Speciale per Africa Express
Albert Galmot Akori
Lomé, 20 febbraio 2015
LA DEMOCRAZIA IN AFRICA NERA
In Guinea Conakry dopo la morte di Sekou Toure chiesi a varie persone
“cosa volesse dire per loro democrazia e la risposta fu:
prima fra tribù e tribù c’erano anche scontri per cause commerciali
ma poi con la democrazia ogni tribù ha creato un partito
e quindi ora non ci si parla nemmeno piu”.
a. g.
Una volta la durata del regno di un monarca presso parecchi popoli dell’Africa Nera era limitata, normalmente si aggirava attorno agli otto anni. Nei tempi più remoti al termine di questi otto anni di regno se il re non se ne voleva andare, era messo a morte. Successivamente la morte rituale del re diventò simbolica. Ciò che bisogna rammentare di questa antica pratica è la durata del regno.
Oggi alcuni uomini e alcune donne entrano in politica non per vocazione e neppure perché hanno idee o progetti apportatori di cambiamenti per la società. Ancora meno per servire i loro concittadini. Entrano in politica solamente per servire i propri interessi.
Allora per le prossime elezioni i togolesi si chiedono: bisogna votare o astenersi? E si domandano ancora: una manifestazione di consenso verso le opposizioni potrebbe essere utile e potrebbe finalmente portare al cambiamento? E le domande non finiscono qui. L’ultima, la più importante è questa: il partito al governo, quello dell’attuale presidente Faure Essozimna Gnassingbé, non ha già calcolato quanti voti gli saranno destinati il giorno dello scrutino? In altri termini senza garanzie di trasparenza, senza controlli sarà facile addomesticare il voto.
Quale nome uscirà dall’urna è già deciso da chi è ora al potere e ha in mano le chiavi delle urne e quindi i voti stessi. Per chi è al potere aggiungere o annullare dei voti, o addirittura inventare un risultato favorevole non è per nulla difficile.
L’immagine che proietta l’attuale “democrazia” togolese è stata paragonata al mito di Sisifo, personaggio della mitologia greca che, per essersi opposto a Zeus, era stato condannato a spingere un masso fino alla cima di una montagna. Quando stava per raggiungere la meta, il macigno sfuggiva al suo controllo e rotolava giù così il forzato doveva ricominciare la sua fatica.
Per il Togo la montagna è il processo di democratizzazione, la democrazia è la cima della montagna, il masso la mentalità e il comportamento antidemocratico dei politici verso la società.
Normalmente in una democrazia il popolo detiene la sovranità ed esercita il suo potere attraverso i rappresentanti eletti. Ma in uno stato come il Togo non si può parlare di elezioni libere e trasparenti. In Togo si osservano irregolarità di natura tale che dovrebbero mettere in discussione i risultati definitivi, cosa che non accade. Il popolo ha solo l’illusione di esercitare la sovranità, che invece viene esercitata da altri.
In Togo, come per altro accade spesso in Africa, le élite politiche quando sono all’opposizione fanno discorsi repubblicani, ma una volta al potere si comportano come monarchi.
Albert Galmot Akori