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Gaza: Gallant e Netanyahu sono ricercati in 124 Paesi ma la Francia tentenna

 

Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
27 Novembre 2024

L’ex ministro della Difesa Yoan Gallant e il premier israeliano Benjamin Netanyahu sono ricercati in 125 Paesi: è l’effetto della condanna per crimini di guerra e contro l’umanità emessa dalla Camera preliminare I della Corte Penale Internazionale.

Il mandato di arresto internazionale è esteso anche contro alcuni membri di Hamas come al Masri, oggi leader del partito che sta governando la Striscia.

I Paesi che aderiscono al Trattato di Roma

Di fatto i giudici internazionali, analizzando materiale messo in rete e dichiarazioni pubbliche sul conflitto a Gaza hanno concluso che i due hanno ucciso deliberatamente innocenti a Gaza, violando le norme internazionali sulla guerra.

Il collegio ha scritto che entrambi i politici israeliani “abbiano intenzionalmente e consapevolmente privato la popolazione civile di Gaza di beni indispensabili alla loro sopravvivenza. Tra questi cibo, acqua, medicine e forniture mediche, nonché carburante ed elettricità”. Si parla di elettricità perché a Gaza non ci sono centrali elettriche o altre forme di energia autocotone e quindi tutta la corrente arriva da Israele.

Sentenza valida ovunque

I due leader sono quindi dei ricercati, potenzialmente potrebbero essere arrestati nei 124 Paesi che hanno firmato il Trattato di Roma. Il fatto che Israele non abbia firmato, non invalida la sentenza emessa dalla Corte con sede all’Aja.

Quanto al fatto che davvero i Paesi europei siano pronti ad arrestare i due in caso varchino il loro confine, è tutto da vedere.

Comunicato sibillino

A qualche giorno dalla sentenza, il ministero degli Esteri francese ha pubblicato un comunicato sibillino. Sostiene che “la Francia rispetterà gli obblighi internazionali, visto che lo Statuto di Roma chiede una piena cooperazione con CPI.

Doveri internazionali

Prevede infatti che uno Stato non possa essere tenuto ad agire in maniera incompatibile con i suoi doveri dettati dal diritto internazionale per quanto concerne le immunità di Stati che non fanno parte della CPI”.

In sostanza il ministro ritiene che ci sia una certa immunità per i vertici di Israele. Nelle prossime ore ci saranno forse altri governi che si sfileranno dalla condanna.

Vendita di armi

E’ tutto da capire quindi anche dove va a finire il divieto di vendita di armi, su cui insiste un articolo della tv qatariota Al Jazeeera, (https://www.aljazeera.com/news/2024/11/22/arms-to-israel-will-countries-halt-sales-in-wake-of-icc-arrest-warrants) nessun Paese, cioè, potrà vendere armi a Israele per non collaborare con i due ricercati.

La vendita di armi a Israele è diventata la foglia di fico dall’inizio della guerra di Gaza. Molti fanno arrivare armi, il Canada, ad esempio, via Stati Uniti, quasi nessuno lo ammette pubblicamente. E’ il succo dell’inchiesta di SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma).
https://www.sipri.org/commentary/topical-backgrounder/2024/how-to-arms-exporters-have-responded-war-gaza

Regali da USA

Il 69 per cento delle armi arrivate in Israle tra il 2019 e il 2023 sono state vendute o regalate dagli Usa. Il 30 per cento arriva dalla Germania. La Gran Bretagna ha venduto dei componenti per gli F-35, ma i suoi ministri assicurano che dal 4 dicembre 2023 non hanno venduto armi letali o altri equipaggiamenti militari.

Così la Francia dice che nel 2023 non ha inviato alcuna arma ma l’inchiesta di una Ong, Dislose, ha scoperto che sono stati inviati droni utilizzati per massacrare civili e presunti appartenenti ad Hamas a Gaza o per colpire ospedali. (https://disclose.ngo/en/article/france-equips-israeli-armed-drones-as-the-war-rages-in-gaza)

Italia fornitrice

L’Italia, sempre secondo SIPRI, ha fornito armi e altro per lo 0,9 per cento, anche se il governo Meloni ha detto e ribadito di non aver dato alcuna fornitura dall’inizio della guerra a Gaza. Un’inchiesta di Altreconomia ha rivelato che l’Italia ha inviato 2,1 milioni di euro in armi negli ultimi tre mesi del 2023.
https://altreconomia.it/export-di-armi-da-guerra-italiane-a-israele-dopo-il-7-ottobre-la-conferma-delle-dogane/

Anche la Spagna avrebbe sospeso ogni aiuto militare, ma secondo Euronews avrebbe inviato quasi 1 milioni di euro poco prima del 7 ottobre.
https://www.euronews.com/my-europe/2024/10/09/are-european-countries-still-supplying-arms-to-israel

Per altro i trattati internazionali prevedono la protezione della popolazione civile in tempo di guerra. E così l’inviolabilità degli ospedali e delle scuole.

Al Jazeera

Richard Sanders, produttore televisivo e giornalista, per Al Jazeera ha realizzato un documentario sul 7 ottobre 2023 https://youtu.be/u4vqO-Y70Mk e ha poi collaborato con l’Unità I dell’emittente qatariota sui video circolanti in rete.

Sono stati postati da israeliani durante la guerra di Gaza per osservare una forte radicalizzazione anti-araba e anti-palestinesi.

Inizialmente il gruppo d’inchiesta pensava di dover ricorrere alla geolocalizzazione e risalire con complesse ricerche a luoghi e tempi.

Postate bravate

Scorrendo poi oltre 2.500 account sui social, ha scoperto con un certo stupore che gli autori di crimini di guerra hanno postato sulle proprie bacheche apertamente le loro “bravate”.

Immagini pubblicate sui social dai soldati israeliani

https://www.aljazeera.com/news/2024/10/3/what-did-al-jazeeras-investigation-into-israeli-war-crimes-in-gaza-reveal

Quindi il team ha concluso che visto che appaiono addirittura nomi, cognomi, gradi, nome del battaglione in azione, è evidente che i militari si sentono sicuri dell’impunità.

Dunque ritengono di sentirsi liberi di riprendersi mentre ballano su macerie e luoghi bombardati o in case private o mentre distruggono abitazioni civili.

