Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
13 giugno 2024
Figli, fratelli e sorelle d’Italia? Sì, ma (solo) quando torna comodo. Il “nero”, o lo “straniero”, va di moda, è amato ed esaltato (solo) quando porta lustro all’azzurro. Un azzurro spesso più duro da conquistare del K2. La conferma si è avuta ai XXVI campionati Europei di Atletica Leggera conclusisi la notte di mercoledì 12 giugno a Roma.
Gli ori di Marcell Jacobs (100 metri), di Yemaneberhan Crippa (mezza maratona), di Nadia Battocletti (5 e 10 mila metri), gli argenti di Ali Chituru (100 metri) e Larissa Iachipino (salto in lungo) e i bronzi di Catalin Tecuceanu (800 metri) e Zaynab Dosso (100 metri) e le ottime prestazioni, seppure non premiate da medaglie, di altri atleti quali Ayomide Folorunso (400 ostacoli), Ahmed Ouhda (10 mila metri), Chiebuka Emmanuel Ihemeje (salto triplo), Osama Zoghlami, (3000 siepi); Eyob Faniel (mezza maratona); Dariya Derkach (triplo), Daria Kaddari (200 metri), Eyob Faniel e Sofiia Yaremchuk (mezza maratona) sono il frutto di una meravigliosa “sostituzione etnica”, (come direbbe un certo Lollobrigida).
Medaglie figlie di sangue misto o …addirittura straniero! Dalla Giamaica all’Etiopia, dal Marocco alla Tunisia, dal Texas alla Costa d’Avorio, dall’Ucraina alla Nigeria: i 116 atleti che la Federazione Italiana di Atletica Leggera aveva selezionato per la manifestazione romana hanno formato veramente una nazionale multietnica.
Tra gli ultimi a scendere in pista, nell’ultima giornata, sono stati la figlia d’arte Larissa Iapichino, 21 anni, toscana con antenati giamaicani e due ventisettenni dell’Esercito italiano, “un vicentino”, (1500 metri) e un “bergamasco” della Val Seriana, (10mila metri). Il primo si chiama Ossama Meslek, è laureato in Ingegneria meccanica ed è nato a Vicenza da genitori marocchini. Il secondo fa di nome Ahmed Ouhda, è nato ad Ait Ali Ouhassou (Marocco meridionale). Nel 2004 è arrivato a Gromo (Bergamo, alta Val Seriana): qui lavorava il papà. Anche Emmanuel Ihemeje, 26 anni, figlio di nigeriani, nato a Carrara, è di casa nella Bergamasca.
La sera prima, martedì, aveva calcato le scene dell’Olimpico Nadia Battocletti, 24 anni, trentina volante, bianca che più bianca non si può. Il papà Giuliano è della Val di Non, ma spesso ci scordiamo della mamma, Jawara Saddaougui, marocchina.
Fratelli e sorelle d’Italia, ora. Ma quale Italia? Ali Armah Chituru, nero che più nero non si può, è nato a Como da madre nigeriana, papà ghanese, adottato da una famiglia comasca. È il nuovo colosso (in tutti i sensi, alto 1.98 pesa quasi 100 chili) della velocità. Con il tempo di 10”05. Ali è il quarto italiano più veloce di sempre. A Roma è stato battuto per un soffio dal navigato campione Marcel Jacobs (padre texano). Ali all’istituto tecnico lariano ha studiato amministrazione, finanza e marketing. È perfino di fede cristiana (!), scrivono le biografie ufficiali e dal 2020 fa parte delle Fiamme Gialle. Insomma, un italiano doc, si direbbe. La cittadinanza è giunta però solo a 18 anni, il che gli ha impedito il tesseramento per la Nazionale e la partecipazione a diverse competizioni.
