Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
3 aprile 2014
Altri quindici civili uccisi ieri a Mule, vicino a Maiduguri, capoluogo dello Stato del Borno nel nord-est della Nigeria. I feriti civili sono diciassette, mentre i soldati sono cinque. Quattro degli attentatori, presumibilmente appartenenti al gruppo terrorista jihadista Boko Haram, sono morti durante l’attentato suicida effettuato con quattro autobombe, mirato a distruggere (o meglio disintegrare data la potenza dell’esplosivo con cui erano imbottite) un immobile della compagnia petrolifera di Stato (Nigerian National Petrolium Corporation).
Le macchine, secondo le dichiarazioni rilasciate dal portavoce del Ministero della Difesa nigeriano, Chris Olukulade, sono esplose quando sono state colpite dai proiettili sparati delle forze dell’ordine perché non si erano fermare a un check point. Olukulade ha aggiunto che l’attentato non è stato ancora rivendicato. Le violenze aumentano di giorno in giorno. “Sono le peggiori degli ultimi anni”, riferiscono le persone del luogo, sempre più impaurite e spaventate.
Il tutto accade in Nigeria mentre Amnesty International lancia pesanti accuse: ”Nel nord del Paese è in atto un vero genocidio”
Eppure il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, aveva riposto tutte le sue speranze nella lotta contro i Boko Haram nel nuovo ministro della difesa Aliyu Gusan, un musulmano del nord, insediatosi i primi di marzo, dopo che il Ministero era rimasto scoperto dal mese di giugno 2012, quando Jonathan aveva dato il benservito a Mohammed Bello per la sua incapacità di contrastare gli attacchi del gruppo terrorista.
I miliziani di Boko Haram sono ben addestrati, sia militarmente sia logisticamente. Ma chi li finanzia? Durante la conferenza dei ministri delle Finanze, Economia e Pianificazione dell’Unione Africana, che si è tenuta a fine marzo ad Abuja, capitale della confederazione nigeriana, Jonathan ha risposto con queste parole: “I finanziatori di Boko-Haram sono forze esterne alla Nigeria”.
Chris Olukulade, portavoce del Ministero della Difesa ha ammonito proprio l’altro ieri i leader del Nord-Est (Stati Borno e Yoba) che avevano accusato le truppe governative di collaborazione con il gruppo terrorista. “Sono insinuazioni pesanti – ha detto Olukulade –. Dovete provarle. Inoltre non giovano all’umore dei soldati. Abbiamo comunque incaricato i servizi segreti di indagare”.
Sempre ieri, Amnesty International ha pubblicato un dettagliato rapporto in cui lancia pesanti accuse: “Crimini di guerra e contro l’umanità nel nord-est della Nigeria. Nel Paese è in atto una guerra senza quartiere tra il gruppo armato islamista Boko Haram e le forze di sicurezza nigeriane”.
Africa ExPress ha pubblicato diversi più articoli sulla situazione nigeriana. Ormai la violenza è generalizzata. In alcuni Stati le scuole sono chiuse per impedire che i terroristi massacrino ragazzi e ragazze con attacchi violenti e improvvisi. Boko Haram significa lingua hausa “l’educazione occidentale è peccato”. Gli attentati con autobombe sono quasi quotidiani e così pure le stragi indisciminate. La gente esce di casa la mattina ma non se rientrerà la sera.
E le elezioni presidenziali imminenti non fanno presagire nulla di buono. I politici rapaci che vogliono mettere le mani sulle ricchissime royalties sono in lite tra loro per occupare il più alto scranno del Paese. E le mafie, anche quella siciliana, non sono estranee alla competizione elettorale e hanno già scelto i loro candidati.
Per altro il presidente Jonathan è impegnato a ricucire i rapporti con le comunità e per questo ha sostenuto le draconiane leggi anti-gay. Forse però per riuscire a essere rieletto dovrebbe dedicarsi maggiormente al benessere della sua gente, del suo popolo, di qualsiasi religione, etnia esso sia.
Cornelia I. Toelgyes
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