Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 1° aprile 2015
La missione dell’ONU nella Repubblica Centrafricana, MINUSCA United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic), fortemente voluta da Ban Ki-moon, Segretario generale dell’ONU, sta per arrivare alla fine del suo mandato che scade infatti il prossimo 30 aprile 2015. (http://www.africa-express.info/2014/09/18/passa-allonu-la-gestione-della-missione-centrafrica/). Informazioni riguardo il suo eventuale rinnovo e mandato non sono ancora stati resi noti ufficialmente.
Il Paese è ancora sconvolto dal caos più totale, ha raccontato in una conferenza stampa l’ambasciatore americano all’ONU, Samantha Power di ritorno dall’ex colonia francese che ha visitato per due giorni, il 10 e l’11 marzo, assieme a una delegazione del Consiglio di Sicurezza. Il quadro descritto dalla Power è terrificante: “Un tempo c’erano 436 moschee. Le bande armate degli anti-balaka (prevalentemente cristiani) ne hanno distrutte 417. I residenti dell’unico quartiere musulmano ancora esistente a Bangui, la capitale del Centrafrica, è a dir poco desolante. Gli abitanti sono impauriti, terrorizzati, denutriti, necessitano di cure mediche La paura di uscire di casa è tale che le donne incinte preferiscono partorire nel proprio letto, piuttosto che recarsi all’ ospedale. L’assenza di sicurezza si percepisce ovunque”.
Le truppe dell’Unione Europea hanno già lasciato l’ex colonia francese, il loro mandato è scaduto il 15 marzo 2015. La Francia ha annunciato recentemente che ridurrà drasticamente il suo contingente. Entro la fine dell’anno resteranno solo cinquecento soldati francesi contro i duemila presenti attualmente. La MINUSCA conta 11.820 uomini, tra militari e forze di polizia, ma secondo la Power, già ora il venti per cento dei caschi blu ha lasciato il Paese.
L’ambasciatore USA ha sottolineato: “Bisogna disarmare i gruppi in conflitto tra loro. I caschi blu hanno evitato che questa guerra civile/religiosa si trasformasse in catastrofe”.
Su una popolazione di 4,7 milioni di abitanti, quasi 900.000 persone (tra sfollati e rifugiati) hanno dovuto lasciare le loro case. Oltre cinquemila persone hanno perso la vita.
Il Consiglio di Sicurezza ha espresso parere favorevole per l’invio di altri mille soldati nel Paese.
Intanto il vice-ministro alla difesa dello Zambia, Christopher Mulenga, ha annunciato durante una conferenza stampa a Lusaka, capitale dello Zambia, che il Paese avrebbe mandato cinquecento militari il prossimo aprile. Il governo zambiano ha ottenuto un consistente finanziamento dagli USA: l’equipaggiamento per le proprie truppe per il controvalore di un milione di dollari. Faranno parte del contingente di pace (non si sa però ancora bene quale).
Anche i ministri degli esteri dell’Unione Europea hanno approvato il 16 marzo 2015 una nuova missione nella Repubblica Centrafricana nell’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). L’EUMAM CAR (EU Military Advisory Mission in the Central African Republic). Sarà guidata dal francese, Dominique Laugel, e sarà composta da sessanta uomini. Durata dodici mesi.
EUMAM CAR non avrà poteri esecutivi. Scopo della missione è quello di assistere e di consigliare le autorità militari del CAR sulle urgenti riforme da effettuare per trasformare le forze armate della ex-colonia francese (FACA) in un esercito professionale, controllato democraticamente, dove sono rappresentate tutte le etnie, in grado di sostenere i caschi blu del corpo di pace. Fedrica Mogherini, commissario per gli affari esteri e sicurezza ha sottolineato: “L’Europa continuerà dare il proprio supporto alla Repubblica Centrafricana per quanto concerne la stabilità e la sicurezza”.
In un comunicato stampa del 23 marzo 2015 la FAO ha evidenziato la necessità di sostenere gli agricoltori del Paese con sementi e attrezzature supplementari. Un milione e mezzo di persone vivono in totale insicurezza alimentare.
Jean-Alexandre Scaglia, rappresentante dell’agenzia dell’ONU in Centrafrica, ha spiegato: “Il prolungarsi del conflitto ha ridotto una parte della popolazione alla povertà estrema. L’agricoltura rappresenta, specialmente allo stato attuale, la più importante fonte di guadagno. Per il momento assistiamo oltre 86.400 famiglie, avremmo bisogno di altri 6,2 milioni di dollari per sostenere ulteriori 63.600 famiglie durante la prossima grande semina, che è prevista per aprile. Senza questo sostegno, la già grave emergenza alimentare, aumenterà e di conseguenza ci saranno altri sfollati, altri profughi.
Una crisi umanitaria di dimensioni quasi catastrofiche. La gente muore perché in balia delle bande armate anti-balaka (come già detto cristiani) ed ex-Séléka (prevalentemente musulmani). Spesso si muore per fame. Una delle peggiori armi in guerra. La fame non aspetta. Uccide. Le prossime elezioni sono previste verso la fine dell’estate.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes