Esclusivo per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi e Monica A. Mistretta
22 marzo 2020
Lo scambio di spie nella nostra Europa vale più della salute dei cittadini. A dircelo è la ricostruzione di una complicata staffetta aerea che ha portato alla liberazione di alcuni ostaggi occidentali in Iran, uno dei Paesi più colpiti dall’epidemia da Covid-19. Mentre quasi tutti i voli da e per l’Europa sono stati cancellati per evitare il diffondersi del contagio, la compagnia nazionale iraniana Iran Air ha continuato a fare scali nelle capitali europee. Perché? Semplice: su quegli aerei – a dispetto dei divieti e dalle quarantene – hanno volato tre ostaggi appena liberati, un francese, un americano e un iraniano sospettato di traffici di materiali sensibili diretti all’Iran. Un terzo prigioniero – parte integrante della trattativa – un libanese con passaporto e nazionalità statunitense, è stato consegnato ai diplomatici statunitensi a Beirut.
Tre le città coinvolte: Teheran, Francoforte e Parigi. Almeno sei gli stati interessati: Svizzera, Francia, Germania, Iran, Libano e Stati Uniti. Mentre risale a mercoledì la notizia della morte per coronavirus di un pilota dell’iraniana Mahan Air, la compagnia delle Guardie della Rivoluzione, meglio conosciute come Pasdaran. Non è chiaro quando l’uomo avesse effettuato l’ultimo volo, ma sappiamo dai dati di FlightRadar24 che un aereo della società per cui lavorava ha fatto sosta a Barcellona, in Spagna, il giorno dopo l’annuncio della sua morte. Le regole, in questi casi, non contano più.
Sembra di ricostruire un complicato “puzzle” quando si mettono insieme i voli e i passaggi delle spie. Su Africa Express abbiamo già parlato degli “scali tecnici” da Teheran su Rimini e Pescara. Adesso ne emerge un altro all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi. Il virus infetta piloti iraniani che muoiono misteriosamente e vagabonda, si sposta, si muove portando il contagio dappertutto.
È il 18 marzo: Michael White, un veterano della Marina statunitense detenuto in Iran, viene rilasciato e consegnato nelle mani di alcuni diplomatici della Svizzera, che rappresenta gli interessi americani a Teheran. White, liberato a Mashad, città dell’Iran orientale, viene trasferito con un volo a Teheran. Il giorno dopo Washington ne annuncia la liberazione e raddoppia: comunica che in Libano è stato rilasciato anche un altro cittadino americano. Si tratta di Amer Fakhoury, arrestato dalle autorità libanesi e accusato di torture nell’infame carcere di Khiam, attivo fino al 2000. Fakhouri viene consegnato dai suoi carcerieri ai marines. Lo caricano su un elicottero che atterra sul tetto dell’ambasciata statunitense di Beirut. Sembra un film: il governo libanese, con i suoi posti chiave in mano agli Hezbollah, è il paese del Medio Oriente più vicino a Teheran.
Intanto non è chiaro cosa accada a White dopo l’arrivo nella capitale iraniana. Sappiamo però che il 20 marzo un volo Iran Air parte da Teheran all’alba in direzione di Francoforte. È questo l’aereo con cui White lascia il Paese? Potrebbe proprio essere. Un indizio lo avvalora È certo che a mezzogiorno l’Airbus dell’Iran Air decolla dallo scalo tedesco per tornare a Teheran, ma cambia rotta e si dirige verso la Francia. Atterra per un imprevisto scalo tecnico all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi.
In quelle ore nella capitale francese viene rilasciata una spia iraniana: l’ingegnere Rohollahnejad. L’uomo avrebbe dovuto essere estradato pochi giorni dopo negli Stati Uniti per traffico di materiali sensibili (leggi nucleari) all’Iran, ma il presidente Emmanuel Macron cambia idea e annuncia il suo rilascio proprio nel giorno in cui l’aereo Iran Air proveniente da Francoforte fa scalo tecnico a Parigi. Il 20 marzo è un giorno piuttosto impegnato per chi si sta occupando di scambio di ostaggi. Infatti quasi contemporaneamente all’annuncio dell’inquilino dell’Eliseo, la televisione di Stato iraniana comunica che il governo di Teheran ha appena liberato un ostaggio francese, il ricercatore Roland Marchal (un sociologo vecchia conoscenza di Africa ExPress che l’ha incontrato negli anni ’90 in Somalia). Il 20 marzo, in serata, il volo Iran Air (presumibilmente con a bordo l’ingegner Rohollahnejad) torna a Teheran. L’ostaggio francese, appena liberato, arriva a Parigi il giorno dopo.
E quel 20 marzo deve essere stata una giornata davvero concitata: l’agenzia di stampa iraniana Tasnim fa sapere che mentre venivano rilasciati gli ostaggi, si svolgeva una lunga telefonata tra il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif e Josef Borrel, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri. Ufficialmente i due diplomatici avrebbero parlato dell’epidemia di Coronavirus e degli effetti negativi delle sanzioni americane sull’emergenza in Iran, ma è probabile che lo scambio di spie in corso sia entrato nella loro conversazione più di una volta.
Il 22 marzo l’amministrazione Trump ha criticato duramente la Francia per il rilascio dell’ingegnere iraniano che avrebbe dovuto essere processato negli Stati Uniti. Ma i voli Iran Air potrebbero nascondere un’altra storia, quella che nessuno fino ad oggi ha avuto la voglia di raccontarci. Il rilascio del veterano White potrebbe far parte del grande gioco.
Massimo A. Alberizzi
Monica A. Mistretta
massimo.alberizzi@gmail.com
monica.mistretta@gmail.com
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