Video senza Hamas

E che in quasi tutto il materiale postato dalle truppe non c’è traccia di militanti di Hamas ammazzati, mentre si vedono civili inermi colpiti e uccisi.

https://youtu.be/u4vqO-Y70Mk

La Convenzione di Roma vieta la distruzione delle proprietà private in tempo di guerra. Per non parlare delle torture e della cancellazione degli ospedali.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sempre più elicotteri dell’italiana Leonardo alle forze armate della Nigeria

Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari
Antonio Mazzeo
28 Novembre 2024

Martedì 12 novembre 2024, il ministero della Difesa nigeriano ha consegnato tre elicotteri Agusta Westland / Leonardo A-109“Trekker” alla Marina militare del Paese.

Tre elicotteri di Leonardo per la Marina militare nigeriana

La cerimonia si è svolta presso l’hangar della Caverton Helicopters Limited (CHL) a Ikeja, Lagos, alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina, il vice ammiraglio Emmanuel Ogalla.

All’evento erano presenti anche il segretario permanente del ministero della Difesa, Ibrahim AbubakarKana; il direttore degli Affari navali, RajiIsiakaOgunshola; il presidente del Gruppo Caverton, Remi Makanjuola.

Secondo il sito specializzato Military Africa, gli elicotteri A-109 “Trekker” sono stati contraddistinti con i numeri di serie NN501, NN502, NN503.

Solo quest’ultimo sarebbe nuovo di zecca, mentre gli altri due sono di terza mano: dopo essere stati trasferiti da Leonardo in Cambogia, essi sono stati rivenduti prima negli Stati Uniti e successivamente al gruppo Caverton (quartier generale a Lagos), una delle maggiori compagnie africane operanti nel settore della logistica aerea.

Sedili in pelle

Sempre secondo Military Africa, gli elicotteri A-109 “Trekker” hanno una configurazione VIP appositamente progettata per la Marina militare nigeriana, con un rivestimento completo in pelle e un sistema di attenuazione del rumore.

I serbatoi ausiliari conferiscono ai velivoli un’autonomia di volo fino a 3 ore e 40 minuti. Essi sono stati dotati di un pattino di atterraggio che assicura una migliore capacità di carico e la possibilità di atterrare sui ponti delle unità da guerra.

Questi elicotteri possono raggiunge una velocità massima di crociera di 274 km/h; l’equipaggio è costituito di norma da uno o due piloti ma in cabina possono essere trasportati fino a sei passeggeri.

Trasporti a lungo raggio

I tre “Trekker” potranno essere utilizzati dalla Marina della Nigeria per effettuare voli di trasporto a lungo raggio e – grazie a sofisticate videocamere FLIR – per svolgere missioni di intelligence e riconoscimento in mare e in terra e di ricerca e soccorso.

L’elicottero immatricolato con la sigla NN503 è stato prodotto nello stabilimento Leonardo S.p.A. di Vergiate (Varese).

“In Italia sono stati effettuati l’ispezione di accettazione e il volo di prova dal 2 al 10 settembre 2023 – scrive Military Africa –. Il 12 settembre 2023, l’NN503 è volato dallo stabilimento di produzione Leonardo, condotto da un capitano della Marina nigeriana e da un altro pilota di Caverton”.

L’elicottero è giunto ​​all’aeroporto internazionale “Murtala Muhammed”di Lagos il 24 settembre 2023, dopo 12 giorni, 11 scali nazionali e 41 ore e 55 minuti di volo.

“L’AW109 TrekkerM è la versione per impieghi militari dell’AW109 Trekker, bimotore leggero multiruolo che garantisce straordinari livelli di robustezza e affidabilità unite a un’eccezionale versatilità operativa, velocità e prestazioni elevate”, spiegano con enfasi i manager del gruppo Leonardo.

“L’elicottero, di 3 tonnellate, è adatto a un’ampia gamma di applicazioni in teatro operativo tra le quali il trasporto truppe e merci, l’evacuazione delle vittime/medica, la ricerca e soccorso, il comando e controllo C2, la scorta armata e le operazioni delle forze speciali”.

“L’AW109 TrekkerM si presenta con un’ampia gamma di equipaggiamenti di missione che comprende anche una suite di aiuti difensivi (DAS), radio multibanda, dispositivo elettro-ottico/a infrarossi (EO/IR), faro di ricerca, altoparlanti, sistema di visione a infrarossi (FLIR), ecc.”, aggiunge Leonardo.

E poi conclude: “Gli armamenti in dotazione all’equipaggio, montati sul portellone delle cabine, permettono di individuare le minacce esterne in un ampio raggio di azione”.

Aeronautica militare

Anche l’Aeronautica militare nigeriana si è recentemente dotata di due elicotteri AW109 “Trekker” di Leonardo. I velivoli sono stati immatricolati con le sigle NAF 545 e NAF 544 e utilizzano per le attività di manutenzione, riparazione e revisione gli impianti della divisione elicotteri del gruppo Cavetron a Lagos.

Altri dieci elicotteri armati AW109 “TrekkerM” saranno consegnati all’Aeronautica nigeriana entro l’inizio del 2026, nell’ambito di una maxi-commessa sottoscritta dal governo di Lagos con Leonardo e che prevede anche la fornitura di 24 caccia M-346FA.

Stanare e combattere terroristi

A partire del 2019, la Nigerian Air Force aveva ricevuto pure sei elicotteri AW-109E armati con mitragliatrici pesanti e lanciarazzi da 70 mm, oggi impiegati contro le milizie islamico-radicali nel nord-est della Nigeria.

Miliziani Boko Haram

Tre elicotteri multiruolo AW-109SP “GrandNew” sono stati consegnati invece alla Marina militare della Nigeria nel corso del 2023, dopo essere stati testati presso l’aeroscalo della holding italiana a Venegono Inferiore (Varese).

Altri tre “GrandNew” erano stati consegnati nel maggio 2021 all’Agenzia nigeriana per la protezione delle infrastrutture marittime (NIMASSA), presso la base aeronavale di Ojo, Lagos.

Formazione piloti

“Nel frattempo, nell’agosto 2024, il Caverton Aviation Training Centre (CATC) ha annunciato l’inizio dell’Augusta Westland (A-109) Pilot Flight Simulator e della formazione di linea per la Marina militare nigeriana”, annota MilitaryAfrica. “Questa formazione, che si svolge presso la struttura del CATC, è condotta in collaborazione con Leonardo”.

Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Nigeria: altri articoli li trovate QUI

In Sudan la violenza sessuale come arma di guerra: “Si diffonde come un’epidemia”

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
26 novembre 2024

“In Sudan la violenza sessuale è diventata un’epidemia”. E’ l’allarme lanciato da Tom Fltecher, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite, OCHA, durante la sua breve visita a Port Sudan.

Violenza sulle donne in Sudan

Stupri a gogo

In Sudan, devastato dalla guerra dalla primavera 2023, non ci sono scarpette con il tacco a spillo rosse, e nemmeno le panchine dello stesso colore o manifestazioni in piazza per denunciare queste atrocità.

Appello dalla Liberia

Alaa Salah, coraggiosa donna sudanese, in prima fila durante le manifestazioni in piazza nel 2019

Pochi ricorderanno l’immagine di Aala Sallah, la coraggiosa giovane sudanese, in prima fila durante le proteste contro l’ex dittatore Omar al-Bahir nel 2019. L’ex despota è poi stato defenestrato dai militari nell’aprile dello stesso anno.

Non solo lei, ma, secondo alcune stime, durante le manifestazioni in piazza le donne rappresentavano i due terzi dei dimostranti. Le coraggiose signore e ragazze erano stanche di sopportare emarginazioni, molestie, violenze e stupri. Desideravano un futuro migliore per i loro figli. Ma ora ci risiamo.

E l’ex presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha lanciato un appello: “Non ignoriamo la sofferenza delle donne sudanesi”.

La ex presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf con il direttore di Africa ExPress, Massimo Alberizzi

Nell’ex protettorato anglo-egiziano il conflitto tra i due generali, Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, leader delle Rapid Support Forces (RSF), e il de facto presidente e capo dell’esercito, Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, ha costretto alla fuga milioni di persone.

E entrambe le fazioni in causa sono responsabili di violenze sessuali contro le donne, aggressioni che sono una vera e propria arma da guerra.

Bagno di sangue

Secondo i dati dell’ONU oltre 14 milioni di persone hanno lasciato le proprie case dall’inizio di questo atroce conflitto. Più di 11 milioni sono sfollati, mentre più di 3,1 milioni di persone hanno cercato rifugio nei Paesi limitrofi. E i morti?

In base a recenti studi, il numero di persone morte a causa della guerra è ben più elevato di quanto riportato in precedenza. Secondo un rapporto pubblicato dal Gruppo di ricerca sul Sudan della London School of Hygiene and Tropical Medicine nel solo Stato di Khartoum sarebbero oltre 61mila e molti altri nel resto del Paese, in particolare in Darfur.

Finora, le Nazioni Unite e le altre agenzie umanitarie hanno utilizzato la cifra di 20.000 morti accertati, precisando però che questo dato è certamente sottostimato.

A causa dei combattimenti e del caos nel Paese, non è stato registrato sistematicamente il numero di persone uccise. Ma già a maggio di quest’anno, Tom Periello, inviato speciale degli Stati Uniti per il Sudan, aveva dichiarato che, secondo alcune stime, i morti durante il primo anno di guerra potrebbero essere 150mila.

Peggiore crisi umanitaria

In Sudan si sta consumando una crisi umanitaria senza precedenti. L’80 per cento degli ospedali sono chiusi o funzionano solo parzialmente per mancanza di personale e/o medicinali e equipaggiamento sanitario.

Oltre 25 milioni di persone necessitano di aiuti alimentari, tra questi 755mila sono in condizioni di fame acuta. E a pagare il prezzo più elevato sono sempre i bambini, la malnutrizione grave colpisce soprattutto i più piccoli.

All’inizio di questa settimana il Consiglio sovrano, cioè il governo, ha concesso all’ONU l’utilizzo di tre aeroporti nel Paese (Kadugli, nel Sud Kordofan, El Obeid in Nord Kordofan, Damazin nella regione del Blue Nile) e lo stoccaggio di aiuti umanitari.

Valico di Adrè

Inoltre a metà novembre è stata prolungata l’apertura del valico di Adré al confine con il Ciad. Inizialmente le autorità avevano concesso il passaggio dei convogli per soli tre mesi, in quanto alcuni membri del governo avevano protestato che attraverso il valico arrivavano pure armi per le RSF.

PAM: i primi convogli arrivati al campo per sfollati di Zamzam, Sudan

E finalmente sono arrivati anche i primi camion con aiuti umanitari nel campo per sfollati di Zamzam (nord del Darfur), dove l’ONU lo scorso agosto aveva denunciato condizioni di carestia. L’insediamento ospita quasi mezzo milione di persone.

PAM (Programma Alimentare Mondiale dell’ONU) ha spiegato che a Zamzam le consegne di cibo sono state bloccate per mesi. Feroci combattimenti nella vicina città di al-Fashir, capoluogo del Darfur Settentrionale e strade, diventate impraticabili per le forti piogge degli ultimi mesi, sono state le cause di questi ritardi.

Blindati costruiti negli Emirati

Intanto la guerra procede la sua folle corsa. In un articolo di una decina di giorni fa, Amnesty International ha denunciato che in Darfur sono stati avvistati veicoli blindati per il trasporto di persone, fabbricati negli Emirati Arabi Uniti (EAU) dal gruppo EDGE.

La holding industriale emiratina in questione, attiva nel settore bellico, ha recentemente siglato un Memorandum of Understanding (MoU) con l’italiana Fincantieri.

Sistemi difesa francesi

In alcune foto scattate l’estate scorsa, sono ben visibili i blindati APC Nimr Ajban, in dotazione ai paramilitari delle RFS. E grazie alle ricerche effettuate da Amnesty, è stato evidenziato che le vetture dispongono di sistemi di difesa GALIX, prodotti in Francia da Lacroix Défense e progettato in collaborazione con Nexter (ora KNDS France).

