Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
21 marzo 2022
La polizia sudafricana è in stato di allerta per l’ondata di xenofobia che ha nuovamente investito il Paese. I capi delle forze dell’ordine hanno quindi vietato la marcia indetta a Johannesburg per il 21 marzo da una coalizione di organizzazioni della società civile, KAAX (Kopanang Africa Against Xenophobia). Il nuovo gruppo è stato fondato alla fine di febbraio di quest’anno, dopo nuovi disordini nei confronti degli stranieri e comprende sindacati, organizzazioni religiose e molte ONG.
La data della manifestazione è stata notificata in tempo e debito alle autorità di Johannesburg, ma la polizia l’ha annullata perchè teme problemi di ordine pubblico, ritiene che la marcia potrebbe provocare nuovi scontri. Attivisti e organizzatori, invece, proprio in questo giorno avrebbero voluto mostrare il volto generoso, pacifico e tollerante dei sudafricani.
Il 21 marzo è una data significativa, in particolare per il Sudafrica, in quanto si celebra la giornata internazionale contro il razzismo, discriminazioni razziali, xenofobia e altre forme di intolleranza. Tale celebrazione è stata istituita dalle Nazioni Unite per commemorare il massacro avvenuto a Sharpeville, in Sudafrica, nel 1960.
In quella giornata, la polizia uccise 69 manifestanti neri che protestavano contro l’introduzione dell’Urban Areas Act, provvedimento in base al quale i cittadini sudafricani neri dovevano esibire uno speciale permesso se fermati nelle aree riservate ai bianchi. L’operato del governo sudafricano venne ufficialmente condannato dall’ONU.
Pare comunque inverosimile che la marcia sia stata vietata, e proprio in un giorno così importante per il Paese. La Carta dei Diritti, parte integrante della Costituzione sudafricana, prevede: “Tutti hanno il diritto di riunirsi, di manifestare pacificamente e disarmati e di presentare petizioni”. Anzi, marce del genere non necessitano nemmeno autorizzazioni da parte del governo o della polizia, bisogna solamente notificare alle autorità la data dello svolgimento della manifestazione.
Gli organizzatori si rivolgeranno alla Corte suprema per far annullare il provvedimento emanato dalla polizia contro la marcia anti-xenofobia che intendono programmare per un altro giorno.
A metà gennaio di quest’anno sono scoppiati nuovamente disordini a sfondo xenofobo contro lavoratori stranieri di altri Paesi africani presenti in Sudafrica. Anche a fine febbraio centinaia di manifestanti si sono radunati a Johannesburg con il nome di “Operation Dudula”, accusando immigrati senza regolare permesso di soggiorno di “rubare” i lavori poco qualificati ai sudafricani.
Nel Paese sono presenti più o meno 4 milioni tra rifugiati, migranti illegali, espatriati. E oggi, con un tasso di disoccupazione che è arrivato al 35 per cento, tra i giovani ha raggiunto addirittura il 66 per cento, riaffiora lo spettro della xenofobia. Momenti di gravi tensioni in tal senso si sono già verificati nel 2008, 2015 e 2019.
Per ora le manifestazioni xenofobe si sono svolte in modo pacifico. Gli organizzatori hanno vietato l’uso di armi, ma hanno voluto esprimere la loro frustrazione e il loro malcontento contro la presenza degli stranieri, urlando slogan: “Tutti gli appartamenti di Johanneburg sono occupati da stranieri, tutta la città è piena di non sudafricani”. Qualche minaccia è stata fatta anche ai datori di lavoro.
La tensione resta alta, i sentimenti xenofobi si propagano, e molti politici non fanno che incentivare l’odio nei confronti dello straniero. Recentemente il governo stesso ha dichiarato che alcuni lavori vengono per lo più svolti da mano d’opera non sudafricana. Ora è al vaglio una nuova legge sull’imposizione di eventuali quote.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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