Sudan: dal Ciad arrivano i rinforzi per i janjaweed, sostenuti da Arabia Saudita e Emirati

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Africa ExPress
Khartoum, 17 aprile 2023

Lo stringer di Africa ExPress da Khartoum ha raccontato che la notte nella capitale sudanese è passata tranquillamente. In città si sono uditi soltanto sporadici colpi d’arma da fuoco, ma i combattimenti sono ripresi dopo una breve pausa per motivi umanitari.

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Ma le notizie che arrivano dal Darfur occidentale sono preoccupanti. Un lunghissimo convoglio di camion e altri mezzi militari con a mordo miliziani del Rapid Support Forces, cioè gli ex janjaweed è penetrato in Sudan dal Ciad.

I miliziani vengono dalla Libia e Ciad, richiamati in patria per correre in soccorso del vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo più conosciuto con il soprannome di Hemetti, che sta tentando un colpo di Stato per impadronirsi dal potere.

Secondo un altro stringer di Africa ExPress, basato in Darfur, “i rinforzi sono consistenti. Abbiano calcolato che dal Ciad siano entrati almeno 37 mila soldati con 4.600 Land Cruiser. Vengono di Abéché, in Ciad, e hanno passato il confine a Ardebe. Poi sono arrivati a Janina, capitale del Darur Orientale”.

Intanto si stanno chiarendo le alleanze che sostengono le forze in campo. I governativi del generale Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, presidente del Consiglio militare sovrano di transizione sono appoggiati da quello che resta degli islamisti del NIF (National Islamc Front) e dai vecchi sostenitori del regime del dittatore Omar Al Bashir, defenestrato da un colpo di Stato l’11 aprile 2019. Appoggio politico è arrivato dalla Cina che negli ultimi anni ha stipulato buoni rapporti commerciali con la giunta militare del generale Burhan. Anche l’Egitto appare schierato con il presidente. Quindi Il Cairo e Pechino, avversari degli islamisti in patria sono loro alleati a Khartoum.

Contro di lui nella lotta per il potere combatte il capo del janjaweed Dagalo “Hemetti”. I suoi uomini sono arabi di diverse tribù, famosi perché in Darfur si sono macchiati di orrendi massacri: bruciavano i villaggi africani, stupravano le donne, ammazzavano gli uomini e rapivano i bambini per renderli schiavi e arruolarli. Hemetti è sostenuto dai sauditi, dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche dai mercenari russi della compagnia Wagner legata al Cremlino.

Resta da vedere come si schiereranno gli altri attori che certamente non resteranno fuori dalla partita: Stati Uniti, Europa e Cina.

In questo puzzle piuttosto complicato bisogna tener anche conto del fatto che Hemetti si è fatto dare un po’ di finanziamenti dall’Unione Europea e addirittura l’Italia aveva varato un programma segreto di addestramento, rivelato a suo tempo da Africa ExPress. Il compito affidato ai suoi tagliatori era quello di controllare i confini tra Sudan e Libia per impedire ai migranti di arrivare al Mediterraneo.

Sul campo la situazione è assai confusa e, come sempre in questi casi, è difficile distinguere la verità dalla propaganda. I ribelli hanno sostenuto che le loro Rapid Support Forces ieri hanno arrestato il direttore del Military Intelligence Institute, cioè l’agenzia dello spionaggio, il brigadiere generale Haider Muhammad Ahmed.

Un ufficiale dell’esercito invece, parlando con i giornale Sudan Tribune, ha annunciato che i governativi hanno riconquistato l’aeroporto della città settentrionale di Merowe. Lo scalo era passato sabato nelle mani dei janjaweed che avevano anche diffuso un video nel quale di vedevano militari egiziani catturati dai ribelli.

Venerdì invece all’aeroporto di Khartoum sono stati colpiti diversi aerei fermi in parcheggio sulla pista. Tra gli altri un velivolo ucraino e due cargo Ilyushin la cui nazionalità non è nota. Cosa ci facessero  in Sudan non è ancora molto chiaro

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