APC Nimr Ajban, costruito in EAU con sistemi difesa GALIX francesi

Violazione embargo

Secondo il segretario generale di Amnesty, Agnès Callamard, il sistema GALIX è impiegato dalle RSF e il suo utilizzo in Darfur costituirebbe una chiara violazione dell’embargo sulle armi imposto dall’ONU. “Il governo francese deve dunque garantire che Lacroix Défense e KNDS France cessino immediatamente di fornire questo sistema agli Emirati Arabi Uniti”, ha sottolineato Callamard.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

 

https://www.africa-express.info/2024/11/13/fincantieri-a-gonfie-vele-nel-mercato-bellico-della-marina-militare-degli-emirati-arabi-uniti/

https://www.africa-express.info/2024/11/02/la-guerra-civile-sta-uccidendo-il-sudan-nellassoluto-silenzio-del-mondo/

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Kenya: la rinascita del formaggio

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Dalla Nostra Inviata Speciale
Simona Fossati
Nairobi, 25 Novembre 2024

Il formaggio, si sa, non fa parte della dieta africana e se, in qualche modo, è entrato nelle abitudini alimentari delle ex colonie francesi e (soprattutto) degli espatriati europei che ci vivono, la stessa cosa non si poteva dire delle ex colonie inglesi. Almeno fino a qualche tempo fa.

Ora le cose stanno cambiando. Soprattutto in quei Paesi dove è forte la presenza italiana e arrivano persone esperte nell’arte casearia.

A Nairobi da qualche anno Rosa Tralli, più nota come Donna Rosa, sta deliziando i palati. In principio produceva formaggi per passione e per soddisfare il gusto di qualche amico, poi vista la montagna di complimenti che riceveva, ha pensato bene di trasformare il suo hobby in business.

 

Ciò che la distingue è il sapore genuino di tutto ciò che produce in modo totalmente tradizionale. La prima in Kenya a creare la burrata, formaggio tipico pugliese, la sua terra di origine.  Anche la ricerca del latte più adatto per produrre i suoi formaggi è stata accurata e Donna Rosa ha trovato una fattoria in grado di fornire il latte munto con i procedimenti giusti per ottenere i migliori prodotti.

Oggi confeziona molti tipi di latticini pugliesi con la ricetta tradizionale: quelli freschi come mozzarelle, burrate, stracchino, ricotta, primo sale e quelli stagionati come il cacioricotta di capra, la provola o il Rodez che può essere anche un ottimo sostituto del parmigiano, formaggio che a Nairobi raggiunge, a causa delle tasse, quasi il prezzo dell’oro. Tra l’altro, altri prodotti italiani, come l’olio extra vergine di oliva, in Kanya subiscono una tassazione iniqua.

E, con l’andare del tempo, Donna Rosa ha allargato la sua produzione a molte altre prelibatezze che qui vanno a ruba: sottaceti, creme di vari sapori, ottime per un aperitivo a base di bruschette, l’Olio Santo (un olio piccante che con poche gocce da un tocco speciale a qualsiasi piatto), sughi per la pasta – pomodoro e basilico, puttanesca, pesto e Puglia, una creazione esclusiva di Rosa –  e non manca un’altra squisita specialità dell’Italia del sud: il tarallino  classico al vino bianco, ma anche al formaggio, alle olive o all’aglio (i più richiesti dalla clientela indiana) e al pepe.

E ancora, avete ospiti a cena e non avete voglia di cucinare? Donna Rosa potrà preparare per voi delle appetitose lasagne o la parmigiana o ancora ravioli e tortellini freschi, da condire con uno dei sughi pronti, oppure le orecchiette da cucinare con i broccoli e le acciughe nella miglior tradizione pugliese. E non mancano i dessert, dal classico tiramisù alle torte della nonna.

Voi chiedete e Donna Rosa prepara per il piacere dei vostri pranzi in famiglia o delle cene con gli amici. Tutta cucina (sono solo pugliese) che in Kenya è molto apprezzata. Qui gli italiani rappresentato la terza etnia straniera, dopo gli indiani e gli inglesi.

Tra le novità, la produzione di pasta fresca, rigorosamente prodotta con farine italiane: fusilli, maccheroni, bucatini, cannelloni. Vale la pena di assaggiarla: un sapore completamente diverso da quella industriale che si compera al supermercato.

A Nairobi, si comincia a respirare aria natalizia con luci e addobbi che compaiono ovunque ed è iniziata la ricerca del regalo perfetto. Per chi vive in Kenya la soluzione può essere quella di scegliere una confezione natalizia di prodotti genuini preparati da Donna Rosa. Un regalo di sicuro gradito per chiunque lo riceva.

Se vivete a Nairobi, o vi passate, non resta che prendere subito un appuntamento e fare una visita in loco per poter scegliere ciò che più stuzzica i vostri palati. Per appuntamenti Donna Rosa ha messo a disposizione questo numero di telefono +254  704 062201.

Simona Fossati
simona.fossati@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Quando in Congo un viaggio diventa un calvario

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Naivasha, 26 novembre 2024

Viaggiare sulle strade africane non solo è complicato e difficile ma è anche pericoloso. In alcune zone del continente le spiagge hanno divorato le carreggiate che sono solo un ricordo sbiadito nel tempo.

Il tracciato diventa il letto di un torrente, i camion sono bloccati per settimane e l’unico mezzo di locomozione praticabile (si fa per dire) resta la motocicletta caricata all’inverosimile.

Un motociclista racconta di essere caduto in poco più di 100 chilometri 120 volta

Chi può immaginare che una volta la strada che vi mostriamo in questo video era asfaltata, senza un buco e si poteva percorrere velocemente? Collega la città di Goma capoluogo della provincia congolese del nord Kivu a Kisangani e ci è stato gentilmente messo a disposizione da uno dei nostri stringer.

E’ stata costruita prima degli anni ’60 (quando Kisangani si chiamava Stanleyville) da una società che impiegava anche ingegneri italiani, alcuni dei quali annoveriamo tra i lettori di Africa ExPress.

Quello che indigna di più a vedere questo filmato è il fatto che il Congo-K è un Paese ricchissimo con alcune famiglie di paperoni e il resto della popolazione (la maggioranza) che vive in condizioni precarie al di sotto della soglia di povertà, mangia (se va bene) una volta al giorno e per sopravvivere deve affrontare quotidianamente traversie inenarrabili.

Qualcuno dei protagonisti di questo video chiama in causa le autorità. Dove sono? cosa fanno? Sono stati stanziati dei fondi per riparare queste strade.

