Commercianti di Bangui abbassano le serrande per protesta contro le violenze dei mercenari Wagner

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
15 maggio 2023

I mercenari russi del gruppo Wagner, approdati nella Repubblica Centrafricana nel 2018, continuano a esasperare la popolazione. Questa volta hanno preso di mira i commercianti che, per protestare contro il racket, le vessazioni, i rapimenti, commessi dai contractor di Mosca, hanno chiuso le loro attività per alcuni giorni nel quartiere PK5 di Bangui.

Centrafrica, Bangui: riaprono i negozi nel quartiere PK5 dopo giorni di sciopero contro i mercenari russi di Wagner

Da alcuni giorni i negozianti hanno nuovamente riaperto le loro attività, malgrado il timore di nuove ripercussioni. Un commerciante ha raccontato che i mercenari arrivano di notte per torturare e sequestrare le persone. Ha poi precisato: “Recentemente hanno rapito mio zio e lo hanno torturato, ora è sospeso tra la vita e la morte. E’ per questo motivo che abbiamo abbassato le serrande per alcuni giorni”.

Non solo nella capitale Bangui, anche in altre zone del Paese, i mercenari russi,” in nome della guerra” per portare la pace, rubano la merce ai proprietari di negozi; alcuni di loro sono persino stati ammazzati. Ora i commercianti vogliono giustizia, chiedono che cessino le esecuzioni extragiudiziali.

Il governo ha tentato una mediazione tra i commercianti e i mercenari. A tutta risposta, Vitali Perfilev, l’uomo del patron di Wagner, Evgenij Prigožin, in Centrafrica, ha dichiarato che i sequestri di persona sarebbero legati a operazioni di polizia. Anche se i negozianti hanno riaperto i negozi, temono nuove vessazioni.

Lo sciopero dei commercianti è una novità assoluta, finora la popolazione non ha mai osato esprimere il proprio disappunto contro la presenza dei paramilitari russi.

I diritti umani della Repubblica Centrafricana sono stati anche al centro di un incontro ad alto livello che si è tenuto a Ginevra lo scorso 31 marzo.
Al meeting ha partecipato anche il ministro centrafricano della Giustizia, dei Diritti umani e del Buon governo, Arnaud Djoubaye Abazene.

“È raro che un Paese con un bilancio così allarmante in materia di diritti umani, sia dimenticato dal resto del mondo”, ha detto in tono amaro Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani durante il meeting.

La rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per i bambini e i conflitti armati, Virginia Gamba, ha specificato che i minori sono particolarmente esposti: “I gruppi armati usano i bambini per ingrossare le loro fila durante gli scontri. Mi preoccupa anche il fatto che i minori vengano utilizzati dalle forze armate nazionali e da altro personale di sicurezza per presidiare i posti di blocco o per operazioni militari”.

E va sottolineato che i minori di 14 anni rappresentano il 40 per cento della popolazione centrafricana. Molti tra loro, sia ragazzi che ragazze, non frequentano più la scuola, tanti sono stati uccisi o mutilati da colpi d’arma da fuoco o da residuati bellici esplosivi.

MINUSCA (la Missione di pace dell’ONU in Centrafrica) ha specificato, con documenti alla mano, che nell’ultimo trimestre dello scorso anno le vittime di abusi dei diritti umani sono state 1.300, ossia 534 in più rispetto al primo trimestre. E, secondo l’ONU, nel 58 per cento dei casi ne sono responsabili le forze di difesa e di sicurezza e i loro alleati e per il 35 per cento i gruppi armati che hanno siglato l’accordo di pace.

Le autorità di Bangui non hanno per nulla apprezzato l’ultimo rapporto della ONG Human Rights Watch, pubblicato all’inizio di aprile. HRW accusa senza mezzi termini il governo di reprimere la società civile, i media, i partiti d’opposizione in vista delle elezioni locali e nazionali che dovrebbero svolgersi entro il 2023.

Gli attivisti della società civile sono stati accusati di collaborare con i gruppi armati e minacciati, mentre viene impedito ai partiti dell’opposizione di organizzare manifestazioni politiche.

Giornalisti e attivisti, hanno paura di criticare l’operato del governo. Temono di subire ritorsioni, di essere indicati come avversari politici e quindi di subire violenze.

Intanto il presidente Faustin-Archange Touadéra vorrebbe presentarsi per un terzo mandato, grazie a un referendum per cambiare la Costituzione. Personalità contrarie a una nuova candidatura di Touadéra, sono state minacciate da funzionari del governo centrafricano. Vale la pena di ricordare che lo scorso anno il capo di Stato ha persino silurato la presidente della Corte costituzionale, Danièle Darlan, perché ha impedito la revisione delle leggi fondamentali dello Stato.

Maxime Balalou, ministro responsabile del Segretariato generale della Repubblica Centrafricana, ritiene le accuse rivolte al governo assolutamente infondate. Per il ministro, il rapporto dell’Ong è “spudorato”, “pieno di falsità”, “fabbricato” e mira “a infangare il Paese

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
Twitter: @cotoelgyes

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