Africa ExPress
15 marzo 2022
Bruciato vivo in Etiopia un uomo originario del Tigray. Alcuni degli autori del criminale gesto indossavano uniforme dell’esercito, altri quelle delle forze di sicurezza regionali. Un’esecuzione in piena regola, ripresa in un video, postato suoi social media la scorsa settimana.
Nel raccapricciante filmato si vedono uomini in uniforme, mentre trascinano la vittima verso una pira fumante, dove sono appena distinguibili i corpi di altre persone, già parzialmente bruciati. A nulla servono le urla spietate della vittima, colpevole solo di appartenere a un etnia non gradita dai militari e agenti presenti. La richiesta di essere risparmiato da una morte così crudele rimane inascoltata. Incuranti delle urla, gli aguzzini lanciano la vittima nel fuoco e sghignazzando, si chiedono come consumare la carne, se accompagnata da injera (pane tradizionale) o con il pane.
Un portavoce del servizio addetto alle comunicazioni del governo etiopico, ha fatto sapere che il crudele omicidio è accaduto nella regione di Benishangul-Gumuz, a Ayisid Kebele della zona di Metekel. Finora non è stata resa nota la data precisa dell’esecuzione. Benishangul-Gumuz, che si trova nella parte occidentale del Paese, da oltre un anno è teatro di frequenti violenze etniche, che finora hanno causato la morte di centinaia di civili. La regione in questione non è direttamente coinvolta nel sanguinoso conflitto scoppiato nel novembre 2020 tra le forze etiopiche e il TPLF (Tigray People’s Liberation Front).
Durante il periodo in cui è rimasto in vigore lo stato d’emergenza imposto dal governo (da novembre a febbraio) secondo i dati delle Nazioni Unite, sono stati arrestati oltre 15 mila tigrini. Le autorità avevano il potere di detenere i cittadini senza capi d’accusa; non era necessario alcun mandato per perquisire le case e/o altro.
Di fronte alle atrocità commesse ora, si sono indignate persino le autorità di Addis Abeba e hanno promesso di avviare un’indagine su quanto è accaduto e di perseguire penalmente i responsabili di questi atti disumani.
L’Ethiopian Human Rights Commission sta già investigando sull’orrendo crimine commesso; in base ai dati finora raccolti, ha fatto sapere che alcuni soldati etiopici avrebbero fermato un pullman sul quale viaggiavano 8 tigrini appena rilasciati di prigione, accusandoli di voler preparare un attacco, perchè trovati in possesso di un cellulare satellitare e soldi in contanti.
Gli uomini sono stati trattenuti e picchiati da agenti della sicurezza, che hanno poi sparato contro i poveracci; infine hanno bruciato i loro corpi martoriati dalle pallottole.
Sempre secondo quanto riportato dalla commissione, poco dopo militari e agenti avrebbero scoperto un’altra persona originaria del Tigray, nascosta in un’automobile. L’uomo sarebbe stato legato e buttato ancora vivo nel fuoco. La commissione ha confermato la presenza di militari etiopici, altri con uniformi dell’Amhara e altri ancora della regione delle Nazioni (Southern Nations, Nationalities, and People’s Region). Finora non è stato trapelato chi tra questi abbia gettato vittime nel rogo.
Nella giornata di ieri l’ambasciata degli Stati Uniti accreditata a Addis Abeba ha postato sul suo account Twitter un post sul terrificante fatto accaduto nella regione Benishangul-Gumuz.
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