Speciale per Africa Express
Massimo A. Alberizzi
17 maggio 2015
E’ bastata una telefonata in Sud Sudan per avere la conferma che la capitale dell’Upper Nile, Malakal, nonostante le smentite, è stata riconquistata dai ribelli fedeli all’ex vicepresidente deposto il 13 dicembre 2013, Riek Machar. L’uomo che ha fatto pendere la bilancia in favore dei rivoltosi, è il generale Johnson Olony, i cui miliziani, di etnia shilluk hanno cambiato alleanza dopo che qualcuno dell’esercito governativo, fedele al presidente Salva Kiir, ha ucciso il suo vice.
L’Upper Nile è ricchissimo di petrolio e le compagnie, nonostante l’infuriare della guerra, riescono ancora a estrarlo quasi regolarmente. La popolazione è essenzialmente shilluk, la terza etnia del Paese, il cui leader, Lam Akol, è rimasto più o meno equidistante tra il governo di Salva e i ribelli di Riek. Più o meno equidistante vuol dire che i suoi comandanti, pur rimanendo ufficialmente neutrali e quindi non combattenti, di fatto si sono schierati giocando un ruolo “morbido”. Per esempio hanno lasciato Malakal nelle mani dei lealisti, che sono soprattutto di etnica dinka, impedendo ai rivoltosi, che circondano la città, di attraversare il Nilo e occuparla.
Questa volta, però, hanno giocato un ruolo attivo. Venerdì, infatti, testimoni oculari hanno raccontato che gli shilluk hanno fornito ai nuer, che rappresentano la spina dorsale dei ribelli del Sudan People’s Liberation Army – In Opposition (SPLA-IO), barche e natanti per passare dall’altra parte del fiume e invadere la città. Malakal è stata circondata dai quattro punti cardinali e per i governativi non c’è stato scampo.
In un comunicato inviato anche ad Africa Express, il portavoce dell’SPLA-IO James Gatdet Dak ha annunciato così la cattura di Malakal: “Our forces under the overall command of General Johnson Olony recaptured Upper Nile state’s capital, Malakal, on Saturday from pro-Salva Kiir’s forces. We are now in full control of the town and its surroundings”.
Sempre in inglese, il documento aggiunge che i combattimenti, piuttosto intensi, sono cominciati venerdì e le forze ribelli hanno inflitto gravi perdite ai lealisti e catturato sette carri armati e cinque camion militarizzati (quelli cioè che hanno montato sul pianale di carico cannoncini e mitragliatrici pesanti). C’è poi scritto che gli uomini di Riek Machar controllano i villaggi strategici di Anakdiar e Kodok, che i combattimenti continuano sulle colline di Doleib e che i funzionari governativi si sono rifugiati nel grande campo della missione UNMISS (United Nation Mission in South Sudan) alla periferia della città. Il generale Olony è ora diventato uno dei comandanti dell’SPLA-IO
Da parte sua l’esercito sud-sudanese è apparso piuttosto stizzito. Ha smentito la caduta di Malakal e ha confermato la defezione di Olony. Il portavoce delle forze armate, Philip Aguer, ha raccontato che durante un meeting d’emergenza a Juba il generale Olony “è stato dichiarato ribelle e come tale sarà trattato”. Ecco il testo del suo documento: “What the general command has learned is that it was Olony who transported the rebels to Malakal where they carried out joint attacks on SPLA forces. This is a clear indication that he is no longer with the government and he is now treated a rebel”.
Massimo A. Alberizzi
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