Gioventù rubata ai bambini che lavorano nelle miniere clandestine in Ghana

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Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 giugno 2015

Il “lavoro” di un bambino dovrebbe essere il gioco, andare a scuola, studiare, trascorrere il tempo libero in allegria con gli amici. Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, per centoventi milioni di minori tra i cinque e quattordici anni purtroppo non è così. Sono costretti a lavorare per contribuire al sostentamento della famiglia. Peccato che ci si ricordi di questa forma di schiavismo, perché è di questo che si tratta, solamente il 12 giugno, nella giornata mondiale contro il lavoro infantile.

Samar è una ragazzina di soli undici anni. Da due, vende gomme da masticare in un parco a Khartoum, la capitale del Sudan. Lei e la sua famiglia si sono trasferiti nella capitale due anni fa. Di mattina Samar frequenta la scuola, poi è costretta a prendere due mezzi pubblici per raggiungere il parco. Durante la settimana lavora più o meno tre ore al giorno, il doppio durante il fine settimana e le vacanze. Riesce a racimolare in media due dollari al giorno. Ama la scuola, lo studio e sogna di diventare un grande avvocato.

MINIERA

Quest’anno la scuola dovrà attendere. Non ci sono i soldi necessari. La ragazzina frequenta un istituto pubblico, non si paga alcuna retta, ma ci sono altre spese da sostenere: acquistare l’uniforme, i libri e tutto il resto. Anche se mamma e papà lavorano, le cure di uno dei suoi fratellini, colpito da una grave insufficienza renale, costano e il denaro non basta per tutto.

In un suo rapporto di 82 pagine, intitolato “Metallo prezioso, mano d’opera a poco prezzo: Lavoro minorile e la responsabilità delle imprese”  del 10 giugno 2015, Human Rights Watch ha analizzato il lavoro minorile nelle miniere d’oro del Ghana, muovendo accuse al governo ghanese, oltre che ai proprietari delle miniere e alle società internazionali che acquistano il prezioso metallo in questo Paese.

Human Rights Watch documenta come migliaia diminori ghanesi siano costretti a lavorare in condizioni rischiose e pericolose in queste miniere artigianali, i cui proprietari spesso non sono nemmeno in possesso di una licenza. I giovanissimi estraggono il minerale, lo caricano per portarlo all’esterno, lo frantumano e infine lo trattano con una soluzione tossica di mercurio. La maggior parte dei giovani ha un’età tra 15 e 17 anni, ma molti sono anche più giovani. Tutto ciò è una violazione delle leggi Internazionali e di quelle dello Stato del Ghana.

Gold mines 2

Juliane Kippenberg autrice del rapporto e ricercatrice per i diritti dei minori presso Human Rights Watch, spiega: “Alcuni lavori possono essere svolti anche da minori, ma non questo. Troppo pericoloso. Le compagnie che acquistano l’oro dalle miniere del Ghana dovrebbero esercitare controlli severi e accertarsi che in tutta la fase di estrazione del minerale non vengano impiegati minori”.

Molti tra giovani intervistati, quarantaquattro per la precisazione, sono stati feriti, (uno è pure deceduto a causa del crollo di una miniera), hanno dolori e soffrono di problemi respiratori collegati alla loro attività di minatori, rischiano danni cerebrali e/o disabilità permanenti causate da avvelenamento di mercurio. Molti ragazzini lavoratori frequentano anche la scuola, altri sono minatori proprio per potersi pagare gli studi.   Purtroppo per problemi legati alla loro attività, l’abbandono scolastico è comunque abbastanza elevato.

Il Ghana è tra i dieci maggiori produttori d’oro al mondo e il prezioso minerale viene acquistato da grandi compagnie, per lo più svizzere e degli Emirati Arabi, che si occupano della raffinazione del metallo che, prima di arrivare a destinazione, passa attraverso una fitta giungla di intermediari. Una volta raffinato, le grandi società a loro volta, rivendono l’oro alle banche, ai grandi gioiellieri, all’industria elettronica e altri.

Ghana gold mines

Human Rights Watch ha analizzato le politiche aziendali dei maggiori acquirenti di oro proveniente dal Ghana, con il risultato che alcune delle compagnie controllano poco o nulla nelle fasi di estrazione, altre invece, una volta appurato il coinvolgimento di minori nelle miniere, hanno addirittura deciso di non raffinare più oro ghanese .

La società statale ghanese, la “Precious Metals Marketing Company” non effettua alcun controllo sul lavoro minorile nelle miniere e la Commissione mineraria governativa concede licenze per l’esportazione, ma non si cura minimamente del rispetto dei diritti umani. Il controllo del governo sul lavoro minorile non è sistematico e le istituzioni per la protezione dei minori non sono sufficientemente adeguate.

“Il Ghana dovrebbe elaborare una strategia  sicura, professionale e senza l’impiego del lavoro minorile nell’estrazione dell’oro in Africa.  Solo così, grazie all’oro del Paese, i bambini del Ghana potranno avere una vita migliore”, conclude nel suo rapporto la Kippenberg.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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