Guerra di nervi e rapporti diplomatici tesi tra Algeri e Parigi

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Emmanuel Macron, il presidente francese

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
6 ottobre 2021

Finora la crisi tra Algeri e Parigi non tende a placarsi. Sabato scorso il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune ha richiamato l’ambasciatore accreditato in Francia, Mohamed Antar-Daoud per consultazioni e ha anche chiuso lo spazio aereo a tutti gli aerei militari del Paese d’Oltralpe.

Normalmente gli aeromezzi dell’aeronautica francese attraversano i cieli algerini per raggiungere le proprie basi nel Sahel, dove i militari dell’Opération Barkhane sono impegnati nella lotta contro i terroristi. Secondo quanto si apprende da una fonte dello Stato maggiore di Parigi, il divieto emesso da Algeri non turba più di tanto il traffico militare francese.

Emmanuel Macron, il presidente francese

Le tensioni sono iniziate a fine settembre con l’annuncio della Francia di voler ridurre sensibilmente i visti d’entrata nel proprio Paese. Tali misure non hanno colpito solo l’Algeria, sono state estese anche a Tunisia e Marocco. Parigi non ha infatti apprezzato la scarsa collaborazione da parte delle autorità dei tre Paesi per il rilascio di lasciapassare (documento di viaggio di breve durata per chi è sprovvisto di passaporto o carta d’identità) necessari per il rimpatrio dei migranti “clandestini”.

Ma quello che ha irritato maggiormente il governo algerino sono le dichiarazioni rilasciate dal presidente Emmanuel Macron davanti a giovani discendenti arabi di protagonisti a fianco dei francesi nella guerra d’Algeria (Harki), invitati all’Eliseo per un colloquio sulla memoria. Nel 2018 Macron aveva già conferito la Legion d’Honneur, la massima onorificenza del Paese, a oltre 20 harki e persone che hanno combattuto per Parigi.

Il quotidiano francese Le Monde, ha riportato in un suo articolo che durante il ricevimento Macron si è espresso in questi termini: “Il sistema politico-militare algerino è stato costruito sulla rendita commemorativa”, cioè copiando l’organizzazione francese. Dichiarazioni ovviamente non apprezzate dalle autorità di Algeri e ritenute inammissibili perchè si scontra con i principi che dovrebbero governare una possibile cooperazione franco-algerina in materia di memoria. Eppure Macron, come ricorda la stampa algerina, durante una sua visita a Algeri nel 2017 mentre era ancora in piena campagna elettorale aveva detto: “Ritengo il colonialismo come un crimine conto l’umanità”.

Gli Harki, algerini che hanno combattuto a fianco delle truppe francesi

Il capo di Stato francese, in un’intervista rilasciata ieri su France Inter, ha detto che la situazione attuale è la replica di quanto è accaduto un anno fa. Allora Algeri aveva richiamato il proprio ambasciatore per la diffusione di un documentario sulla televisione francese.

“Ho il massimo rispetto per il popolo algerino e intrattengo relazioni cordiali con il presidente Tebboune. E spero vivamente che si possa arrivare a una distensione, anche se ci sono disaccordi”, ha specificato il presidente francese.

Nel 2020 i due Paesi hanno affidato il compito di ricostruire la memoria come strumento di riconciliazione a ricercatori storici di entrambe le rive del Mediterraneo. A fine gennaio lo storico francese Benjamin Stora ha consegnato la propria a Macron. Un mese dopo il rapporto è stato respinto dalle autorità algerine perchè considerato non oggettivo anche per la mancanza di un riconoscimento ufficiale da parte della Francia dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità perpetrati durante i 130 anni di occupazione dell’Algeria.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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