Massimo A. Alberizzi
10 marzo 2014
E’ finita con un’imboscata a Jabel Marra l’avventura del primo “tripoffroad coast to coast del tempo moderno”, come era stato battezzato dagli organizzatori Paolo Briganti e Federico Raghenzani. I due viaggiatori italiani, il cui obiettivo era attraversare l’Africa dal Mar Rosso all’Oceano Atlantico, dal Sudan al Senegal, sono stati aggrediti a colpi di mitra mentre attraversavano il Darfur, la regione occidentale del Sudan, dove si combatte una guerra lontana dai riflettori dei media.
Briganti è stato colpito da una pallottola alla gamba destra e ieri sera è stato operato in un ospedale di Khratoum. Sta bene ed è fuori pericolo, ma è stato fortunatissimo. Il proiettile non ha reciso nessuna arteria e quindi le perdite di sangue sono state modeste, cosa che gli ha permesso di sopravvivere.
La coppia di viaggiatori, coraggiosi ma anche assai imprudenti, stava viaggiando sulla strada che da Khartoum porta in Ciad e si trovavano nei pressi di Khor Malanga all’altezza di Jabel Marra. Il loro camioncino, su cui avevano caricato anche due motociclette, è incappato in un posto di blocco piazzato in mezzo al deserto. I due, come è sempre meglio fare in questi casi, non si sono fermati ma sono stati inseguiti e uno degli assalitori ha sparato una raffica di mitra. Uno dei proiettili ha colpito Paolo Briganti alla gamba destra.
I due italiani sono comunque riusciti ad arrivare in un villaggio e a rifugiarsi dalla polizia che li ha presi in carico e ha chiesto immediatamente aiuto a Khartoum. E’ stato inviato immediatamente un aereo di soccorso che ha preso il ferito e il suo compagno.
La notizia dell’aggressione era stata data sabato scorso per prima da Antonella Napoli presidente di Italians for Darfur, l’organizzazione che denuncia le violazioni dei diritti umani nella provincia occidentale del Sudan e l’iniquità di una guerra che sta provocando dolori alla popolazione civile.
Per altro, osservando la mappa del viaggio pubblicata sul sito dei “briganti del deserto”, appare subito chiaro che il viaggio sarebbe stato impossibile. Toccare Agadez (imm Niger) o Timbuktu (in Mali) è èraticamente impossibile. Le zone sono infestate da veri briganti e il rischio che si corre è quello di essere rapiti. Una pallottola nella gamba con una ferita tutto sommario non grave è, purtroppo, il minimo che potesse accadere.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Ecco come Paolo Briganti descrive se stesso sulla sua pagina facebook:
Ciao ragazzi !!
Mi presento, sono Paolo Briganti, vivo in provincia di Alessandria, sono nato il 15 settembre 1973 ad Asmara, in Eritrea.
La mia passione per il mondo dei motori mi ha portato nel 1996 ad aprire un’officina meccanica e carrozzeria auto e moto ma è l’amore per la moto che mi ha reso un fan tra i più sfegatati della mitica competizione agonistica Parigi-Dakar dove si vedevano i piloti sfrecciare a velocità pazzesche, soffrendo il caldo e la fatica sulle piste desertiche e nelle savane africane, regalando forti emozioni che mi facevano sognare ed essere orgoglioso di appartenere a quella terra cosi grande e forte ma debole allo stesso tempo.
Ho partecipato ad alcune competizioni rally caricandomi cosi di un’esperienza di guida in off road di grandi livelli grazie ai consigli ricevuti dal mio amico Oscar Polli campione del mondo moto rally 2008. Nonostante la partecipazione a queste competizioni, però, mi rimaneva un vuoto perché le gare non ti permettevano di comprendere e vivere la terra africana in quanto troppo veloce era il loro attraversamento.
Lasciate pero che vi racconti un po’ di me e delle mie origini così da farvi capire il motivo di questa mia passione per il continente africano.
Come vi ho anticipato sono nato in Eritrea che, come tutti sapete, è stata per molto tempo una colonia italiana. Molti soldati inviati per l’occupazione si integrarono nella popolazione locale sposando donne eritree. Tra questi soldati c’era mio nonno paterno, nativo di Reggio Emilia, e mio nonno materno originario di Verona.
Entrambi sposarono due donne eritree ( le mie nonne) e da queste unioni sono nati i mie genitori. In seguito, nel 1974, la mia famiglia si trasferì in Italia ed ecco spiegata la mia attrazione per la terra d’ Africa! Col tempo ho dedicato i miei viaggi alla visita di questi territori scoprendo il deserto.
La prima volta che ho visto il deserto ho pensato al mare…ad un mare di sabbia! Una similitudine che si è creata subito nella mia mente perché, essendo anche una guida subacquea, conosco molto bene l’ambiente marino grazie alle mie escursioni in vari mari del mondo.
Vi sembrerà assurdo, ma il mare e il deserto hanno in comune la pace, la solitudine, la calma e la libertà, il tutto avvolto da un alone di avventura, per molti aspetti minacciosa, che rendono questi ambienti di un fascino ineguagliabile e che mi suscitano un sentimento di profondo rispetto e ammirazione.
Il grande desiderio di vivere tutte queste sensazioni ,legandole al mio amore per le moto, fa si che io intraprenda il mio primo viaggio proprio attraversando il deserto della Tunisia. Poi fu la volta della Turchia e per finire l’Egitto scendendo a sud verso il confine con il Sudan, il tutto sempre facendo escursioni in solitario, cercando di mettermi alla prova toccando i mie limiti sia fisici che mentali.
Come un pirata, ad ogni mio viaggio, riuscivo a sottrarre dal deserto emozioni forti portandole con me e facendole rivivere in altri con i mie episodi e con i miei racconti di viaggio, tanto da essere conosciuto come “Il Cavaliere del Deserto” che poi si trasformò semplicemente in “Briganti del Deserto” sfruttando il mio cognome.
Paolo Briganti