Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 18 maggio 2020
Un servizio della BBC sul possibile aumento del bracconaggio in Africa a causa della pandemia da Covid-19, scatena la polemica di Survival International. Il reportage dell’emittente televisiva britannica del 7 maggio scorso, analizza la situazione del Lewa Concervancy in Kenya dove il Coronavirus ha messo in crisi il turismo. Anche il New York Times, una settimana dopo, ha ripreso l’argomento trattando la situazione dell’Ol Peteja Conservancy.
Senza turismo aumenta il bracconaggio
Secondo il parere degli esperti di conservazione e delle guardie forestali la chiusura del turismo da safari sta portando ad un aumento del bracconaggio. Migliaia di disoccupati a rischio fame cacciano antilopi per nutrire le proprie famiglie e possono essere tentati di cacciare i Big Five. Elefanti, leoni, leopardi, bufali e rinoceronti potrebbero essere le “vittime illustri” della pesante crisi economica arrivata con Covid-19 a vantaggio delle multinazionale del bracconaggio.
A rischio soprattutto i rinoceronti, ammazzati per il loro corno, venduto fino a 75 mila euro al chilo, al mercato nero cinese e asiatico. Per la medicina tradizionale cinese, senza prove scientifiche, la polvere di corno di rinoceronte è utilizzata contro il cancro, l’impotenza e altre patologie.
Il Coronavirus ferma un’industria miliardaria
In Africa, l’industria turistica vale quasi 28 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a quasi quattro milioni di persone. Senza turisti non entrano i fondi per la protezione dei parchi e della fauna selvatica a rischio estinzione. Secondo quanto scritto dal NYT, la sola protezione di un rinoceronte di Ol Pejeta costa 9.300 euro all’anno. Il parco ne ospita 130 con un costo annuo di 1,85 milioni di euro, quindi la capacità di prendersi cura dei rinoceronti è compromessa.
Survival è la voce fuori dal coro
Davanti al problema del probabile aumento del bracconaggio in periodo di Covid-19 c’è una voce fuori dal coro: quella di Survival International. Arriva con un tweet di Stephen Corry, direttore generale dell’ong che protegge i diritti dei popoli indigeni.
.@BBC reports poaching spike #Kenya: #FakeNews. BBC *never* reports on opposition to fortress conservation. It’s never been impartial on this.
“Tourism simply does not protect wildlife… It’s the cries of a dying myth”
RT to fight to #DecolonizeConservation@Anon1KENYA @wmnjoya pic.twitter.com/C3UdocZ0W7— Stephen Corry (@StephenCorrySvl) May 10, 2020
“La BBC parla di impennata di bracconaggio in Kenya: è una fakenews” – scrive Corry. “La BBC non riporta mai le posizioni contrarie alla fortezza della conservazione. Non è mai imparziale sull’argomento”. Nel filmato allegato al tweet, Mordecai Ogada, ecologista keniota e consulente di Survival aggiunge: “Il turismo non protegge la fauna selvatica. È un business. Chi potrebbe prendere dei trofei faunistici in questo momento? Non si può viaggiare e non si può esportare nulla, quindi non capisco come potrebbe aumentare il bracconaggio. È strano che queste notizie riguardino l’Africa; non si parla di picchi di bracconaggio in India, Brasile o Sud America”.
Sandro Pintus
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@sand_pin
Crediti foto:
– Rinoceronte nero
Di Ikiwaner – Opera propria, GFDL 1.2, Collegamento
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Stephen Corry è il classico esempio di politico africano cieco che non capisce nulla di natura. Infatti si occupa di altre cose. Che senso ha affermare che senza viaggi i bracconieri non possono esportare la loro merce. Corni, zanne e pelli i bracconieri le accumulano ora in modo indisturbato, e le venderanno tra 1,2,3 mesi quando si riaffacceranno i compratori.