Ma i soldi sono spariti e le condizioni delle vie di comunicazione restano disastrate. Dove sono finiti quei denari? Nel portafoglio di qualche politico o magari nel suo conto in banca in Svizzera.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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La lotta per la sopravvivenza in Congo-K su una strada infernale nel sud Kivu

La lotta per la sopravvivenza in Congo-K su una strada infernale nel sud Kivu

Agguato in Mali: jihadisti rivendicano uccisione di 6 mercenari russi

Africa ExPress
24 novembre 2024

Durante un’imboscata a Mopti, in Mali, sono stati uccisi 6 mercenari russi ex Wagner (ora integrati nell’Africa Corps, controllato direttamente da Mosca).

Il loro convoglio è stato attaccato giovedì scorso dai terroristi di JNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani, costituito nel marzo 2017).

Il movimento è guidato da Iyad Ag-Ghali, vecchia figura indipendentista tuareg, diventato capo jihadista e fondatore di Ansar Dine, in italiano: ausiliari della religione (islamica). Il “consorzio” comprende diverse sigle, tra questi Ansar Dine e Katiba Macina, AQMI (al Qaeda nel Magreb Islamico) e altri.

Mercenari russi in Mali

Attacco rivendicato dai jihadisti

SITE, sito statunitense, specializzato nel monitoraggio dei gruppi radicali, ha riferito che JNIM ha rivendicato l’imboscata.

I terroristi si sono poi impadroniti di armi e munizioni trasportati dal convoglio dei russi.

Civili mutilati e ammazzati

Una decina di giorni prima dell’attacco nella regione di Mopti, i mercenari hanno brutalmente ammazzato 7 civili (tuareg e arabi) a Lerneb, nella regione di Timbuctù, a una quarantina di chilometri dal confine con la Mauritania.

I militari maliani (FAMa) e il loro alleati russi si sarebbero recati nell’area, provenienti dalla base militare di Léré (Timbuctù).

Secondo  RFI, i corpi dei poveracci sono stati trovati mutilati: alcuni decapitati, mentre altri con evidenti segni di tortura.

Fonti locali, tra cui alcuni membri di CSP (Cadre stratégique permanent (i cui affiliati sono per lo più tuareg), e altri ribelli indipendentisti, hanno riferito che i soldati di FAMa, appena arrivati, avrebbero arrestato, torturato e poi ammazzato diverse persone.

Fatti confermati anche da Kal Akal, associazione per i diritti umani del luogo.

Pastori decapitati

Mentre  il 5 novembre scorso una scena simile si è verificata a Nara, località in prossimità della Mauritania, dove erano presenti truppe maliane insieme ai mercenari russi.

Secondo quanto riferito da fonti locali, le operazioni a Nara sarebbero state dirette dai sanguinari soldati di ventura di Africa Corps. Avrebbero ammazzato e bruciato 6 pastori. I resti carbonizzati dei poveracci sono stati ritrovati in mezza alla boscaglia con le mani legate e alcuni sono stati pure decapitati.

Nara, Mali: uccisi pastori da Wagner

I terroristi di JNIM sono particolarmente attivi nella zona dove è avvenuto il massacro. Ma secondo quanto riportato, i pastori, peul e arabi, erano disarmati, e pascolavano tranquillamente le loro bestie.

I mercenari di Mosca non si smentiscono mai. In Mali (e non solo), scene macabre come queste portano sempre la loro firma.

Silurato primo ministro

E mentre innocenti civili continuano a morire, la giunta militare di transizione, capeggiata da  Assimi Goïta, mercoledì ha silurato il primo ministro Choguel Maïga e tutti ministri del suo governo. Maïga, un civile, esponente del Movimento Patriottico per il Rinnovamento, qualche giorno prima aveva osato criticare i militari. In tale occasione aveva fatto anche notare il suo disappunto per il rinvio di elezioni libere e democratiche.

Abdoulaye Maiga, nuovo primo ministro del Mali

Choguel Maïga, è stato rimpiazzato con il portavoce della giunta al potere, generale Abdoulaye Maïga. Il nuovo primo ministro manterrà anche la delega del dicastero dell’Amministrazione territoriale, che ha diretto già nel precedente governo.

Anche per i ministeri di maggiore rilievo sono stati riconfermati il generale Sadio Camara alla Difesa, il generale Ismaël Wagué alla Riconciliazione, Abdoulaye Diop agli Esteri e Alousseini Sanou all’Economia.

Abdoulaye Maïga non dovrebbe riscontrare troppe difficoltà nel dirigere il Paese. Conosce bene l’apparato governativo, in quanto è stato premier a interim per diversi mesi, quando Choguel Maïga ha dovuto assentarsi per gravi problemi di salute.

Africa ExPress
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Serata della cucina italiana a Nairobi: assai gradita dagli ospiti, anche kenioti

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 23 novembre 2024

Graditissima dagli ospiti, anche kenioti, la serata che ieri ha concluso a Nairobi la settimana della cucina italiana organizzata dall’ambasciata italiana in Kenya, guidata da Roberto Natali.

Il cibo italiano del nostro Paese conquista sempre più palati in giro per il mondo e a Nairobi viene particolarmente apprezzato anche perché la capitale del Kanya è piena di ristoranti italiani che propongono piatti tradizionali lombardi, toscani, laziali, campani, pugliesi, siciliani.

Ieri la serata è stata ospitata dal ristorante La Villa nel quartiere di Kitisuru a Nairobi dove il proprietario Walter Zacchello, un milanese trapiantato in Kenya sposato con Sandra, una ragazza locale ma dal nome italiano, ha fatto gli onori di casa.

Alla fine della serata lo chef, Luca Mastromattei, è stato letteralmente circondato dagli ospiti che, soddisfatti, volevano congratularsi con lui.

Nei video si possono vedere alcuni momenti della serata, compresa una breve intervista con l’ambasciatore Roberto Natali, e un’altra con lo chef, Luca Mastromattei.

 

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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Somaliland: leader dell’opposizione vince elezioni presidenziali

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
22 novembre 2024

Il presidente uscente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, al potere dal 2017, non è riuscito ad aggiudicarsi un secondo mandato alle presidenziali del 13 novembre 2024.

Ha vinto il leader dell’opposizione, Abdirahman Mohamed Abdullahi, noto come Irro. In lizza anche nel 2017, Abdullahi era stato invece sconfitto proprio da Abdi.

