Convegno a Roma sul Corno d’Africa. L’Italia invita l’Eritrea, i dissidenti protestano

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Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
27 novembre 2014

La Farnesina sbaglia di nuovo, domani 28 Novembre, si terrà a Roma una conferenza ministeriale per lanciare un dialogo rafforzato tra il Corno d’Africa e l’Italia. Parteciperanno rappresentanti del regime eritreo di Isaias Afeworki.

Un invito, quello dell’Italia, che suona come un sonoro schiaffo a tutti i giovani eritrei che scappano dal loro Paese per sfuggire alla durissima realtà fatta di un servizio militare obbligatorio che si sa quando comincia ma non quando finisce. Dall’Eritrea si scappa come da una prigione dove ti trovi internato ingiustamente.

fila di bare 1La dittatura, la peggiore di tutta l’Africa, assieme a quella che governa la Guinea Equatoriale (dove per altro un cittadino italiano, RobertoBerardi, è detenuto illegalmente in un fetido carcere), non dovrebbe essere invitata in un consesso internazionale. Non credo che il nuovo ministro degli esteri Paolo Gentiloni inviterebbe a pranzo un assassino. Perché invita a casa sua, anzi a casa nostra ché tale è Roma, un signore che ha le mani sporche di sangue, che tiene in carcere da 13 anni i suoi ex amici (e miei amici, 15 ex ministri) senza che nessuno, neanche la Croce Rossa, abbia la possibilità di visitarli?

Insomma un tiranno che, tra le altre cose, ha fatto diversi sgarbi anche all’Italia, che ci sbeffeggia (tempo fa ha perfino arrestato un nostro diplomatico, senza che ci fosse nessuna protesta, e a suo tempo ha preso in giro i nostri carabinieri dell’allora contingente dell’ONU), che ha cacciato tutte le organizzazioni non governative che aiutavano una popolazione ora ridotta alla fame e alla miseria, dovrebbe essere tenuto ben alla larga.

mani e filo spinatoNon solo, il trattamento ricevuto dagli italiani ancora in Eritrea è stato pessimo. A molti sono stati confiscati i beni, altri soggetti ad angherie. Perfino l’ospedale italiano, un gioiello a disposizione della popolazione eritrea, è stato confiscato e nazionalizzato. Naturalmente ora è in pessime condizioni. Sembra che l’Italia perdoni al dittatore tutte le sue follie da e che tenti ancora disperatamente di aprire un canale con il despota.

Ritengo che sia una politica sbagliata. Tentativi di dialogo con Asmara ne sono stati fatti a dozzine, la risposta è stata sempre la stessa: schiaffi in faccia. Perché continuare testardamente con una politiche che si è dimostrata fallimentare?

In Italia però c’è un folto gruppo di dissidenti che non accetta di sottomettersi alla dittatura e reagisce ogni volta che il governo italiano abbassa la testa davanti all’arroganza del regime. Raccolti attorno al Coordinamento Eritrea Democratica hanno organizzato per domani mattina, alle 11:30, a Roma, un controconvegno nella sala stampa della camera dei deputati, in via della Missione 4.

“Il regime di Isaias Afeworki, al potere dal 1993 – c’è scritto del documento di presentazione dell’incontro di domani mattina – ha cancellato ogni forma di libertà, diritti civili e politici. Qualsiasi tentativo di opposizione, nel Paese e all’estero, viene liquidato come “provocazione”.  Oltre a sopprimere libertà e diritti, il regime ha fatto dell’Eritrea uno dei Paesi più poveri del mondo. La carestia che ha investito il Corno d’Africa nel 2010 è stata devastante, ma Asmara ha negato l’emergenza e rifiutato gli aiuti internazionali per ragioni politiche e di “prestigio”, costringendo la popolazione a sofferenze enormi”.

rifugiati dietro filo spinato“L’Eritrea – continua la nota – è stata isolata da quasi tutti i governi democratici, che hanno interrotto i rapporti diplomatici contestando al regime la violazione sistematica dei diritti umani. Le proteste contro il regime si moltiplicano sia in Eritrea sia all’estero tra le migliaia di rifugiati della diaspora. L’esodo dal Paese è così massiccio e crescente che ormai un eritreo su cinque vive altrove. E il 30 per cento dei circa 150 mila profughi sbarcati quest’anno in Italia proviene dall’Eritrea”.

Forse il governo italiano non lo sa ma, come spiega la nota dei dissidenti, “Nella diaspora dei fuggitivi esiste un’altra Eritrea che combatte civilmente e pacificamente contro il regime dittatoriale per realizzare la transizione del proprio Paese verso la democrazia e la dignità. Questa Eritrea, fatta di giovani e di persone che cercano nella democrazia il rispetto delle proprie vite, esprimerà eticamente e dignitosamente il suo dissenso nei confronti della barbarie di quel governo, responsabile, tra l’altro, di sostenere il terrorismo internazionale”.

demo con cartello 2“L’Italia stia al fianco degli Eritrei Democratici nella lotta di Liberazione contro la dittatura e la violazione dei diritti umani, in Eritrea come in ogni altra parte del mondo”, esorta infine il documento.

All’incontro di domani parteciperanno: Enrico Calamai, Portavoce della Campagna “Giustizia per i nuovi desaparecidos”, Tsegehans Weldeslassie, Comitato “Giustizia per i nuovi desaparecidos”, Erasmo Palazzotto, Comitato Africa della Commissione Affari Esteri, Don Mussie Zerai, Presidente dell’Agenzia Habeshia, Sefaf Siid Negash, Eritrean Youth Solidarity for National Salvation, Coordinamento Eritrea Democratica, Ribka Sibahtu, Coordinamento Eritrea Democratica, Simona Sinopoli, Avvocato ASGI e ARCI.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Un rapporto speciale di Africa ExPress

Dossier Eritrea 1 – The Forto Incident and the Repression of the Regime

Dossier Eritrea 2 – The Dictator is in Crisis. Dissidents and Defections Increasing

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