Il dramma dei migranti Tamil naufraghi a Diego Garcia: 20 mesi di attesa e nessuno li vuole

Sono stati dimenticati dal resto del mondo nella base militare britannica in mezzo all'Oceano Indiano. Disperati, soli, senza futuro

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Giugno 2023

Sono approdati a Diego Garcia nell’ottobre 2021 su un peschereccio provenienti dall’India, scappati da persecuzioni e torture.

Gli 89 rifugiati tamil speravano di poter raggiungere il Canada, ma l’imbarcazione si è trovata in difficoltà in prossimità delle isole Chagos, un piccolo arcipelago, territorio britannico, che comprende cinquanta isole nel bel mezzo d’Oceano Indiano, e include anche la base militare di Diego Garcia.

Quando il natante si è trovato in difficoltà i fuggitivi si sono diretti verso Diego Garcia, la sola isola illuminata in mezzo al nulla. L’imbarcazione ha ovviamente attirato l’attenzione delle autorità; le visite non autorizzate non sono permesse.

Una nave della Royal Navy ha poi scortato l’imbarcazione a terra e al gruppo è stato data una sistemazione temporanea. Ma si sa, nulla è più definitivo del provvisorio. Sono passati 20 mesi, e i Tamil sono ancora a Diego Garcia, malgrado abbiano chiesto tramite una lettera, consegnata il giorno dopo il loro arrivo alle autorità militari britanniche, di essere trasferiti in un Paese sicuro. Nella missiva hanno precisato di essere partiti 18 giorni prima da Tamil Nadu (India).

La Gran Bretagna continua a rivendicare la sovranità delle isole, malgrado la Corte Internazionale dell’Aja abbia accolto positivamente la richiesta della Repubblica di Mauritius. Nel 2018 i giudici del principale organo giudiziario delle Nazioni Unite hanno potuto emettere solamente un parere consultivo non vincolante, sottolineando che le autorità di Londra dovrebbero rinunciare al controllo del gruppo di isole, conosciute con il nome di British Indian Ocean Territory (BIOT).

Agli inizi degli anni Settanta, con l’intensificarsi della guerra fredda, Londra e Washington hanno costruito a Diego Garcia, la maggiore delle isole, una grande base militare che, da allora, ha svolto un ruolo importante nelle operazioni militari americane: è stata utilizzata per i bombardamenti  in Afghanistan e Iraq e la CIA ha adoperato la struttura dove sono state deportate le persone sospette, catturate in Afghanistan dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

Molti dei profughi sbarcati a Diego Garcia hanno dichiarato di avere legami con gli ex ribelli delle Tigri Tamil in Sri Lanka, sconfitti nella guerra civile conclusasi nel 2009, e di essere stati perseguitati per questo motivo. Alcuni sono stati addirittura torturati, altri hanno subito violenze sessuali.

Paul Candler, direttore dei territori oltremare del Regno Unito, ha poi confermato che con l’arrivo inaspettato del gruppo è stata inoltrata per la prima volta una richiesta di asilo dal Territorio Britannico dell’Oceano Indiano. Candler ha poi aggiunto che le autorità starebbero cercando di risolvere la questione quanto prima.

Base militare Diego Garcia

Nei mesi a seguire, la situazione non è stata risolta, anzi, sulla base militare sono arrivate altre imbarcazioni questa volta dallo Sri Lanka e, secondo gli avvocati, le persone ospitate nel campo a un certo punto erano 150.

La BBC è riuscita a parlare con alcuni rifugiati che si trovano da ormai quasi due anni completamente isolati dal resto del mondo. Sono tutti disperati, non vedono una soluzione all’orizzonte e alcuni di loro hanno tentato anche il suicidio.

Una ragazza ha affermato di essere stata violentata da un uomo che ha fatto la traversata con lei e poi entrambi sono stati ospitati nella stessa tenda nel campo. Quando ha iniziato a urlare, a chiedere aiuto, nessuno è venuto a soccorrerla o a difenderla. Solo una settimana dopo, dietro le insistenze della ragazza, l’assalitore è stato spostato in un altro alloggio.

Gli avvocati hanno riferito di essere a conoscenza di almeno 12 tentati suicidi e di almeno due aggressioni sessuali all’interno del campo.

“Siamo mentalmente e fisicamente esausti… Stiamo vivendo una vita senza vita. Mi sembra di vivere come un uomo morto”, ha detto uno dei migranti ai reporter della BBC.

G4S (una società di sicurezza privata, incaricata della sorveglianza del campo migranti) e il governo di Londra hanno dichiarato di aver a cuore il benessere dei migranti e di trattarli con il massimo rispetto.

Certo, i migranti non possono muoversi liberamente sull’enorme base militare e devono restare all’interno della recinzione del campo. E uno dei richiedenti asilo ha detto di sentirsi come un uccello in gabbia.

Attualmente sulla base militare sono rimasti una sessantina di richiedenti asilo, in attesa di decisioni sul loro destino e/o tentando eventualmente di impugnare le sentenze precedenti, processi legali che si svolgono a migliaia di chilometri di distanza, nel Regno Unito.

Alcuni migranti sono poi tornati a casa, rinunciando alla richiesta di asilo o dopo che questa è stata respinta. Altri ancora sono salpati verso l’isola di Réunion, un territorio francese d’oltremare, che si trova di fronte al Madagascar con la speranza che lì la domanda di asilo venga accolta.

Anche se il Regno Unito è firmatario delle leggi internazionali sul trattamento dei rifugiati, dai documenti si evince che non vengono applicate al BIOT, un’area descritta come “costituzionalmente distinta e separata dal Regno Unito”.

Lo studio legale londinese Leigh Day, ha avviato un ricorso giudiziario per conto di alcuni richiedenti asilo a Diego Garcia, contestando la legittimità dei processi. Le decisioni sui rimpatri sarebbero state prese sulla base di interviste affrettate, altre di errori di traduzione.

Secondo quanto hanno riferito gli avvocati, Londra non accoglierà nessuno dei richiedenti asilo di Diego Garcia nel Regno Unito, nemmeno coloro la cui domanda di asilo è stata approvata.

Tre tamil sono stati recentemente evacuati d’urgenza in Ruanda per problemi medici, legati a autolesionismo o tentato suicidio. Il loro trasferimento non fa parte dell’accordo tra Londra e Kigali riguardante l’invio di alcuni richiedenti asilo dal Regno Unito in Ruanda. Le cure mediche, il loro soggiorno, nonché l’affitto di un alloggio sono a carico dell’amministrazione BIOT. Nella lettera inviata ai tre, si legge: “Se non siete soddisfatti della proposta, possiamo organizzare il vostro ritorno a Diego Garcia. Non ci sono altre opzioni disponibili in questo momento”.

Recentemente a quattro richiedenti asilo è stata approvata la richiesta di trasferimento in un Paese terzo sicuro. E, in una dichiarazione inviata alla BBC questa settimana, il governo britannico ha affermato di “lavorare instancabilmente con l’amministrazione del BIOT per trovare una soluzione a lungo termine alla situazione attuale dei migranti. Ma dopo 20 mesi di attesa, sembra che tutti abbiano perso la speranza.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes
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