Se c’è qualcuno che non dimenticherà né perdonerà sono i palestinesi

Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz, scrive che Israele ha costretto i prigionieri palestinesi liberati a diventare "stendardi ambulanti del sionismo nella sua forma più spregevole"

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EDITORIALE
da Haaretz
Gideon Levy
Tel Aviv, 16 febbraio 2025

Un’immagine vale più di 1000 parole: centinaia di detenuti palestinesi rilasciati sabato scorso sono visti in ginocchio, in prigione, costretti ad indossare magliette con la stella di David blu e le parole “non dimenticheremo né perdoneremo“.

Israele li ha così costretti a diventare stendardi ambulanti del sionismo nella sua forma più spregevole. La settimana prima i detenuti liberati avevano braccialetti con un messaggio simile: “Il popolo eterno non dimentica. Perseguiteremo e troveremo i nostri nemici.”

Foto, diffusa sabato dal servizio carcerario israeliano, di prigionieri palestinesi con magliette con il logo del servizio carcerario e la frase “Non perdoneremo né dimenticheremo”, Credit: Israeli Prison Service

Non c’è niente di meglio di queste immagini ridicole per riflettere quanto in basso possa scendere la propaganda di uno Stato moderno.

Quelle magliette, le scritte, la stella di David fanno parte di un processo narrativo che ha plasmato la psicologia di una nazione, disumanizza.

Il mondo, compreso Israele, ha dimenticato la Germania nazista, il Vietnam ha dimenticato gli Stati Uniti, gli algerini hanno dimenticato la Francia e gli indiani hanno fatto lo stesso con la Gran Bretagna: solo il “popolo eterno” non dimentica. Che cosa ridicola.

Se c’è qualcuno che un giorno “non dimenticherà né perdonerà”, saranno i palestinesi, dopo 100 anni di tormenti, compresi i prigionieri che sono stati rilasciati due sabati fa. Non dimenticheranno in quali condizioni sono stati detenuti e alcuni non perdoneranno la loro ingiusta detenzione, senza che si sia mai tenuto un processo sul loro caso.

Le emozioni si sono scatenate di nuovo sabato scorso, e a ragione. Altre tre vite sono state liberate dall’inferno. (…)

Ma mentre tutti gli occhi umidi erano rivolti alla base militare di Re’im – primo punto di arrivo degli ostaggi, e poi al Centro Medico Sheba e all’Ospedale Ichilov, dove subito dopo sono stati portati – sono stati rilasciati altri 369 detenuti e prigionieri palestinesi, tutti esseri umani, esattamente come i nostri Sagui, Iair e Sasha.

La folla brucia le magliette indossate dai prigionieri palestinesi liberati a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, sabato.Credit: Abdel Kareem Hana / AP

Le telecamere dei media stranieri si sono concentrate meno sui palestinesi, mentre quelle israeliane li hanno quasi del tutto ignorati. Dopotutto, sono tutti “assassini”.

Nessun elicottero li ha aspettati per portarli in ospedale e alcuni sono stati immediatamente espulsi dal loro Paese.

Una minoranza di loro aveva le mani sporche di sangue; gli altri erano prigionieri politici, oppositori del regime. La maggior parte di loro era residente a Gaza ed è stata coinvolta in quell’inferno.

Non è certo che tutte le centinaia di gazawi rilasciati sabato abbiano mai alzato una mano contro un soldato delle Forze di Difesa Israeliane o contro i residenti delle comunità di confine di Israele.

Alcuni di loro sono stati rapiti da Khan Yunis, proprio come gli israeliani sono stati rapiti da Nir Oz. Ma per quanto riguarda Israele, tutti loro facevano parte della forza Nukhba di Hamas.

Anche loro erano attesi da famiglie entusiaste, non meno delle famiglie Dekel Chen, Troufanov e Horn. Anche loro amano i loro figli. Alcuni di loro non sapevano cosa fosse successo ai loro cari dall’inizio della guerra, proprio come le nostre famiglie.

Ma mentre alle nostre famiglie, come a tutta la nazione, è stato permesso di gioire quanto volevano, guidati dalle trasmissioni di propaganda di Israele che trasformano ogni celebrazione umana in un festival di indottrinamento in stile nordcoreano, ai palestinesi è stato vietato di gioire.

Un prigioniero palestinese che indossa una maglietta del servizio carcerario israeliano viene salutato dopo essere stato rilasciato dalla prigione israeliana, nella città cisgiordana di Ramallah, sabato. Credit: Mahmoud Illean/AP

A Gerusalemme Est e in Cisgiordania, ogni manifestazione di gioia è stata nuovamente proibita. Non è stato permesso loro di esprimere la felicità. È così crudele la nostra tirannia, che si estende fino al controllo delle loro emozioni.

A giudicare dal trattamento dei prigionieri e degli ostaggi – un indice molto significativo – è difficile capire quale società sia più umana.

Israele rispetta la Convenzione di Ginevra più di Hamas? Non può più affermarlo. Questa dura impressione non può più essere modificata, nemmeno con le magliette con la Stella di David blu.

Gideon Levy

Haaretz è in quotidiano d’opposizione pubblicato anche in lingua inglese. L’originale di questo articolo si trova qui

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