Speciale per Africa ExPress
Luciano Bertozzi
Gennaio 2024
Il Sudafrica ha denunciato Israele alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) con sede all’Aia. Lo ha annunciato sul suo account X il portavoce del ministero degli Affari Internazionali e della Cooperazione, Clayson Monyela.
Il tribunale esercita una funzione giurisdizionale riguardo all’applicazione e l’interpretazione del diritto internazionale.
L’accusa di Pretoria, esposta in un corposo fascicolo di 84 pagine, è basata sul fatto che Tel Aviv avrebbe violato la Convenzione contro il genocidio del 1948 e ratificata anche da Israele. Nel documento, oltre ai bombardamenti ed alle uccisioni mirate, il Sudafrica fa riferimento anche alla scelta deliberata del governo israeliano, di infliggere condizioni di vita volte a distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale etnico palestinese. La denuncia elenca in dettaglio le violazioni commesse dallo Stato ebraico, che dal 7 ottobre ha ucciso oltre ventimila persone, il 70 per cento donne e bambini, ha causato l’evacuazione forzata di gran parte della popolazione civile di Gaza, e ridotto alla fame e alla sete la popolazione assediata.
Il Sudafrica ha invitato la Corte di Giustizia di valutare le accuse e fare in modo di evitare ulteriori atti di genocidio. Ha chiesto inoltre che venga messo in atto un provvedimento urgente per porre fine ai bombardamenti e a tutte le operazioni militari israeliane.
La Corte in via di urgenza, può emettere una decisione provvisoria volte a sospendere le violazioni fino alla conclusione del procedimento legale. La prima e la seconda udienza sono previste giovedì 11 e venerdì 12 gennaio , come spiega il sito della Corte.
Va fatto presente, tuttavia, che un’eventuale condanna difficilmente potrà avere conseguenze concrete, in quanto la CIG non ha a disposizione organi che possano attuarne le sentenze. Ad esempio, nei confronti della Russia, l’ordine della Corte di porre fine al conflitto scatenato da Mosca in Ucraina, non ha interrotto la guerra. L’ipotetica condanna di Tel Aviv potrebbe avere, invece, importanti conseguenze mediatiche sull’opinione pubblica occidentale con conseguente impulso a una campagne di boicottaggio.
Ricordiamo che scopo della Corte è quello di definire sulla base del diritto internazionale le controversie e dare pareri su questioni sottoposte da organismi delle Nazioni Unite e da agenzie indipendenti.
La risposta di Tel Aviv? “Israele rifiuta con disgusto la diffamazione del sangue” così il portavoce del ministero degli Esteri, Lior Haiat, ha ribaltato le accuse, affermando, invece, che è Hamas il responsabile delle sofferenze dei palestinesi a Gaza, usandoli come scudi umani e rubando loro gli aiuti umanitari.
Israele si difenderà davanti alla Corte, ciò rappresenta una novità, visto che nel 2004 nell’esaminare la questione della barriera di sicurezza in Cisgiordania, Tel Aviv si è rifiutata di riferire alla CIG, in quanto non ne riconosceva la giurisdizione e presumendo che essa si sarebbe pronunciata a favore dei palestinesi.
La Corte aveva definito illegale la costruzione del muro, ma tale decisione è rimasta lettera morta. Il Tribunale Penale Internazionale (TPI), ha maggiore autorità. Visto che sta indagando sulla situazione in Palestina, in quanto può chiedere agli Stati membri, praticamente tutti quelli europei, di arrestare qualsiasi israeliano considerato responsabile di crimini. In tale ipotesi i Paesi occidentali non potrebbero rifiutarsi di adempiere all’arresto.
Preoccupano le dichiarazioni del ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, secondo cui bisogna “incoraggiare l’emigrazione di massa da Gaza, che consentirà agli israeliani residenti al confine, di tornare a vivere in sicurezza”. Anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si è espresso in tal senso senso. Le dichiarazioni dei due ministri israeliani sono state condannate dagli Stati Uniti e dall’Alto rappresentante UE per gli Affari esteri, Josep Borrell. Per il momento si parla di contatti in corso per deportare i palestinesi in altri Paesi.
Mentre Israele annuncia la volontà di combattere il terrorismo e non la popolazione civile, un rapporto del 28 dicembre delle Nazioni Unite (ONU) relativo al periodo 7 ottobre al 20 novembre, descrive una situazione diversa, anche al di fuori dalla Gaza: il rapido deterioramento della situazione dei diritti umani nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, dopo il 7 ottobre 2023, e invita Israele a porre fine alle uccisioni illegali e alla violenza dei coloni contro la popolazione palestinese.
Il Documento descrive un forte aumento degli attacchi aerei, nonché delle incursioni di mezzi corazzati e bulldozer inviati nei campi profughi e in altre aree densamente popolate della Cisgiordania, provocando morti e feriti. e danni estesi a beni e infrastrutture civili. Queste incursioni, che continuano ad avere luogo, hanno provocato la morte di almeno 105 palestinesi, tra cui 23 bambini, dal 7 ottobre ad oggi (al 20.11.23 data presa a riferimento dall’ONU).
Nel rapporto Pretoria chiede la fine immediata dell’uso di armi e mezzi militari durante le operazioni di applicazione della legge, la fine della detenzione arbitraria e dei maltrattamenti dei palestinesi e la revoca delle restrizioni discriminatorie ai movimenti. L’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha verificato la morte di 300 palestinesi dal 7 ottobre al 27 dicembre 2023 – tra cui 79 bambini – nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est.
A questa denuncia va aggiunta anche quella di Human Right Watch che ha accusato Israele di utilizzare “la fame dei civili come strumento di guerra nella Striscia di Gaza”.
Rimane il problema di come garantire un futuro ai palestinesi, il cui territorio è ridotto ad un cumulo di macerie, in un conflitto che le autorità israeliane hanno affermato che durerà ancora molti mesi.
La Turchia ha accolto con favore la richiesta del Sudafrica di portare Israele davanti alla CIG. All’iniziativa sudafricana si sono aggiunte oltre ad Ankara anche la Maleisia e la Bolivia
Luciano Bertozzi
luciano.bertozzi@tiscali.it
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Il Sudafrica alla Corte Penale Internazionale: “Arrestate Netanyahu per crimini contro l’umanità”
La Russia:
i 14000 morti nel Donbass, dal 2014 in poi, uccisi dai nazisti non contano.
Le decine di biolaboratori sparse per tutta l’Ucraina con virus letali come il COVID non contano.
I nazi ucraini che usavano la gente come scudo umano non conta.
Il bombardamento di scuole, case ospedali, le mine, tutto ucraino non conta. Il traffico di organi, la tortura dei prigionieri russi.
Il mancato rispetto degli accordi di Minsk 1 e 2 da parte degli stati europei non conta.
La distruzione del Nordstream è stato uno scherzo.
Come sempre si fanno due metri e due misure.
Tutti i crimini di guerra compiuti da Europa e Stati Uniti invece sono passati inosservati.
Non è un caso che la Russia sia acclamata e ben voluta dagli stati africani.