Abdirahman Mohamed Abdullahi, presidente del Somaliland

Elezioni pacifiche

La vittoria di Irro è stata resa nota dalla Commissione Elettorale Nazionale (NEC) martedì scorso. Il nuovo presidente si è aggiudicato il 60,92 per cento dei consensi, mentre il suo rivale si è fermato al 34,81. Un terzo candidato in lizza alla presidenza, Faysal Ali Warabe, non è andato oltre lo 0,74.

Secondo fonti locali, l’affluenza alle urne è stata piuttosto elevata. IEOM (Missione di osservazione internazionale elettorale) ha sottolineato che le votazioni ai seggi si sono svolte in modo regolare, calmo e pacifico.

Riconoscimento Indipendenza

Durante la campagna elettorale sia il neo presidente, sia quello uscente avevano promesso di rianimare l’economia in grave difficoltà e di voler creare nuovi posti di lavoro. Entrambi avevano poi sottolineato di volersi adoperare per ottenere il riconoscimento internazionale del Somaliland.

Va ricordato che il Somaliland, ex colonia britannica, ha guadagnato l’indipendenza dal Regno Unito nel giugno 1960 (si chiamava Stato del Somaliland, indipendente dal 26 giugno al 1º luglio 1960) e dopo 5 giorni si è unito alla Somalia Italiana, indipendente dal 1° luglio.

Dopo lo scoppio della guerra civile somala il 30 dicembre 1990, e il conseguente collasso della Somalia, il 18 maggio 1991 il Paese si è ritirato dall’unione proclamando la propria indipendenza.

Ma il suo governo non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale, tantomeno dalla Somalia.

L’autoproclamata repubblica ha un proprio governo, una propria moneta e le proprie strutture di sicurezza. Tuttavia, non essendo riconosciuta da nessun Paese del mondo, l’accesso ai finanziamenti internazionali multilaterali e le possibilità di viaggiare dei suoi abitanti sono limitati.

Ambasciatore nell’ex URSS

Prima dell’indipendenza, Irro è stato il primo ambasciatore della Somalia nell’Unione sovietica (ex Urss), Nel 1996 si è trasferito in Finlandia per ricongiungersi con la sua famiglia, ottenendo poi anche la nazionalità del Paese del Nord Europa.

Qualche anno dopo è ritornato in patria e nel 2002 ha fondato il Partito Giustizia Sociale (UCID), con Faysal Ali Warabe, suo rivale nelle ultime elezioni.

Nuovo partito

Irro è stato portavoce del Parlamento per ben 12 anni e in questo periodo ha dato vita a un nuovo raggruppamento politico, Wadani. Il partito è diventato molto popolare negli anni e gli ha consentito di vincere queste presidenziali.

Il nuovo leader del Paese ha parecchi dossier scottanti in agenda. Dal 2023, la regione di Sool, nel sud-est del Paese, è sconvolta da un conflitto armato.

Parte di questo territorio è ora nelle mani di una milizia che sostiene di appartenere a Mogadiscio. Una settimana prima delle elezioni si sono verificati nuovi scontri. Irro ha accusato il suo predecessore di aver alimentato le divisioni tra clan.

E poi non vanno dimenticate le relazioni con i Paesi vicini. Le tensioni si sono fatte sentire a gennaio, quando il presidente uscente ha annunciato un accordo marittimo con Addis Abeba in cambio del riconoscimento della sovranità del Paese.

L’Etiopia è senza sbocchi sul mare da quando l’Eritrea ha ottenuto l’indipendenza. Il Somaliland ha siglato con il primo ministro etiopico, Abiy Ahmed un memorandum d’intesa, non ancora operativo. Hargeisa ha affittato e potrà utilizzare per 50 anni 20 chilometri intorno al porto di Berbera, che si trova sul Golfo di Aden e quindi le consente l’accesso al Mar Rosso.

Il primo ministro dell’Etiopia, Abiy Ahmed, a sinistra e il presidente del Somaliland, Musa Bihi Abdi

Porto di Berbera

Finora Irro si è espresso in modo molto diplomatico sulla questione. Durante la campagna elettorale aveva dichiarato che il suo partito avrebbe rivisto il trattato.

Secondo quanto scrive il Somali Guardian, il neo presidente sarebbe deciso a intervenire in modo cruciale sull’accordo. Sembra che voglia portarlo in Parlamento per chiarire eventuali ambiguità ed eliminare tutte le disposizioni che potrebbero essere recepite come contrarie agli interessi del Paese.

Gibuti e Somalia

Intanto non è ancora chiaro se Irro intensificherà gli sforzi per ricucire i rapporti con Gibuti. Gli interessi economici dell’ ex colonia francese sono stati minati dall’accordo di accesso al mare tra Somaliland e Etiopia. Il governo gibutino ha visto quel Memorandum d’Intesa come una minaccia ai suoi introiti portuali.

Il capo di Stato potrebbe anche dare la priorità alle dispute che si protraggono da tempo con il governo federale somalo per quanto concerne l’indipendenza e il riconoscimento del Somaliland. Ma, essendo un ex ambasciatore, tenterà di far leva sul suo acume diplomatico per sbloccare la situazione di stallo che si protrae da decenni.

Donald Trump

Ora bisogna attendere l’insediamento di Donald Trump, che potrebbe eventualmente riconoscere l’indipendenza del Somaliland. Alcuni funzionari di rilievo del dipartimento di Stato hanno espresso pubblicamente il loro sostegno al riconoscimento del Paese. Si tratta di persone che si sono occupate di politica africana durante il primo mandato di Trump.

Nel 2020, alla fine della sua prima presidenza, Trump aveva ordinato il ritiro dei circa 700 militari statunitensi presenti in Somalia entro l’inizio del 2021. Ma nel maggio 2022, il suo successore, Joe Biden, aveva ribaltato l’ordine, autorizzando lo spiegamento di 450 soldati, volti a combattere i sanguinari terroristi al-shebab nel Paese.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotoelgyes
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https://www.africa-express.info/2024/01/03/accordo-etiopia-somaliland-per-usare-il-porto-di-berbera-la-somalia-lo-contesta/

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Zambia: evviva la nonnina della moda

Dalla Nostra Corrispondente di Moda
Luisa Espanet
Novembre 2024

In genere succede il contrario, sono i vecchi, genitori o nonni, che tramandano una passione e aprono una strada ai giovani. Margret Chola anche in questo è stata innovativa.

