La CIA avvisa gli alleati: “Entro 48 ore l’Iran attaccherà Israele”

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Dalla Nostra Inviata Speciale
Federica Iezzi
Larnaca (Cipro), 4 aprile 2024

Diventa di giorno in giorno più reale e preoccupante l’estensione di una guerra nella regione mediorientale. Israele appare impegnato con l’Iran in uno scontro ormai aperto, in una guerra all’interno della Striscia di Gaza e in un’escalation significativa in Libano.

Maxar Technologies – Ambasciata e consolato iraniani a Damasco, in Siria, dopo l’attacco israeliano dello scorso 1 aprile

Il recente attacco lanciato da un F-35 israeliano sull’ambasciata iraniana a Damasco ha spalancato il capitolo.

Il bombardamento ha provocato la morte di sette membri del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC – Islamic Revolutionary Guard Corps), tra cui il comandante della forza Quds d’élite – unità specializzata nell’intelligence militare all’estero – in Siria e Libano, il generale di brigata Mohammad Reza Zahedi, e il suo secondo uomo, il generale Mohammed Hadi Haj Rahimi, basilari figure di collegamento tra Iran e miliziani di Hezbollah.

Non tarda ad arrivare la risposta iraniana, per voce dell’intelligence americana. La CIA ha diffuso agli alleati occidentali e a Israele un avviso molto chiara: entro 48 ore l’Iran potrebbe lanciare un’operazione militare contro Israele.

Intanto, già a inizio settimana, l’esercito di occupazione israeliano ha annunciato la mobilitazione di riservisti per rafforzare le formazioni di difesa aerea, a causa dell’accresciuto stato di allerta e come parte di una strategia di maggiore prontezza di risposta ad eventuali attacchi.

“Con l’aiuto di Dio, faremo in modo che i sionisti si pentano del loro crimine di aggressione contro il consolato iraniano a Damasco”, queste le parole, ben scandite in ebraico, indirizzate a Tel Aviv, dell’Imam Sayyid Ali Khamenei, leader supremo dell’Iran.

 

Quello sull’ambasciata iraniana in Siria, non è il primo attacco israeliano contro l’Iran. A fine dicembre, l’esercito israeliano aveva ucciso il generale dell’IRGC, figura chiave e consigliere esperto, Sayyed Razi Mousavi, nel quartiere di Sayyida Zeinab, a sud di Damasco.

Israele concentra da anni la sua attenzione militare su obiettivi iraniani in Siria e Libano, come parte della sua strategia di “campagna tra le guerre” (MABAM – m’aracha bein ha-milchamot, nell’acronimo ebraico), per deprimere e distruggere le minacce emergenti alla sua sicurezza. L’autodifesa preventiva israeliana ha indotto Teheran a sviluppare una deterrenza offensiva per scoraggiare Gerusalemme dal colpire per prima.

Il portavoce delle Forze di Difesa Israeliane, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha giustificato l’attacco sostenendo che l’obiettivo non era un’ambasciata, ma una sede militare delle forze Quds. Una ritorsione sotto forma di un attacco iraniano diretto a Israele è improbabile in quanto potrebbe trascinare gli Stati Uniti in una guerra regionale.

Quali sono dunque le opzioni dell’Iran?

E’ probabile che l’Iran utilizzi le sue forze per procura, insieme agli sforzi diplomatici, per isolare Israele. In questo momento di condanna internazionale per la condotta di Israele sulla Striscia di Gaza, Teheran alimenterà i timori internazionali di una guerra regionale più ampia e isolerà ulteriormente il Paese.

Il consolato iraniano a Damasco colpito dall’attacco israeliano (Afp)

L’asse della resistenza guidato dalla rete di milizie filo-iraniane nella regione può essere attivato. È improbabile che reagiscano con attacchi massicci ma piuttosto con una cascata di risposte.

Per contro, la mancanza di un’azione militare diretta crea il rischio di uno smantellamento dell’asse della resistenza, da parte di Israele, con il sostegno diretto e persino con la partecipazione della prossima amministrazione statunitense. Un simile cambiamento potrebbe avere un serio impatto sulle capacità dell’Iran nella regione.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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