Etiopia: oltre 230 morti e valanga di arresti dopo l’assassinio del cantante icona

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Manifestazioni dopo l'uccisione del cantante Hachalu Hundessa

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
8 luglio 2020

Non si placa la rabbia degli etiopi dopa l’uccisione del cantante Hachalu Hundessa, un oromo , il maggiore gruppo etnico dell’Etiopia che rappresenta il 32 per cento della popolazione. L’artista era molto apprezzato in tutto il Paese, anche se era il portavoce della gente della sua etnia.

Mustafa Kedir, vice-capo della polizia dell’Oromia, in un suo intervento alla TV di Stato di poche ore fa ha fatto sapere che durante gli scontri della scorsa settimana sono morte 239 persone: 215 civili, 9 poliziotti e 5 membri di milizie.

Manifestazioni dopo l’uccisione del cantante Hachalu Hundessa

Addis Ababa, la capitale, e l’Oromia, Stato che la circonda, sono stati teatro di veementi proteste durante tutta la scorsa settimana. Un rigurgito di violenza mai visto dopo l’insediamento di Abiy Ahmend come primo ministro nel 2018 in seguito alle dimissioni del suo predecessore Hailé Mariàm Desalegn.

Il governo ha lasciato sottintendere che l’assassinio dell’artista è stato amplificato per destabilizzare il Paese. E Abiy, durante un suo intervento ha detto: “Con il loro gesto, gli assassini del cantante hanno tentato di uccidere anche l’Etiopia”.

Il cantante oromo, Hachalu Hundessa

Nel frattempo si cercano ancora i fautori (e/o eventuali mandanti) del vile gesto e per non sbagliare, le forze dell’ordine hanno arrestato 3.500 sospetti. Durante il suo intervento in TV, Kedir ha specificato che le persone fermate sono state individuate come soggetti contrari alla pace, hanno perpetrato attacchi strumentalizzando la morte del cantante per cercare di smantellare con la forza il sistema costituzionale”.

Hachalu era considerato una icona politico-culturale. Aveva sempre denunciato la marginalizzazione economica e politica della sua gente durante le manifestazioni prima dell’arrivo al potere di Abiy, premio Nobel per la Pace 2019 e oromo pure lui, ma fortemente contestato dal suo stesso gruppo etnico specie in questo ultimo periodo.

Le tensioni degli ultimi giorni hanno evidenziato la fragilità della transizione democratica che Abiy cerca di mettere in atto. Ma appare evidente che così facendo ha spalancato le porte alle violenze tra etnie che mettono a dura prova il sistema etiopico basato sul federalismo etnico.

Sfollati etiopi

Conflitti inter-etnici sono all’ordine del giorno in Etiopia, quasi sempre causati da controversie sui confini distrettuali. Anche se il Paese è unificato politicamente da secoli, la convivenza di oltre cento milioni di persone, appartenenti a oltre ottanta gruppi, non è semplice. Molti osservatori ritengono che il tipo di federalismo etiopico potrebbe essere una delle cause delle rivalità comunitarie, una visione che però non è sempre condivisa.

La seconda nazione più popolosa in Africa è il Paese con il maggior numero di sfollati nel range mondiale; in base all’ultimo rapporto pubblicato congiuntamente da Internal Displacement Monitoring Center e Norwegian Refugee Council, le persone che sono fuggite dalle proprie abitazioni, villaggi di origine per lo più per contrasti inter-etnici, sono attualmente 2,9 milioni.

L’Etiopia non sta passando un momento felice nemmeno dal punto di vista economico, dovuto anche alla pandemia. Inoltre, proprio a causa di Covid-19, le elzeoni generali, previste inizialmente per aprile, sono state dapprima posticipate a agosto e infine rinviate a data da stabilire. Sarebbero state il primo test elettorale per Abiy e le sue riforme.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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