Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 marzo 2015
Ernest Bai Koroma, il presidente della Sierra Leone, ha annunciato in un comunicato ufficiale: “Samuel Sidique Sam Sumana non è membro di alcun partito politico, non ha più i requisiti per detenere l’incarico di vicepresidente”.
L’ormai ex vicepresidente è stato accusato nei giorni scorsi dal presidente di voler costituire un suo partito politico e per questo avrebbe fomentato violenze a Kono, la sua Regione d’origine, nell’est del Paese, ricca di miniere di diamanti. Inoltre avrebbe falsificato i suoi titoli di studio.
Sam-Sumana, preoccupato perché la sua casa è stata circondata dai militari sabato scorso, ha chiesto asilo politico per sé e la moglie all’ambasciata americana a Freetown, la capitale del Paese. La rappresentanza non ha commentato il fatto. In attesa di una risposta ufficiale, il vicepresidente destituito si è diretto verso un luogo ignoto; insomma ha lasciato la sua residenza, dove avrebbe dovuto restare ancora qualche giorno in isolamento per terminare la quarantena di tre settimane, alla quale si era sottoposto spontaneamente dopo la morte per ebola di una delle sue guardie del corpo.
L’espulsione dal partito All People’s Congress (APC) ha creato non poco scompiglio in Sierra Leone. Infatti, la Costituzione, dal 1991 permette di esonerare il vicepresidente dall’incarico solamente se i due terzi del Parlamento votano a favore dell’impeachment. Koroma, silurandolo dal partito, ha reso tutto più semplice.
E mentre i politici si contendono il potere, si continua a morire di ebola. Secondo l’ultimo bollettino rilasciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone contagiate sono 11751, i morti 3691 nella sola Sierra Leone. In Guinea gli ammalati sono 3389, i morti 2224, mentre in Liberia sono 9526 le persone che hanno contratto la malattia e per 4264 l’esito è stato fatale. Se si considerano i morti in nei Paesi limitrofi si arriva a un totale 10179 che hanno perso la vita grazie al virus.
L’OMS comunica inoltre, che da venerdì scorso sono stati rimpatriati negli USA sedici operatori sanitari che operavano nella Sierra Leone. Sono venuti in contatto diretto con il terribile virus killer ed ora si trovano tutti in speciali reparti di isolamento in diversi ospedali americani.
Cornelia I. Toelgyes
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