Tanzania: gay e lesbiche perseguitati condanna internazionale

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
7 febbraio 2020

Con l’ascesa al potere del presidente John Magufuli nel 2015 la Tanziania si è trasfomata in un vero e proprio inferno per la comunità LBGT (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender n.d.r.).

L’omosessualità in Tanzania è considerata un grave reato ed è punibile da trent’anni di galera fino all’ergastolo. La società non accetta gay e lesbiche, che quindi sono costretti a vivere in clandestinità. Fino a qualche anno fa le autorità tanzaniane erano più tolleranti rispetto ad altri Paesi africani e ignoravano praticamente le comunità gay. La politica è cambiata nel 2015, dopo l’elezione dell’attuale presidente, che nel giugno 2017 aveva addirittura affermato: “Persino le vacche deplorano l’omosessualità”.

In passato veniva chiesto persino il parere agli esponenti della comunità LBGT sull’assistenza sanitaria e la lotta contro il virus HIV/AIDS. “In quel periodo la Tanzania era quasi un paradiso, potevamo uscire, frequentare ristoranti, potevamo organizzare convegni, partecipare a eventi pubblici senza paura. Ora non possiamo fare nulla, ci dobbiamo nascondere”, ha riferito un giovane tanzaniano gay, che per questioni di sicurezza ha preferito mantenere l’anonimato.

Dal 2016 la Tanzania ha messo in atto una vera e propria persecuzione contro gli omosessuali, sono stati effettuato parecchi arresti e molte persone, sospettate di essere gay, sono stati sottoposte a esami anali forzati, sono stati chiusi centri di salute privati che garantivano servizi nel settore dell’infezione HIV – AIDS, con l’accusa di aiutare gli omosessuali.

Paul Makonda, governatore di Dar Es Salaam

Pochi giorni fa Washington ha emesso un divieto di ingresso negli USA a Paul Makonda, governatore di Dar Es Salaam, la capitale economica del Paese. Tale misura è stata estesa anche ai suoi più stretti familiari. Da qualche anno Makonda ha messo in piedi una vera e propria task force contro gli omosessuali. Mike Pompeo, segretario di Stato USA, una settimana fa ha postato sul suo account Twitter: “Il provvedimento contro Makonda è stato preso in quanto siamo preoccupati per il deterioramento dei diritti umani in Tanzania”.

Makonda, membro del partito al potere, Chama Cha Mapinduzi (CCM), e molto vicino al presidente John Magufuli, quando nel 2018 ha istituito il team ad hoc per dare la caccia a chi ha abitudini sessuali condannate dalle leggi, ha detto: “Mi aspetto critiche da molti governi, ma preferisco irritare questi Paesi piuttosto che Dio”.

Anche l’organizzazione Human Rights Watch ha criticato aspramente il governo di Dodoma nel suo rapporto pubblicato lo scorso 3 febbraio per le oppressioni nei confronti della comunità LBGT. HRW ha chiesto tra l’altro al ministro della Salute di riaprire quanto prima i centri di salute privati che supportano gli omossessuali, di autorizzare la distribuzione di lubrificanti e altro ancora.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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