Nonna top model

La ultraottantenne signora dello Zambia, meglio conosciuta come Legendary Glamma, è diventata un’icona della moda da 225mila followers grazie i vestiti disegnati dalla nipote.

Diana Kumba giovane stilista che vive a New York era venuta in Zambia per il secondo anniversario della morte del padre, uomo elegantissimo, che le ha ispirato la passione per la moda.

Foto virali

Così, quasi per gioco ha chiesto alla nonna di indossare alcuni dei suoi capi e ha incominciato a fotografarla. Sembra che in dieci minuti sul suo cellulare sono arrivati  ben mille like.

Nonna Chola in jeans

E il primo abito era un audacissimo tailleur pantalone argentato. Così in poche ore le foto  hanno fatto il giro del mondo. Come set la campagna dove nonna Chola abita, a una decina di miglia da Lusaka, capitale dello Zambia.

Distesa su divanetti glamour

Qui lei compare seduta su seggiole di legno, piuttosto che distesa su divanetti glamour in pelle, con lo sfondo di alberi di mango o coltivazioni di mais. Quanto agli abiti, sono tutti all’insegna dei colori più sgargianti, a cominciare dal completo con ampi pantaloni e top aderente nelle tinte della bandiera dello Zambia: verde, rosso, nero,  arancione. Ma anche jeans, che non erano mai entrati nel guardaroba della signora Chola.

La nonna top model dello Zambia

A completare lo styling accessori a effetto, come enormi cappelli, collane importanti, bracciali, orecchini pendenti, guanti e soprattutto maxi occhiali in acetato spesso con catene, tendenza del momento.

“Non sapevo di poter avere sulla gente un tale impatto alla mia età” ha commentato  Margret Chola, che tra l’altro non è così sicura degli anni che ha, non possedendo un certificato di nascita.

Luisa Espanet
l.espanet@gmail.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ventiquattro caccia da guerra di Leonardo alla Nigeria con sistemi di puntamento made in Israel

Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari
Antonio Mazzeo
20 novembre 2024

Nuovo affare miliardario della holding regina del complesso militare-industriale italiano, con l’Aeronautica militare nigeriana. L’ex colonia britannica sceglie inoltre come partner-contractor una delle maggiori aziende israeliane.

E’ produttrice di sistemi di morte attualmente impiegati nel genocidio della popolazione palestinese di Gaza.

caccia M-346FA per Nigerian Air Force

Nuove commesse

All’inizio del 2025 il gruppo Leonardo consegnerà alla Nigerian Air Force (NAF) i primi tre caccia M-346FA. Si tratta della variante da combattimento multi-ruolo del velivolo progettato e realizzato per l’addestramento dei piloti di cacciabombardieri di quarta e quinta generazione.

Gli altri 21 velivoli dovrebbero giungere in Nigeria entro la fine del 2026. Gli M-346FA sostituiranno la vecchia flotta di caccia Dassault Alpha Jet A/E, potenziando le capacità e le strategie aeree del paese africano.

Addestramento e formazione

Il ministero della Difesa ha ordinato i 24 velivoli di Leonardo nell’agosto 2021, sborsando non meno di 1,2 miliardi di euro. Come parte dell’accordo, il gruppo italiano assicurerà pure l’addestramento e la formazione dei piloti, la manutenzione dei velivoli e la fornitura delle relative munizioni.

L’Aeronautica militare nigeriana ha anche espresso la necessità di stabilire un hub per garantire il supporto logistico a lungo termine della flotta degli M-346FA.

“In Nigeria, l’aereo M-346 Master svolgerà compiti di addestramento e di supporto aereo ravvicinato, attacchi via terra e via mare, missioni di pattugliamento e di difesa aerea”, spiega il sito specializzato Military Africa.

“La variante FA – aggiunge – è anche in grado di operare in modo molto efficace come velivolo tattico multi-ruolo, in missioni aria-superficie, aria-aria e di ricognizione tattica. Le sue capacità e l’armamento avanzato rafforzeranno ulteriormente la prontezza militare della Nigeria nel rispondere a una serie di sfide alla sicurezza”.

Piloti formati in Italia

Parte della formazione dei piloti nigeriani alla conduzione dei caccia sarà svolta presso l’International Flight Training School dell’Aeronautica Militare italiana, nella base aerea di Galatina (Lecce) e nello scalo di Decimomannu (Sardegna).

Armamenti israeliani

“Le aziende israeliane Elbit Systems e Rafael Advanced Defense Systems, note per la loro competenza in avionica e armamenti avanzati, forniranno componenti cruciali.

Tra questi il sistema radar PESA e varie munizioni”, rivela Military Africa. “Questi contributi potenzieranno le capacità operative dell’M-346 Master. Gli consentirà di svolgere molteplici ruoli, come supporto a terra, attacco aria-terra, supporto aereo ravvicinato (CAS) e interdizione, con munizioni guidate di precisione”.

Intermediario Paesi africani

Secondo Africa Intelligence, per la selezione dei fornitori dei sistemi di munizionamento degli M-346FA di Leonardo, le forze armate nigeriane si sarebbero rivolte ad una società israeliana.

Abuja per la gestione della logistica e delle infrastrutture informatiche e di telecomunicazione ha scelto Ebony Enterprises Ltd., con quartier generale a Herzliya Pituach, distretto di Tel Aviv.

Console onorario di eSwatini

La società è di proprietà dell’imprenditore Niso Belazel, presidente della Camera di Commercio Israele-Africa e console onorario di eSwatini (ex Swaziland) in Israele.

Belazei è noto alle cronache per aver fatto da intermediario nella vendita di armi ad alcuni Paesi africani, tra cui Uganda, Rwanda ed Etiopia.

“Tra le principali aziende di difesa contattate per l’armamento dell’aereo M-346 Master della Nigeria ci sono la francese Thales, l’israeliana Elbit Systems e l’europea Nexter”, aggiunge Military Africa.

Trasporto di munizioni

“A bordo del velivolo – spiega ancora – possono essere trasportate varie munizioni e carichi. Tra questi missili aria-aria IRIS-T o AIM-9 Sidewinder, vari missili aria-superficie, missili antinave, bombe e razzi a caduta libera e guidati da laser, un pod per cannoni da 12,7 mm, pod di ricognizione e puntamento e pod per guerra elettronica. La mira delle armi viene eseguita tramite il sistema integrato Helmet Mounted Display e i display multifunzione”.

