Trionfo dei Masai in Tanzania: cancellate le accuse di omicidio contro 24 loro leader

L’accusa era anche di cospirazione, ma il poliziotto è stato ucciso il giorno successivo all’arresto dei “cospiratori”

0
2781

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
2 dicembre 2022

Le accuse di omicidio e cospirazione per 24 membri di etnia Masai della Tanzania sono cadute dopo oltre cinque mesi di lotta per la giustizia. Lo ha confermato Amnesty International in un comunicato.

L’organizzazione per i diritti umani, da subito, ha seguito la vicenda che ha visto la brutale arroganza del potere contro la comunità Masai.

proteste masai
Proteste masai contro gli sfratti forzati dalla loro terra ancestrale

“L’archiviazione di queste accuse contro membri del popolo Maasai è inequivocabilmente la decisione giusta. Non avrebbero mai dovuto essere arrestati – ha dichiarato Muleya Mwananyanda, direttore regionale di Amnesty per l’Africa orientale e meridionale -. Il loro crimine è stato esercitare il diritto di protestare mentre le forze di sicurezza cercavano di confiscare loro la terra in nome della conservazione”.

I Masai contro le espulsioni per la “conservazione”

I fatti risalgono a 7 giugno scorso quando le forze di sicurezza tanzaniane e le autorità della Ngorongoro Conservation Area sono arrivate a Loliondo. In nome della “conservazione”, con la forza, hanno iniziato a sfrattare la popolazione. Quindi hanno sequestrato 1.500 chilometri quadrati di terra ancestrale rivendicata da oltre 70.000 Masai.

Nei giorni successivi c’è stato un braccio di ferro tra la comunità masai e le forze dell’ordine. Gli abitanti di quattro villaggi – Ololosokwan, Oloirien, Kirtalo e Arash – hanno iniziato le proteste contro gli abusi delle forze dell’ordine. Hanno espresso il loro dissenso togliendo i marcatori posti dalle forze di sicurezza per delineare i confini delle terre rivendicate.

Ngorongoro park map
Immagine satellitare del Ngorongoro park (Courtesy GoogleMaps)

La polizia spara ad altezza d’uomo

La reazione della polizia è stata violenta: ha arrestato 10 capi masai e altre 17 persone. L’accusa, oltre a quella di cospirazione, era anche di omicidio per la morte di un poliziotto. Ma l’agente è morto il giorno successivo all’arresto dei “cospiratori”.

Le persone arrestate sono rimaste 11 giorni in prigione. Le autorità non hanno loro permesso di incontrare i legali né di contattare le famiglie. Il giorno peggiore dall’inizio delle proteste è stato il 10 giugno. Contro i manifestanti la polizia ha sparato proiettili e lacrimogeni ad altezza d’uomo.

Risultato della triste giornata: 32 manifestanti masai feriti da armi da fuoco e un poliziotto ucciso da una freccia.

Terre ancestrali svendute agli Emirati

Il problema sta nel fatto che quelle terre ancestrali dei Masai, trenta anni fa, sono state affittate senza l’autorizzazione dei nativi. Secondo Amnesty nel 1992 il governo della Tanzania ha dato l’intera zona di Loliondo a una compagnia degli Emirati Arabi Uniti (EAU).

Verrebbe utilizzata a scopo di caccia e per la realizzazione di attrattive turistiche.

Amnesty: stop alla repressione dei Masai

“Le autorità tanzaniane devono interrompere immediatamente le operazioni di sicurezza in corso a Loliondo – si legge nel comunicato di Amnesty -. Deve garantire che tutte le terre tradizionali dei pastori che hanno sequestrato siano restituite agli indigeni Masai.

La Tanzania deve smettere immediatamente di reprimere il diritto alla libertà di riunione. Il governo dovrebbe invece prendere provvedimenti per proteggere il diritto di protesta”.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

Twitter:
@sand_pin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43 e ti richiameremo. Specifica se vuoi essere iscritto alla Mailing List di Africa Express per ricevere gratuitamente via whatsapp
le news del nostro quotidiano online.

 

Congo-K: per scacciare i pigmei dal parco ancora omicidi, stupri, mutilazioni, bambini bruciati vivi e violenze

Kenya, il popolo Sengwer sfrattato teme il genocidio in nome della conservazione della natura

Uganda, il calvario della minoranza Benet cacciata dalle proprie case e senza diritti

Survival accusa il Wwf: non vuole coinvolgere i pigmei nella tutela delle foreste

Diritti umani dei pigmei violati in Camerun, Survival: WWF sapeva degli abusi ma ha taciuto

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here