Pandora Papers: ecco i tesori di tre presidenti africani nei paradisi fiscali

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pandora papers
Pandora Papers

sandro_pintus_francobolloSpeciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 27 ottobre 2021

Nei Pandora Papers del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) non potevano non esserci anche i politici africani. Sono una cinquantina i leader e funzionari pubblici che appartengono a 18 Paesi del grande continente. Il Paese africano che ha il maggior numero di personaggi politici con legami nei paradisi fiscali è la Nigeria con 11. Seguono l’Angola con nove e la Costa d’Avorio con cinque.

Pandora Papers, investigazione del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ)
Pandora Papers, investigazione del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ)

Quasi dodici milioni di documenti

Sono 11,9 milioni i leak secretati che hanno prodotto i Pandora Papers. Un lavoro immenso quello prodotto dai giornalisti di ICIJ. Dai documenti esaminati, tutti questi personaggi avevano collegamenti con paradisi fiscali off-shore. Le vere “isole del tesoro” sono le Isole Vergini Britanniche e Cipro ma anche Panama. I documenti esaminati mostrano strutture finanziarie segrete e trust nei paradisi fiscali. Riescono a palesare le tattiche finanziarie intricate dei potenti del mondo. Anche quelle dei ricconi del continente nero.

I giornalisti investigativi hanno svelato un mondo parallelo dove i super-ricchi del pianeta riescono a occultare i loro tesori. Ricchezze che nei Paesi poveri, soprattutto in Africa, privano le popolazioni dei servizi sanitari, dell’educazione e dei diritti umani. Tra questi potenti e facoltosi personaggi troviamo tre presidenti africani: Uhuru Kenyatta (Kenya); Denis Sassou Nguesso (Repubblica del Congo) e Ali Bongo (Gabon). Oltre ad ex ministri e premier.

Il tesoro di Uhuru Kenyatta

Grazie ai Pandora Papers si è scoperto che la famiglia Kenyatta “ha accumulato segretamente una fortuna personale dietro veli societari offshore”. Secondo Pandora Papers la famiglia presidenziale possiede beni off-shore pari a un valore di 30 mln di dollari (quasi 26 mln di euro). Queste proprietà, attraverso società e fondazioni a Panama e nelle Isole Vergini Britanniche, sono protette dal controllo pubblico. Il vantaggio di questi paradisi fiscali è che permettono di non rendere pubblici i nomi dei proprietari dei beni. Uhuru Kenyatta è conosciuto per la sua guerra contro la corruzione durante la campagna presidenziale del 2017 portata avanti anche dopo la sua ultima elezione.

Da sinistra: Uhuru Kenyatta, Denis Sassou Nguesso e Ali Bongo
Da sinistra: Uhuru Kenyatta, Denis Sassou Nguesso e Ali Bongo

Svelato il segreto di Denis Sassou Nguesso

I diamanti piacciono a Denis Sassou Nguesso, presidente della Repubblica del Congo e alla sua famiglia, al potere da 36 anni. Il capo dello stato del Congo-Brazzaville possedeva una società che controllava le miniere di quelle gemme, minerale tra i beni più preziosi del Paese africano. Pandora Papers, ha svelato il segreto di Nguesso. Il presidente africano secondo ICIJ, aveva protetto la sua società registrandola nelle Isole Vergini Britanniche.

Le due società di comodo di Alì Bongo

La famiglia Bongo è al potere in Gabon da 50 anni. Omar Bongo, per oltre 40 anni ha governato il Paese con il pugno di ferro fino alla sua morte. Nel 2009 è andato al potere il figlio Alì. Secondo Pandora Papers, Alì Bongo Ondimba controllava sue società di comodo nelle Isole Vergini Britanniche. Oggi quelle società non esistono più ma si sa che erano sconosciuti gli scopi per i quali erano state create. La famiglia Bongo è stata accusata di saccheggiare il Paese e Ali Bongo Ondimba, è stato indagato di corruzione da Stati Uniti e Francia.

Quello dei tre presidenti africani non possiamo prenderlo come esempio di buone pratiche. Ma Prince Mashele, intellettuale sudafricano, direttore esecutivo del Centro per la politica e la ricerca, ci fa capire meglio le motivazioni.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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