Speciale per Africa ExPress
Andrea Spinelli Barrile
Roma, 15 aprile 2015
E’ sempre più alto il livello di attenzione sulla piccola, ma ricchissima di petrolio e gas naturale,Guinea Equatoriale: il regime di Malabo continua la dura repressione, nonostante il farsesco incontro nazionale tra la guida del Paese Teodoro Obiang Nguema Mbasogo e gli studenti che protestano per le condizioni di vita della maggior parte della popolazione nel paese.
Oggi a Malabo si tiene in pompa magna la cerimonia del passaggio di consegne all’Università UNGE tra il vecchio rettore Lucas Nguema Esono Mbang ed il nuovo, Filiberto Ntutumu Nguema, di fresca nomina presidenziale: il primo, come anticipato da Africa Express l’8 aprile, è stato fatto fuori sia dalla UNGE che dal ministero della pubblica istruzione.
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Il governo infatti è stato oggetto di un consistente rimpasto da parte del Presidente Obiang, che sembra avere escluso il figlio Teodorin dalla linea di successione ufficiale: il rampollo di casa Obiang, chiacchieratissimo e implicato in complessi processi per corruzione e riciclaggio in campo internazionale, sembra infatti essere stato messo alla berlina da papà Teodoro, che ha invece confermato il figlio minore Gabriel Mbega Obiang Lima ministro delle miniere, dell’industria e dell’energia. Un ministero chiave per soddisfare gli appetiti famelici della cleptocrazia nguemista, visto che la Guinea Equatoriale ha nel suo sottosuolo alcuni dei più grossi giacimenti di petrolio e gas naturale dell’intera Africa subsahariana.
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Nei giorni scorsi intanto alcune importanti organizzazioni non governative come Human Rights Watch, EG Justice e Conectas Direitos Humanos hanno chiesto ai paesi membri del CPLP (Community of Portuguese Language Countries, un’organizzazione internazionale che aggrega i paesi di lingua portoghese alla quale la Guinea Equatoriale ha aderito per convenienza nel luglio 2014 – in Guinea non si parla il portoghese ma lo spagnolo) di inviare in Guinea Equatoriale una missione indipendente per valutare e monitorare la situazione dei diritti umani.
Le associazioni chiedono alla comunità internazionale di organizzare una missione di verifica e controllo che comprenda anche alcuni rappresentanti di gruppi indipendenti nel paese, al fine di valutare le condizioni dei diritti umani in Guinea Equatoriale e fare raccomandazioni specifiche al governo del Paese. Secondo alcune fonti di Africa ExPress infatti continuerebbe, tra le varie violazioni, la detenzione di un giovane 13 enne, arrestato in una baraccopoli di Malabo circa un mese fa perché stava filmando con un telefonino le violenze della polizia a danno della popolazione che appoggiava le proteste degli studenti universitari.
Sul fronte internazionale invece continua la battaglia tra la famiglia Obiang e la giustizia di mezzo mondo, che rincorre il rampollo Teodorin dagli Stati Uniti alla Francia: in nordamerica sembra infatti che debba riaprirsi, in qualche modo, la trattativa tra Nguema Obiang e il Dipartimento di Giustizia, al netto del fatto che il Teodorin ancora non ha sborsato un singolo dollaro dei 30 milioni patteggiati ad ottobre con la giustizia americana; non solo: sembra infatti che il rampollo nguemista non sia intenzionato in alcun modo a cedere anche solo uno degli oggetti di memorabillia di Michael Jackson acquistati negli anni (anche con i soldi della società Eloba, ditta edile messa in piedi con il socio italiano Roberto Berardi, che per la scomparsa fraudolenta dei fondi dai conti della società è finito in galera a Bata quando al posto suo dovrebbe esserci l’ex socio, il vero truffatore secondo la giustizia americana), dalle giacche ai preziosi guanti tempestati di brillanti.
Il fronte francese è invece altrettanto interessante: dal 25 al 29 marzo infatti 8 funzionari del ministero delle miniere e dell’energia equatoguineano sono stati fermati all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi (erano diretti in Germania); formalmente gli agenti della frontiera avevano ravvisato alcune stranezze su biglietti e documenti e a 96 ore la prefettura di Saint Denis ha prorogato la detenzione di altri otto giorni per programmare l’espulsione dei funzionari africani. Il 29 marzo un giudice francese ha emesso per loro un ordine di scarcerazione e gli otto, nonostante un ricorso del Ministero dell’Interno francese, sono stati rilasciati.
Raimundo Ela Nsang, segretario della CORED (Coalizione politica di oppositori al regime) che vive a Parigi, dipinto dai media del regime come un traditore che vuole destabilizzare il Paese, ha spiegato a Radio Macuto di non poter dire nulla sulla detenzione degli otto funzionari, ma che già in passato è stato avvisato dai servizi francesi di alcuni tentativi di ammazzarlo, come quando fu richiamato in patria per il farsesco Dialogo Nacional voluto da Obiang a novembre 2014.
Un capitolo molto interessante sui rapporti tra la dittatura e gli oppositori della diaspora riguarda le accuse di Crisantos Obama Ondo ambasciatore della Guinea Equatoriale presso la FAO di Roma. Durante la fase finale della Coppa d’Africa, a febbraio, Ondo denunciò il tentativo messo in atto da parte di alcuni oppositori al regime di introdurre il virus ebola nel paese.
L’ambasciatore FAO accusò l’opposizione di aver viaggiato in Guinea Conakry, in Sierra Leone e in Liberia a gennaio per “comprare il virus ebola”: gli oppositori al regime si sarebbero messi in contatto con la famiglia di un uomo infettato dal virus, Cherif Coulibaly, per farlo diventare una specie di cavallo di Troia del virus ebola, che avrebbe portato alla diffusione dell’epidemia anche nel piccolo paese dell’Africa occidentale, un accordo che comprendeva un compenso di 150mila euro alla famiglia: i primi di marzo l’Ispettore Generale Responsabile del Personale e Logistica del Ministero della Sicurezza Nazionale della Guinea Equatoriale ha aperto un’inchiesta per verificare le accuse di Ondo e prendere provvedimenti.
Provvedimenti i cui effetti sono noti ai lettori di Africa ExPress, che nei giorni scorsi hanno potuto leggere degli arresti di oppositori e delle violenze su tutti gli altri.
Per questo motivo Andres Esono Ondo, leader del partito di opposizione Convergenza per la democrazia sociale (CPDS), ha presentato una denuncia per calunnia a carico di Ondo, firmata da Ponciano Mbomio Nvò, che è anche legale di Roberto Berardi. Dal giorno della prima udienza Ondo si trova a Roma, con l’intento presunto di sottrarsi al processo.
Andrea Spinelli Barrile
Skype: djthorandre
twitter @spinellibarrile
Nel video un’inchiesta del terzo canale della televisione francese sui beni mal acquisiti da Teodorin Obiang, Nella foto in alto una casa di Malabo e in basso la prigione Black Beach nella capitale della Guinea Equatoriale