Allerta ebola in tutto il mondo, morto il medico che curava gli ammalati in Sierra Leone

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Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 1. Agosto 2014
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato l’allarme: fermare ebola prima che il contagio si diffonda fuori dalla regione africana colpita finora, mentre la presidente della Liberia, Hellen Johnson Sirleaf ammonisce: “Le conseguenze dell’epidemia possono essere catastrofiche. Non è solo un nostro problema. C’è il rischio che diventi un problema più ampio. Occorre uno sforzo internazionale comune”. 

VITTIMA IN OSPEDALELa Liberia ha preso misure drastiche: chiuse le scuole e alcuni edifici pubblici, la Sierra Leone ha inviato i soldati per isolare gli ammalati, la Guinea, che qualche giorno fa aveva annunciato trionfalmente di avere la situazione sotto controllo, ha invece fatto macchina indietro annunciando nuove misure per il controllo della malattia.

Il micidiale virus ha ucciso un eroe: il medico virologo, Sheik Umar Khan, 39 nove anni, un combattente che non si era arreso di fronte al killer ebola. Khan ha seguito oltre cento pazienti in Sierra Leone, il suo Paese che ora lo piange. E’ morto solo una settimana dopo aver contratto il micidiale virus. Le sue condizioni sono apparse subito gravi. Dietro richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità  un ospedale di Amburgo (Germania), il Bernhard-Nocht Institut, era pronto ad accoglierlo, come ha confermato un medico dell’ospedale, Jonas Schmidt-Chanasit all’emittente televisiva tedesca, NDR.

“Lo aspettavamo per questo fine settimana – ha aggiunto Schmidt-Chanasit – ma non ha fatto in tempo. Abbiamo un reparto di isolamento speciale, con un sistema di areazione innovativo;  usiamo precauzioni particolari anche per il personale medico e paramedico che assiste i pazienti. Il loro abbigliamento protettivo viene incenerito ogni tre ore, comprese le maschere per l’ossigeno. Siamo pronti ad accogliere altri pazienti.

virusIn Liberia sono stati contagiati anche due cittadini americani. Un medico, Kent Brandly di 33 anni e Nancy Writebol. Entrambi lavoravano per Samaritan’s Purse, un’organizzazione fondamentalista cristiana che opera in diversi Paesi africani. Entrambi saranno rimpatriati negli Stati Uniti con un volo speciale. Viaggeranno su un aereo particolare, un vecchio Gulfstream III che è stato acquistato dalla Royal airforce danese e modificato per il trasporto a lunga distanza per pazienti gravemente ammalati o portatori di virus contagiosi come, appunto l’ebola.

Al suo interno ci sono tende di plastica, con un sistema di aereazione autonomo, che impedisce all’aria respirata dai pazienti di raggiungere altre parti dell’aereo. Secondo la CNN il Gulfstream sarebbe partito giovedì sera alle 17.00 da Castersville, Georgia (USA) per l’aeroporto Robertsville di Monrovia (capitale della Liberia). I due pazienti americani sono attesi all’Emory Hospital di Atlanta.

Il virus ebola non arresta la sua folle corsa, come lo accerta l’ultimo bollettino dell’OMS, pubblicato il 31 luglio 2014:

Situazione tra il 24 ed il 27 luglio 2014

Guinea: 33 nuovi casi,  22 morti dall’inizio dell’epidemia sono morte 339 persone.

Liberia: 80 nuovi casi, 27 morti. Dall’inizio dell’epidemia sono morte 156 persone.

Nigeria: un nuovo caso, un morto. Dall’inizio dell’epidemia è morta una persona.

Sierra Leone: nuovi casi, 9 morti. Dall’inizio dell’epidemia i morti sono stati 233.

Imedico e ammalatan totale le persone finora contagiate sono 1323. I deceduti 729. L’OMS non sconsiglia, per ora, i viaggi nei Paesi colpiti dall’epidemia, cioè Guinea, Liberia, Sierra Leone e Nigeria e la chiusura delle frontiere.

Il gigante dell’Africa è l’ultimo dei quattro Paesi ad essere stato colpito dall’ebola. Grazie alla collaborazione delle autorità aeroportuali, l’OMS, la Croce Rossa Internazionale ed altre organizzazioni, le persone entrate in contatto con il cittadino liberiano che ha raggiunto con un aereo di linea Lagos, dove è deceduto in un reparto di isolamento pochi giorni dopo, sono state rintracciate e vengono seguite da un’ equipe specializzata. Per il momento pare che una sola persona abbia contratto il virus.

In Sierra Leone, il presidente Ernest Bai Koroma, rivolgendosi alla nazione mercoledì scorso, ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi sessanta-ottanta giorni. Ha inoltre promesso di incrementare il servizio di protezione da parte delle forze dell’ordine per medici e paramedici, che spesso vengono aggrediti dai familiari degli ammalati. Non vogliono che i loro cari muoiano soli e isolati.

volto che sta maleE’ difficile far comprendere alla popolazione che i pazienti vanno curati in reparti speciali. Chi è stato in contatto con chi ha contratto il virus, invece, deve essere seguito da medici specializzati.  Un altro fattore da non sottovalutare sono i funerali. Le persone decedute non devono essere toccate senza protezione. Il virus è talmente potente, continua a uccidere anche se la persona è già morta.

La morte di Khan non è passata inosservata nei Paesi occidentali. La folle corsa di ebola preoccupa ora anche i governi europei. Mercoledì si è tenuta una riunione d’emergenza al Cabinet Office di Londra, presieduta dal segretario agli affari esteri, Philip Hammond, che ha poi riferito alla stampa: “Per ora non intendiamo prendere precauzioni particolari per i voli internazionali provenienti dai Paesi colpiti dall’ebola. Dobbiamo impegnarci, affinché resti circoscritto nelle zone colpite finora e l’unica cosa che possiamo fare per combattere questo killer, è stanziare altri fondi.

tecniciSettimana scorsa il Departement for International development ha stanziato duemilioni di Sterline, disponibili con effetto immediato, per le organizzazioni che combattono l’ebola sul campo: Croce Rossa Internazionale, Medici senza Frontiere e altri, mentre la Commissione europea ha messo a disposizione 2 milioni di euro mercoledì scorso.

Jeremy Hunt, ministro alla sanità del Regno Unito, in una conferenza stampa ha dichiarato: “Abbiamo informato i medici in tutto il Paese di prestare la massima attenzione a pazienti che si presentano negli ambulatori con sintomi che potrebbero ricondurre all’ebola, in particolare se sono reduci da un viaggio nei Paesi colpiti”.

Anche il ministro alla salute, Beatrice Lorenzin, ha dichiarato proprio oggi che non c’è alcun rischio ebola nel nostro Paese, sottolineando: “Siamo attrezzati per individuare ogni rischio di importazione della malattia”. Il ministero ha da tempo dato disposizioni per rafforzare la sorveglianza nei punti di ingresso internazionali, con indicazioni precise sulle navi che toccano i porti dei Paesi colpiti e sulle segnalazioni di casi sospetti sugli aerei”, ha aggiunto la Lorenzin

I migranti, i richiedenti asilo che raggiungono le nostre coste non rappresentano alcun pericolo . Sono in viaggio da molto tempo e il periodo di incubazione del virus è molto breve. Come ha detto Gavino Maciocco: “La malattia è forse l’unica cosa democratica rimasta.  Colpisce tutti”.

Cornelia I. Toelgyes

corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes

Ebola, softly, softly on bush meat

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