Gaza e West Bank: palestinesi fermati raccontano le torture ed emergono gli stupri

Durante una trasmissione televisiva, un giornalista ha lodato gli stupratori di un palestinese; "Se lo meritava"

0
2337

Speciale per Africa ExPress
Alessandra Fava
11 agosto 2024

Benvenuto all’inferno: è quello che un soldato israeliano dice a un prigioniero palestinese. O meglio a un uomo di un paese vicino a Tulkarem, arrestato per avere un fratello nella resistenza (forse) o meglio, un fratello sparito dalla circolazione e quindi è sospettato di essere finito tra i miliziani. Basta questo per avere la casa perquisita in piena notte, moglie e figli terrorizzati dall’irruzione di diversi soldati armati in casa, arredi spaccati, piatti fatti a pezzi, la vita distrutta alla ricerca di non si sa cosa. Fouad Hassan, 45 anni, finito nella prigione di Megiddo. Del fratello non sa niente da tempo, ma lui nella prigione di Megiddo è stato torturato per diverse settimane.

Le testimonianze di alcuni palestinesi torturati nelle prigioni israeliane dal 7 ottobre a oggi sul sito di B’tselem


Benvenuti all’inferno è diventato anche il titolo che B’tselem, associazione israeliana che indaga da tempo sulle violenze nei Territori occupati, la West Bank e Gaza, ha voluto dare all’ultimo report. L’associazione ha intervistato con nomi e cognomi 55 palestinesi rilasciati di recente da diverse prigioni israeliane o posti di fermo. Alcuni sono stati trattenuti per mesi: 30 sono della Cisgiordania, 21 della Striscia di Gaza e altri 4 cittadini di Israele. Tutti sono stati rilasciati senza alcun indizio di reato. Eppure hanno subito torture di ogni genere, sono stati perquisiti nudi da donne, sono stati legati e imbavagliati, messi in posizioni umilianti, picchiati, lasciati senza cibo, privati del sonno. Dal 7 ottobre di fatto è scattato il via libera contro i palestinesi fermati in qualsiasi circostanza.

A novembre e dicembre già erano emerse le torture esercitate dall’esercito israeliano a Sde Teiman, una base vicino a Gaza. Ma secondo B’telem Sde Teiman è solo la punta dell’iceberg, le violenze si sono perpetrate anche in caserme e altri luoghi legati alla pubblica amministrazione e all’esercito.

Civili della Striscia di Gaza arrestati da militari israeliani

“Il governo israeliano ha cinicamente sfruttato il nostro trauma collettivo legato agli orrori del 7 ottobre per tradurre in azione l’agenda razzista e violenta del ministro della Sicurezza Nazionale Ben G’vir – si legge nel rapporto -. Questo governo ci ha condotto a una bassezzza morale mai vista prima, attuando ancora una volta il dispregio per la vita umana, che siano gli ostaggi a Gaza oppure israeliani e palestinesi coinvolti in questa guerra o i palestinesi imprigionati nei campi di tortura”.

Pochi giorni dopo la pubblicazione del report di B’tselem, martedì scorso, durante una trasmissione tv su Canale 12, una rete progressista, è stato reso noto un video in cui alcuni riservisti a Sde Teiman stuprano a turno un fermato palestinese, accusato di essere membro di Hamas e di essere uno degli attentatori del 7 ottobre, mentre altri prigionieri stanno coricati a terra, a faccia in giu, legati e denudati. Il video di mezzo minuto era al centro di un dibattito televisivo, Morning News. Alla proiezione delle immagini, il giornalista di Israel Hayom, Yehuda Shlezinger, ha sbottato: “Prima di tutto se lo meritano. Secondo, è una grande forma di vendetta e può fungere da deterrente per noi”.

Israele, centro di fermo segreto di Sde Teiman nel deserto del Negev, stupro di gruppo su prigionieri palestinesi da parte di riservisti israeliani

https://theintercept.com/2024/08/09/israel-prison-sde-teiman-palestinian-abuse-torture/

Canale 12 ha quindi sospeso la partecipazione di Shlezinger ad altre puntate, ma il fatto ha infiammato l’opinione pubblica finendo sulle agenzie internazionali. Intanto uno degli stupratori è comparso sul canale di estrema destra 14 celandosi con un passamontagna e ha criticato la diffusione del video. L’avvocato generale militare di Israele, secondo quanto riferito dal quotidiano israeliano Haaretz, ha quindi ordinato un’indagine sui riservisti coinvolti nella violenza, ma il governo di estrema-destra sembra proteggere anche i violentatori. Per altro, quando la polizia alla fine di luglio, in seguito a reportage di diverse testate anche statunitensi, è andata a Sde Teiman per indagare sulle violenze avvenute in passato, come riferisce il Jerusalem Post, si è ritrovata all’ingresso del campo segreto di Sde Teiman nel Nevev, gruppi di estrema destra che manifestavano contro i controlli.

https://www.msn.com/en-za/news/other/sde-teiman-riots-threatening-the-checks-and-balances-key-to-our-survival/ar-AA1ox6lI

Tutti i palestinesi sono nemici. La violenza contro il nemico viene non solo accettata, ma promossa come arma di guerra.

Alessandra Fava
alessandrafava2015@libero.it
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp le news del nostro quotidiano online.

Altri articoli su Israele e la Guerra di Gaza li trovate qui

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here