Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
17 maggio 2021
“Aveva un bell’aspetto, pieno di dignità e di grazia; una forza straordinaria sebbene non fosse molto alto e avesse il ventre grosso…”: Così dice Svetonio di Titus-Tito, l’imperatore romano.
Non fosse per l’altezza e il… ventre, lo stesso si potrebbe dire di un altro Titus, proclamato imperatore di Milano dopo la maratona di domenica scorsa. Titus Ekiru, 29 anni, corridore di lunghe distanze. Il sesto uomo al mondo a coprire i classici 42.195 metri sotto le 2 ore e 3 minuti.
La dinastia non è di quella dei Flavi, ma – se è consentito insistere nelle enfatizzazioni – quella di chi è abituato a correre fin da bambino, magari scalzo, nella Rift Valley, in Kenya. “La mia famiglia non aveva i soldi per pagarmi la retta scolastica – aveva dichiarato tempo fa Titus – così cominciai a correre. E ora sono in grado di aiutare la mia famiglia”.
Alla “Generali Milano Marathon 2021 special Edition”, Titus Ekiru, domenica mattina 16 maggio (partenza alle 6,30), ha scritto una pagina di storia nella corsa più lunga, affascinante, crudele: si è imposto nella prova maschile in 02:02’57”. Il tempo da battere era di 2h 4’46” stabilito sempre a Milano dallo stesso Titus nel 2019. Meglio di lui al mondo hanno fatto solamente il connazionale Eliud Kipchoge, 37 anni, (recordman con 2h01’39”), e gli etiopi Kenenisa Bekele, 39, Birhanu Legese Gurmesa, 26, e Mosinet Geremew, 29.
“Ringrazio Dio per il risultato ottenuto, ero sicuro della mia condizione ma il tempo fresco mi ha aiutato tantissimo”, ha dichiarato Titus, dopo aver tagliato il traguardo con un salto felino, alle spalle del Castello Sforzesco, partenza e traguardo della Maratona milanese. Quel Castello domenica è stato avvolto dalla bandiera del Kenya: alle spalle di Titus, infatti, si sono piazzati altri 2 keniani, Reuben Kiprop Kipyego, 24 anni, e Barnabas Kiptum, 35. Tutti e tre – secondo gli esperti – sono stati in qualche modo favoriti dalle scarpe supertecnolgiche, quelle col tacco di ultima generazione sempre più utilizzate dai runners di livello mondiale.
Anche in campo femminile, il risultato è stato strepitoso. Ha vinto Gebrekidan Hiwot Gebremaryam, etiope, classe 1995, col tempo di 2h19’35”: il migliore di sempre tra quelli realizzati a maggio, fanno notare gli statistici. Il record precedente era di 2h23’10”. Dietro di lei, guarda caso, ancora due keniane, Racheal Jemutai Mutgaa,ed Eunice Chebet Chumba.
Particolarmente soddisfatto l’imperatore Titus, ormai giunto alla conquista della quinta maratona (Siviglia, Honolulu, Messico, Milano). “Credo di poter migliorare la mia prestazione – ha commentato – è solo questione di tempo ma vedrete che arriverò anche io alle 2:01:00. Chi può dirlo? Ora torno a casa (dove lo aspettano la moglie e il figlioletto, ndr) e dopo un periodo di relax studierò il da farsi con il mio coach”.
Ne ha fatta di strada Titus, specialmente negli ultimi 4 anni, nonostante abbia dovuto ingoiare qualche boccone amaro in patria. Era stato selezionato, in un primo momento, per le Olimpiadi di Tokyo, dopo aver conquistato, primo keniano nella storia, la mezza maratona agli African Games; poi è stato escluso dalla nazionale, scaricato.
Fu una cocente delusione, ma come ha ricordato il suo agente, il bresciano Piergiuseppe Picotti, della scuderia Rosa&Associati, che a Eldoret, nella Rift Valley cura e prepara decine di corridori africani, Titus non mollò e chiese di andare in giro per il mondo a correre. Anche perché, come si dice ,Titus “tiene famiglia”. E le vittorie in giro per il mondo e intorno al Castello Sforzesco gli hanno consentito di costruirsi la casa a Kapsabet, nella contea di Nandi, e “di mandare i miei fratelli a studiare”.
Costantino Muskau
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