E’ Analisi Difesa a confermare l’impiego di sofisticati sistemi di puntamento israeliani da parte dei caccia prodotti in Italia. “L’M-346FA è dotato di un radar multimode Grifo-346, sistema di autoprotezione DASS, sette punti di attacco esterni”, spiega .

“Questi ultimi – aggiunge – hanno una capacità di carico di oltre due tonnellate tra serbatoi aggiuntivi, pod Litening per il puntamento laser degli obiettivi e Reccelite per ricognizione e sorveglianza. Sono inoltre dotati di una vasta gamma di armamenti tra cui missili aria-aria AIM-9L/M e IRIS-T, bombe a guida laser e GPS, missili aria-terra MBDA Brimstone, ecc.”.

I pod Litening e Reccelite sono prodotti dagli stabilimenti di Rafael Advanced Defense Systems Ltd. E’ la principale società a capitale statale israeliano operante nel settore militare-industriale (con focus in campo aero-spaziale e dei velivoli senza pilota).

Litening è il pod più utilizzato al mondo per il targeting in combattimento e la navigazione – riportano con enfasi i manager del gruppo israeliano -. Esso incorpora un’ampia gamma di sensori in grado di individuare, riconoscere e identificare gli obiettivi (…). Le capacità avanzate operative del pod Litening rafforzano la missione e l’efficienza dei cacciabombardieri e il loro raggio di combattimento, grazie a tutti i tipi di munizioni aria-superficie, incluse quelle a guida laser, GPS ed EO/IR”.

Monitoraggio e sorveglianza

Rafael Advanced Defense Systems descrive invece il pod Reccelite come uno dei sistemi elettro-ottici aerei e terrestri più avanzati per il monitoraggio e la sorveglianza dei confini e di vaste superfici terrestri. “E’ possibile estendere il controllo visivo fino a 80 km di distanza. Ciò consente al caccia e al suo pilota di non esporsi al nemico”, aggiunge il gruppo israeliano. “Reccelite è stato testato in combattimento ed è impiegato da diverse forze aeree internazionali con una grande varietà di velivoli”.

Reccelite

I pod Litening-5 e Reccelite di Rafael equipaggiano gli aerei leggeri da combattimento di Leonardo perlomeno da quattro anni. Ares Difesa, nel maggio 2020, ha rivelato che i due gruppi industriali avevano sottoscritto uno specifico accordo di cooperazione. “Questa è la prima integrazione del pod Litening-5 EO per la piattaforma M-346FA di Leonardo”, riportava il sito specializzato. “Integrato con i pod di Rafael, il jet ora avrà capacità comprovate da combattimento, usando il pod di mira multi-spettrale Litening 5. Esso è utilizzato da 27 forze aeree e trasportato da oltre 25 piattaforme in tutto il mondo. Litening 5 offre immagini della telecamera a colori a infrarossi in tempo reale (FLIR + SWIR) e HD diurne. I suoi sensori ad alta risoluzione e l’efficiente design EO/IR garantiscono un funzionamento affidabile a notevoli distanze. I pod Litening hanno registrato oltre 2 milioni di ore di volo”.

Intelligenza artificiale

“Con il sistema ISR di Reccelite, il velivolo d’attacco leggero sarà in grado di eseguire la ricerca del bersaglio, utilizzando l’intelligenza artificiale avanzata e altri algoritmi intelligenti per il rilevamento, il tracciamento e per concludere la procedura della sua identificazione”, aggiungeva Ares Difesa.

L’accordo tra Leonardo SpA e Rafael Advanced Defense Systems è stato commentato con particolare enfasi dai manager dei due gruppi industriali-militari.

“Questa nuova cooperazione con Leonardo apre nuovi mercati per integrare i nostri sistemi avanzati in piattaforme leggere addizionali e convenienti. Tutto questo anche grazie alla nostra vasta esperienza e alla capacità di integrazione in tutti i domini”, dichiarava il vicepresidente di Rafael, Guy Oren.

“Noi guardiamo ad un crescente numero di nazioni che hanno espresso la richiesta di caccia-addestratori in grado di effettuare missioni di supporto aereo ravvicinato, e l’aggiunta di pod di quinta generazione per il targeting e le operazioni di intelligence e riconoscimento, già provate in combattimento da Rafael a livello globale, rappresenta una significativa moltiplicazione delle forze della nostra piattaforma aerea”, il commento del vicepresidente della Divisione aerei da addestramento di Leonardo, Emanuele Merlo.

Hasan Abubakar, capo di Stato maggiore dell’aeronautica nigeriana in Itali

A metà ottobre 2024, una delegazione di alti ufficiali dell’Aeronautica militare nigeriana, insieme ai rappresentanti dei ministeri della Difesa e delle Finanze, sono stati in visita in Italia. In tale occasione è stata finalizzata l’acquisizione dei 24 caccia M-346FA e di 10 elicotteri AW109 “Trekker”, anch’essi progettati e prodotti da Leonardo.

Nigeria secondo cliente

Il team nigeriano, guidato dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Hasan Abubakar, ha avuto l’occasione di ispezionare il primo lotto di sei velivoli in via di completamento negli stabilimenti dell’azienda italiana. “La visita ha incluso un’esibizione aerea per mostrare le prestazioni dell’M-346 e sottolinearne le caratteristiche sia in compiti aria-aria che aria-terra”, annota ancora Military Africa.

La Nigeria è il secondo cliente della versione da combattimento del caccia-addestratore di Leonardo, dopo il Turkmenistan che ha ordinato quattro M-346FA e due M-346FT. Altri 12 velivoli nella versione FA e 12 in quella FT dovrebbero essere consegnati alle forze armate dell’Azerbaigian in base ad un memorandum sottoscritto nel 2020.

La versione da addestramento è invece in dotazione alle aeronautiche di Italia (18 velivoli), Polonia (16), Qatar (6), Israele (30), Grecia (10) e Singapore (12). Già altre nazioni hanno espresso interesse ad acquistarlo: tra essi spiccano l’Egitto, l’Uruguay e il Botswana.

Antonio Mazzeo
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