Dal Nostro Corrispondente
Michael Backbone
Nairobi, 1° febbraio 2022
Nuovo attentato nella regione dell’nord-est del Kenya, in prossimità della frontiera con la Somalia. Secondo quanto afferma un rapporto della polizia, un minibus ha urtato una mina artigianale. Quindi è poi stato crivellato da colpi sparati da fucili automatici e lanciagranate. Il bilancio è di sei morti e di sette feriti. Finora l’attacco non è stato rivendicato.
Giovedì scorso la comunità straniera del Kenya è stata martellata da un passaparola di notizie ferali circa un possibile attacco terroristico nei luoghi di svago e di consumo, solitamente frequentati da stranieri.
L’ambasciata francese prima, la tedesca poi e per finire anche quella statunitense, nel giro di poche ore hanno diffuso comunicati di allerta su possibili attacchi dei terroristi.
La comunità internazionale residente in Kenya è ormai abituata a tali avvisi, ma questa volta il governo keniota ha risposto pubblicamente il giorno seguente, informando che queste notizie erano probabilmente senza fondamenta e qualora lo fossero state, il Paese è pronto a affrontare il problema con capacità, responsabilità e tempestività. In sostanza, una risposta autarchica a stretto giro di posta, smentendo le cassandre internazionali.
La molto discreta ambasciata italiana non ha ritenuto utile associarsi agli avvisi ai connazionali, nè mai lo ha fatto in tempi recenti: rimane tuttavia che azione o inazione, il Kenya sembra voglia affermare la propria volontà sovrana e indipendenza di azione nel proteggere tutti coloro che abitano sul suolo keniota senza distinzioni.
Il passato recente sembra smentire questo proclama, visto che nelle vicinanze di Lamu a più riprese sono state segnalate ultimamente diverse azioni di gruppi terroristi che hanno purtroppo mietuto vite keniote: l’assenza di vittime straniere sicuramente non ha reso le gesta dei miliziani al- Shebab eclatanti al punto da essere riportate sui media internazionali.
Resta comunque una certa diffidenza con cui questi eventi vengono gestiti dal governo di Nairobi. Da oltre tre anni vige il totale silenzio su come le autorità intendono affrontare il problema.
Sul filo esile, eppure estremamente strategico, la continuità del business del turismo, per l’economia tutta del Paese, il lavoro di narrazione tende a rassicurare ufficialmente non solo la popolazione, ma soprattutto gli interlocutori/investitori stranieri. Permane tuttavia un senso di ansietà nell’attesa del “prossimo” evento che cancellerebbe le assicurazioni fornite, sperando non accada e non si debbano contare altri morti innocenti.
Va ricordato che i terroristi al-Shabab non perdonano la presenza delle truppe keniote nel contingente dell’ AMISOM, Missione dell’Unione Africana in Somalia. A metà settembre, nella contea di Lamu, durante un’imboscata di un convoglio, sono morti 15 militari delle forze armate del Kenya L’attentato è poi stato rivendicato dai macellai somali.
Come elemento a sostegno della volontà di uscire dalla Somalia, la diatriba con il governo di Mogadiscio per dirimere la questione della ridefinizione dei limiti delle acque territoriali contese, ai fini dello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi off-shore, sembra intervenire come moneta di scambio: garantire la continuità della protezione e assistenza militare dei kenioti AMISOM nei confronti dei vicini somali in cambio di una migliore risoluzione della questione delle acque.
E’ accertato che le azioni dei terroristi che hanno avuto luogo in Kenya nei tempi recenti, dal centro commerciale Westgate nel settembre 2013, a Mpeketoni, a Garissa, all’attentato al Dusit di Nairobi (avvenuto proprio tre anni or sono), sono state fomentate o sono state opera diretta di gruppi legati a al-Shebab.
Esiste dunque una piattaforma sulla quale decisioni ben più importanti che qualche attentato più o meno sotto la sfera del controllo/prevenzione delle autorità di Nairobi potranno far orientare le decisioni: la prova di sovranità del Kenya a fronte di possibili attacchi terroristi è solo un tassello di questo complicato mosaico di stabilità regionale.
Michael Blackbone
michael.backbone@gmail.com
@africexp
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