.

Secondo la polizia nigeriana, comunque, attacco alla loro caserma non ha nulla a che fare con la minaccia.  Si tratterebbe invece di una ritorsione contro il comportamento del governo: non sarebbero infatti stati pagati i salari agli ex militanti che in base a un accordo di amnistia avevano deposto le armi.

La versione della polizia accusa alcuni comandanti del MEND che si sarebbero impadroniti di quel denaro. Alcuni infatti, sarebbero diventati assai ricchi, mentre altri – la maggior parte – non hanno visto arrivare nelle proprie tasche un soldo.

Il guardacoste assalito dai miliziani in un ramo del delta del Niger, stava trasportando una cinquantina di poliziotti a un funerale quando si è fermato per un guasto al motore. E’ stato in quel momento che il battello [ stato assalitodalla giungla hanno cominciato a bersagliare il battello.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Sudan, il leader dei guerriglieri del Sud Kordofan: “Usano la fame come arma”

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DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
LOCALITA’ SEGRETA (Sudan) – Pacioccone e sorridente ha piazzato il suo quartier generale in una grotta sui Monti Nuba nel Sud Kordofan (devo rispettare la consegna di non rivelare il luogo). Da lì Abdelaziz Al-Hilu, il leader del Sudan Peopleís Liberation ArmyñNorth dirige le operazioni militari.

Malindi, commando di miliziani attacca il casinò: nove morti, un italiano ferito

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Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 28 marzo 2013
L’intenzione era di fare una strage, di massacrare il maggior numero di turiasti. Una cinquantina di uomini armati, militanti del Mombasa Republican Council, alle due di questa notte (mezzanotte in Italia) ha attaccato il Casinò di Malindi, la stazione balneare keniota frequentata dagli italiani. Sette assalitori e due poliziotti sono morti. Un agente è gravissimo in ospedale. Un italiano, Marco Ascari, è stato ferito, sembra in modo non grave.

I miliziani del MRC si sono presentati al cancello del villone che ospita il casinò e si nono nessi a sparare all’impazzata cercando di entrare nel giardino. Erano mascherati e in mano non avevano solo armi da fuoco ma anche panga, cosi chiamano i machete in Kenya.

La reazione degli agenti è stata immediata; il cancello è stato chiuso in tempo ed è cominciata una violenta battaglia, in strada che proseguita lungo il vialone  principale della città, cui hanno partecipato gli agenti di rinforzo chiamati dai loro colleghi.

Alla fine sette del MRC sono rimasti sul selciato, assieme a due poliziotti. Un terzo trapassato da un proiettile è in fin di vita.

Il casinò di Malindi, che è stato chiuso fino a data da destinarsi, è gestito da un italo americano, Roberto (Bob) Cellini e dalla moglie Daniela, con interessi fino a Las Vegas.

Ma quello dei Cellini non è solo un casinò. In realtà funge anche da banca per molti italiani che arrivano in Kenya e depositano il loro denaro nella casa da gioco. Al Casinò di Malindi si puo pagare in assegni, anche italiani o chiedere contanti presentando la propria carta di credito.

Poster CasinòQualche settimana fa anche Flavio Briatore ha aperto un nuovo casinò a Malindi in uníaltra zona, a Casuarina, vicino al Lion in the Sun, la sua proprietà, dove sta costruendo un mega complesso turistico per superricchi.

Ma il casinò di Briatore, almeno per ora, è poco frequentato. Gli habitué di Malindi preferiscono le loro vecchie sale da gioco, dove molti hanno lasciato interi patrimoni, e i turisti vogliono stare in centro e non andare da Briatore, un po’ fuori Malindi, dove, tra l’altro si paga l’ingresso.

Per anni Bob Cellini era riuscito a evitare che nascesse una nuovo casinò in concorrenza con il suo,, anche grazie alla potente amicizia con i figli dell’ex presidente Daniel arap Moi, Gideon e Philip. L’arrivo sulla piazza di Briatore certamente non deve avergli fatto piacere.

Gli affari sulla costa keniota – celebrata dal film Nel Continente Nero con Diego Abbatantuono – non vanno più a gonfie vele come in passato. La zona diventa ogni giorno meno sicura e si registrano con una certa frequenza assalti e rapine. I turisti, quindi prima di partire per Malindi, allettati spesso da offerte sicuramente vantaggiose, ci pensano su due volte, preferendo mete più tranquille, e anche più belle e affascinanti, come Zanzibar o le Saycelles.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Repubblica Centrafricana: cade Bangui il presidente Bozize in fuga

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NAIROBI – I soldati governativi non hanno praticamente opposto resistenza. Molti sono scappati assieme al presidente Francois Bozize che ha abbandonato precipitosamente il palazzo presidenziale di Bangui e si è rifugiato nella Repubblica Democratica del Congo. Così nella Repubblica Centrafricana il potere è passato nelle mani dei ribelli Seleka, una coalizione di tre gruppi.

Situazione difficile al Nairobi National Park: un’antilope, un pitone e una iena (che se la ride)

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Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 18 Marzo 2013

Non metterti in una situazione simile, scriveva questa mattina Paul Udoto il portavoce del Kenya Wildlife Service, cioè le guardie forestali del Paese, a margine di questa fotografia.

antilope-pitone-iena

Effettivamente la povera antilope sembra non aver scampo: finirà stritolata dal pitone o nella bocca della famelica iena?

Massimo A. Alberizzi
twitter @malberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com

 

Zimbabwe: referendum sulla nuova costituzione; tutti d’accordo, passerà

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Sabato i cittadini dello Zimbabwe si sono recati alle urne per votare una nuova costituzione. La modifiche alla carta sono state negoziate tra lo Zanu-pf (Zimbabwe African National Union – Patriotic Front), del presidente dittatore Robert Mugabe, e l’MDC, (Movement for Democratic Change) di Morgan Tsvangirai.

Laura Boldrini: finalmente un Cavaliere vero alla testa del Parlamento italiano

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NAIROBI – Parlare del parlamento italiano in un canale dedicato allíAfrica potrebbe sembrare strano e inusuale. Invece nel caso di Laura Bolbrini, neoeletta presidente della Camera dei deputati, non solo è regolare ma anche doveroso.

Odinga vs Kenyatta, in Kenya dal voto ora si passa alla battaglia legale

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NAIROBI – Siamo alle battute finali della resa dei conti tra i due schieramenti che si sono affrontati alle elezioni del 4 marzo scorso in Kenya. Il kikuyu Uhuru Kenyatta è stato dichiarato vincitore con il 50,07 dei voti (ha superato la soglia del 50 per cento più 1 per poche migliaia di consensi) e ha festeggiato. Raila Odinga che ha perso la corsa al ballottaggio ha annunciato un ricordo alla Corte Suprema: lo deve presentare entro il 18 marzo.

ERITREA – L’Unione Africana affronterà il caso del giornalista in galera dal 2001

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NAIROBI – La commissione dell’Unione Africana per i diritti dell’uomo e quelli dei popoli ha deciso di esaminare il caso del giornalista dalla doppia nazionalità, svedese ed Eritrea, Dawit Isaac, scomparso nelle galere dell’Eritrea dal 2001. Il caso di Dawit, incarcerato senza accuse, è stato sollevato in più occasioni da Reporters senza Frontiere.