Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
17 novembre 2024
Continua in Mozambico il braccio di ferro tra Venanzio Mondlane, candidato alla presidenza della Repubblica per PODEMOS e il governo del FRELIMO.
Dal suo rifugio – si suppone in Sudafrica – dopo essere sfuggito con la sua famiglia a un attacco di killer a Johannesburg, ha proclamato la quarta fase della protesta. Tre giorni di sciopero, 13,14 e 15 novembre mirato in più fasi, nei porti e nei valichi di frontiera, in tutti i capoluoghi di provincia.
Porto Maputo, la capitale del Mozambico, fermo per lo sciopero proclamato da Mondlane
“È la fase più dolorosa delle proteste che servono a fare pressione sugli organi elettorali affinché riconoscano la volontà del popolo” – ha affermato alla CNN-Portugal. L’obiettivo è continuare a paralizzare l’economia del Paese per costringere il governo mostrare i “risultati reali” delle elezioni che confermano la sua vittoria.
Mondlane alza il tiro
Il leader, dopo il successo dello sciopero generale in tutto il Mozambico durato una decina di giorni, alza il tiro. Le manifestazioni, sono state decise dopo l’assassinio di due importanti esponenti di PODEMOS. Lo sciopero generale iniziato contro i brogli elettorali dell’elezione presidenziale e dell’Assemblea nazionale ha avuto un prezzo altissimo. Il Centro di Integrità pubblica (CIP) parla di 50 morti in tre settimane. Ma anche centinaia di feriti e migliaia di arresti oltre alla paralisi dell’economia.
Più morti che a Cabo Delgado
I morti uccisi dalla polizia per reprimere le manifestazioni in tutto il Paese sono più del doppio di quelli provocati dalla guerra anti-jihadista nel nord del Mozambico nello stesso periodo. “A Cabo Delgado (nel settentrione, appunto, ndr), nello stesso periodo si contano 21 decessi tra jihadisti, militari e civili – c’è scritto in un documento del CIP -. La guerra è a Maputo, non a Cabo Delgado”.
L’autogol del governo
Il governo del FRELIMO intanto, col blocco di internet sui telefoni mobili, ha segnato un fragoroso autogol. Era mirato ad impedire soprattutto le comunicazioni su Whatsapp, Facebook e Youtube. I manifestanti hanno aggirato l’ostacolo collegandosi a internet via VPN (Virtual Private Network), che elude la sorveglianza del potere sulla rete.
Sotto processo popolare anche la rete mobile. Le compagnie di telefonia sono accusate di aver eseguito ordini illegali del FRELIMO, partito al governo dal 1975. Hanno due cause in tribunale per aver danneggiato i clienti; inoltre stanno perdendo parecchio denaro.
La reputazione di Vodacom, filiale della britannica Vodafone, è ai minimi storici. È accusata di essere collusa con il partito al potere che limita le libertà dei cittadini.
“Militari, disobbedite!”
Il 15 ottobre, terzo giorno della quarta fase dello sciopero generale, un Venanzio Mondlane avvolto nella bandiera nazionale è andato in diretta social. Con 30 mila utenti connessi, ha invitato i militari a disobbedire.
“Militari, onore a voi! Siete voi i veri patrioti, questo Paese è nelle vostre mani. Non accettate nessun ordine illegale. Gli ordini dicono di attaccare il vostro popolo, rifiutatelo! Avete giurato di appoggiare il vostro popolo. Avete giurato su questa bandiera che è la bandiera nazionale. Non è la bandiera del Frelimo.
Dopo l’appello ai militari il candidato presidente di PODEMOS ricorda la manifestazione delle 21.00: “Manifestaçao do Panelaço” (Manifestazione delle padelle).
“Dalle 21 alle 22 battiamo le padelle in qualsiasi luogo siamo – incita Mondlane -. Usiamo i fischietti, suoniamo le vuvuselas, tamburi, clacson delle auto, cantiamo, suoniamo anche i campanelli delle biciclette”.
L’obiettivo è riempire di rumore tutto il Paese per farsi sentire e nel mondo per i voti rubati alle elezioni del 9 ottobre. Ma anche contro le violenze della polizia e i morti in piazza. Mentre scriviamo la Manifestaçao do Panelaço è stata indetta anche per il 16 novembre.
Il Frelimo lascerà il potere?
Fernando Jorge Cardoso esperto portoghese di Affari africani, su Rádio e Televisão de Portugal (RTP), ha spiegato bene perché il FRELINO non lascerà il potere.
“Il sistema mozambicano non permette il cambio di potere. Non si tratta di FRELIMO o del presidente Nyusi ma di un insieme di interessi consolidati che hanno a che fare con un insieme di affari” – spiega Cardoso -.
“Si tratta – continua – della concessione di terre e risorse minerarie ai vari dirigenti, politici e militari. C’è poi l’industria dei rapimenti che vede implicata una parte della polizia. Quella dei rapimenti è una delle maggiori “industrie” del Paese seconda a quella della droga”.
Per Mondlane, e per il popolo mozambicano, non sarà facile.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
X (ex Twitter): @sand_pin
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