Scontri, scuole bruciate e violenza: così il Kenya si prepara alle presidenziali del 2022

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Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya

Dal Nostro Corrispondente
Michael Backbone
Nairobi, 16 settembre 2021

Tra meno di un anno in agosto 2022, avranno luogo le elezioni presidenziali e quelle per i senatori e deputati del Kenya. Nei mesi antecedenti la campagna ufficiale, si assistono a segnali non tanto velati di un solito rimescolamento delle alleanze che si tessono per assicurarsi un “posto a tavola” alla guida del Paese. Naturalmente non si tratta di scontri tra ideologie o sensibilità politiche diverse ma solo di lotte per acquisire potere e privilegi. 

Uhuru Kenyatta, presidente del Kenya

Il primo elemento palese è la forte fluidità (e forse immaturità) di queste alleanze: allorquando il Kenya nel 2017 confermava un bipartito classico composto dalle solite coalizioni tribali (Kikuyu, di cui fa parte il Presidente Kenyatta,  e Kalenjin, del defunto presidente Moi, con Ruto oggi come Vice Presidente), ora il baricentro sembra palesarsi verso una ricomposizione di leadership Kikuyu-Luya-Luo con una moltitudine di cespugli e ciuffetti etnici minori, che si attaccano al carro del vincitore.

Il tutto accade in modo disinvolto, anche se la matematica elettorale è scandita dal metronomo etnico Kikuyu, attorno cui varie maggioranze spontanee e di convenienza possono comporsi in subalternità.

A un anno dunque dalle elezioni, per le quali gli osservatori internazionali non sono certamente ottimisti, le schermaglie sono iniziate a tutti i livelli della società. In tutte le contee del Paese si assiste al ritorno di leitmotiv ricorrenti sostanzialmente di tipo economico, ovviamente nobilitati da eleganti principi di nessun interesse. In quelle attorno al Monte Kenya il ritornello è sempre lo stesso: l’appropriazione da parte di famiglie che una volta erano coloniali perlopiù britannichei di vasti appezzamenti di terra ora rivendicati dalle popolazioni locali che nel parecchio tempo fa hanno sofferto un’esproprio di terre.

Tali confische spesso hanno contorni confusi e sembra perlomeno strano che un latifondista voglia inimicarsi chi in fondo apporta valore, conoscendo le terre meglio del proprietario stesso.

Rimane tuttavia il fatto che questo giustizialismo un po’ becero avviene ad ogni elezione, proprio quando i candidati di alcune contee (Laikipia, Samburu, West Pokot e Baringo, circa 49,000Km quadrati di territorio) agitano gli spiriti con intenti dichiaratamente infiammatori.

Ne sa qualcosa la conservazionista italiana Kuki Gallman, che in due occasioni è stata presa a fucilate da parte di facinorosi che, aizzati a bella posta, hanno invaso il suo parco faunistico a Laikipia, con il solito motivo: invadere la terra per far pascolare il bestiame. Non senza dimenticare che le aree come quelle amministrate dalla nostra compatriota sono riserve faunistiche, ossia con animali selvaggi solitamente carnivori.

La contea di Laikipia si trova a meno di 200 chilometri a nord di Nairobi. Si tratta di un altopiano dominato dalla vista del Monte Kenya, la vetta più alta del Paese. Il parco faunistico di Kuki Gallman si chiama Ol Ari Nyiro, a sinistra in alto nell’immagine, e il suo nome significa “origine di molte sorgenti”.

L’ultima “punizione” mirata, a fucilate, inflitta alla Gallman data di maggio scorso. Successivamente nella contea sono scoppiati violenti disordini.

La punizione generale invece, ha investito ultimamente proprio gli indigeni che in un modo o l’altro beneficiano degli sforzi dei proprietari terrieri non autoctoni intenti a mantenere in condizioni di sostenibilità le terre, sviluppando un equilibrio tra fauna e agricoltura: da un lato un’inestimabile valore in termini di conservazione delle specie in via di estinzione e dall’altra l’unica risorsa reale dei locali.

Una contraddizione sfociata in un conflitto reale che dura da decenni: difficile conciliare carovane di turisti che portano e pagano in valuta pregiata per vedere e fotografare elefanti e leopardi, con esigenze dei pastori e contadini locali interessati a pascoli per le loro mandrie o terreni per coltivare e vivere…..

Scuole bruciate, uccisioni, risse al machete che hanno spinto il Ministro dell’Interno Matiang’i a inviare sul posto truppe di élite per ristabilire l’ordine. I politici locali, dal canto loro, in cerca di un nuovo scranno continuano a gettare olio sul fuoco, provocando incidenti che coinvolgono anche quegli elettori che tra meno di un anno si esprimeranno.

Ma c’è di più. Qualcuno interessato a provocare disordini scheda i proprietari terrieri e sobilla pastori e contadini nella speranza che cresca il loro astio. Hanno buon gioco grazie ai social media che amplificano notizie spesso imprecise, molto più spesso errate e soprattutto infiammatorie degli animi. Ecco, come prova, questo Tweet di un certo Ali Mahamud che all’anagrafe è di identità incerta, e potrebbe essere un politico della contea vicina di Marsabit, o un passato Governatore o un semplice identitario affiliato al campo dell’aspirante Presidente 2022 William Ruto. Ali Mahamud pubblica la lista dei proprietari terrieri tutti regolarmente non Kenioti, con solerzia di dettagli falsi e, a volte, anche coloriti.

La giaculatoria ovviamente attacca i presunti proprietari terrieri di quelle zone, affermando banalità non verificabili,.

La prima della lista, come detto oggetto di colpi d’arma da fuoco due volte in quattro anni, governa un parco faunistico proprio nella Contea. Già immagino la sua felicità nel vedersi associata a propositi provocatori che poco si confanno alla sua natura, allo spirito con il quale spesso ha difeso con unghie e denti questo angolo di natura incontaminata.

Gli altri proprietari terrieri della zona sono elencati con una certa malizia, il totale delle terre detenute è ovviamente calcolato per eccesso e non è del tutto reale, ma neanche i posti elencati sono tutti nella contea di Laikipia che, secondo le statistiche correnti, copre 8,696 chilometri quadrati. Un chilometro quadrato equivale a 247.11 Acri.

Per esempio il decimo della lista è uno dei soci fondatori della nota marca “Puma” e ha investito parecchio denaro per destinare la proprietà a riserva faunistica.

Il quattordicesimo terreno è di proprietà di una delle famiglie britanniche più longeve del Kenya, uomini politici, governatori e lady Delamere sindaca di Nairobi nei primi anni Sessanta, ai tempi di Jomo Kenyatta, il primo presidente.

Se avete voglia di leggere qualche pettegolezzo sulle proprietà in questione, andate qui: The aristocratic class that owns huge tracts of land in Kenya

Se invece volete trarne una morale, pensate che queste terre, magari un secolo addietro o più, sono passate di mano per atto d’imperio, ma da quel momento in poi sviluppi successivi hanno portato benefici per tutti, compresi lavoro e ricchezza alla comunità locale.

Questo tipo di giustizialismo un po’ stantio certamente non giova alla classe più povere  del Kenya ma neppure alle classe media e lavoratrice.. Piuttosto giova all’imbelle classe politica per affermare le sue ambizioni. La si potrebbe leggere come la versione locale di un populismo vernacolare che attizza qualche spirito sconnesso per incassare voti prebende a spese dei poveracci usaticome massa di manovra.

Michael Backbone
@
africexp
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