Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
1° settembre 2023
Esito insoddisfacente. E’ questo il verdetto di un processo giudiziario iniziato con un mandato di arresto nel 2013 e con il successivo arresto nel 2020 a Asnières-sur-Seine, in Francia, e conclusosi con la decisione della Camera d’appello dell’International Residual Mechanism for Criminal Tribunals (IRMCT).
I giudici hanno ordinato la sospensione a tempo indeterminato del processo per crimini di guerra, perpetuati in Rwanda, a carico di Félicien Kabuga, perché affetto da una malattia degenerativa neurologica.
Il provvedimento è in netto contrasto con quello emesso lo scorso giugno dalla Camera di primo grado dell’IRMCT, secondo il quale Kabuga doveva essere sottoposto a una “procedura di accertamento alternativo che somigliasse il più possibile ad un processo, ma senza possibilità di condanna”.
Secondo la Camera d’appello, gli elementi discussi sembrano eludere le garanzie statutarie concesse agli imputati, con l’esercizio di un potere discrezionale, da parte della Camera di primo grado, che non manterrebbe in equilibrio la condanna per violazioni del diritto internazionale umanitario e i diritti fondamentali dell’accusato.
Kabuga durante il genocidio in Rwanda nel 1994 era il presidente del Comité d’initiative de la Radio Télévision Libre des Mille Collines (RTLM) e il presidente del Comité provisoire du Fonds de défense nationale.
E’ accusato di genocidio, pubblica e diretta istigazione al genocidio, cospirazione per commettere genocidio, persecuzione per motivi politici, sterminio e omicidio come crimini contro l’umanità.
RTLM ha incitato la persecuzione di civili direttamente e pubblicamente attraverso trasmissioni denigratorie e minacciose. Queste trasmissioni identificavano tutsi e hutu moderati come complici del Fronte Patriottico Ruandese, contrapposto alle forze governative del presidente Juvénal Habyarimana, e fornivano informazioni che incoraggiavano il massacro.
Inoltre Kabuga avrebbe stanziato corposi fondi per acquistare e importare armi e munizioni distribuite alla, milizia paramilitare hutu.
La prima comparizione di Kabuga presso l’IRMCT è avvenuta nel novembre 2020, durante la quale è stata presentata a suo nome una dichiarazione di non colpevolezza rispetto alle accuse.
La recente decisione della Camera d’appello elimina ogni possibilità di completare un processo equo e condotto nel pieno rispetto del diritto a Kabuga. “Félicien Kabuga soffre di deterioramento cognitivo, è in uno stato vulnerabile e fragile e necessita di cure mediche e monitoraggio intensivi” è come l’IRMCT definisce il caso.
I pubblici ministeri della Camera di primo grado continuano a sostenere che l’interruzione del processo è ingiusto nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti. Questo risultato è dovuto esclusivamente alla fuga di Kabuga dalla giustizia per decenni.
Ben consapevole delle sue azioni, prima e durante il genocidio del 1994 di 800.000 tutsi e hutu moderati in Ruanda, si rifiutò di essere processato davanti a un tribunale internazionale indipendente e imparziale, mettendosi nella posizione di affrontare il processo in età avanzata e con capacità ridotte.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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