Secondo i dati Cinformi (Centro informativo per l’Immigrazione), i figli nati da entrambi genitori stranieri sono 53.079 (26.815 in meno rispetto al 2012) e costituiscono il 13,5 per cento del totale dei nati nel 2023. Quelli nati da coppie miste sono passati dai 28.111 del 2012 ai 29.137 del 2022. Quale meraviglia, allora, che lo sport sia sempre più lo specchio di questa realtà? Eppure, c’è chi sproloquia, ad esempio parlando della ventiseienne pallavolista Paola Egonu: “Italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”.
Che dire allora dei gemelli Osama e Ala Zoghlami, classe 1994? Il primo è militare dell’Aeronautica, il secondo delle Fiamme Gialle. Osama lunedì notte nella finale dei 3 mila siepi ha tentato un’impresa folle: vincere la durissima gara (era arrivato terzo nei precedenti europei di Monaco) scappando dopo 600 metri e correndo da solo per più di un km! La storia dei gemelli aiuta a capire quanto sia difficile ottenere la cittadinanza per chi, pur sentendosi “italiano al cento per cento”, abbia genitori stranieri.
Osama e Ala, originari di Tunisi, all’età di 2 anni, sono venuti con la famiglia a Valderice (Trapani). Qui Osama, a 9 anni, ha cominciato a correre per scherzo fino a quando non lo ha notato Enrico Angelo, un insegnante di educazione fisica. Ala, invece, per il mezzofondo ha rinunciato alla carriera da calciatore. Nel 2012 sono andati a Palermo per allenarsi a tempo pieno, quando stavano portando a termine l’Istituto tecnico per attività sociali. Sono cresciuti senza poter vestire la maglia azzurra nelle categorie giovanili, fino alla fatidica maggiore età.
Nel 2013, (finalmente!) è arrivata la cittadinanza. I due fratelli hanno confessato: “Ci sentivamo italiani fin da bambini, ci siamo integrati benissimo sin dalle elementari e l’aver praticato uno sport ha facilitato questo percorso”.
Nella finale dei 3 mila siepi, quella sera di lunedì, c’era anche Yassin Bouhi, finanziere pure lui e pure lui italiano di seconda generazione. Yassin è nato infatti a Reggio Emilia il 24 novembre 1996, da genitori marocchini. Yassin ha cominciato a correre a 13 anni, si è diplomato all’istituto tecnico (indirizzo relazioni internazionali) e si è confermato un mezzofondista di ottimo livello, oltre che musicista con il nome d’arte “Buio”.
Per non parlare dell’italiana più veloce di sempre, Zaynab Dosso, e della sua compagna velocista Dalia Kaddari. Zaynab è il fulmine nazionale con 11’02” sui 100 metri; ha visto la luce a Man (Costa d’Avorio) il 12 settembre 1999 e ha scoperto l’Italia nel 2009. Quando i genitori sono partiti per l’Italia, Zaynab aveva tre anni ed era stata affidata ai nonni. Dopo 7 anni trascorsi a Rubiera (Reggio Emilia), è divenuta “tricolore”.
Dalia Kaddari italo-sarda-magrebina è un’altra valida sprinter. Nata 23 anni fa a Cagliari da mamma isolana e papà marocchino (Hassan, noto per tutti Sandro a Quartu Sant’Elena dove vive) si è fatta notare anche fuori pista: è stata Miss Quartu nel 2016. Purtroppo per guai fisici, a Roma, entrambe si sono dovute fermare in semifinale.
C’è poi chi ha tenacemente perseguito la maglia azzurra della nazionale. E’ Darya Derkack, 31 anni, saltatrice in lungo e nel triplo. Nata nel 1993 in Ucraina, dal 2002 ha la residenza con la famiglia a Pagani. A causa delle norme in vigore, Dariya non ha potuto gareggiare con la maglia azzurra fino al 2013. Nel frattempo, aveva rifiutato importanti richieste di tesseramento dal suo Paese, dal Qatar e dalla Spagna.
“Voglio indossare la maglia azzurra, gli altri colori non mi interessano”, ripeteva. E alla fine ce l’ha fatta.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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