Dopo esattamente due mesi la famiglia francese rapita nel nord del Camerun dai terroristi di Boko Haram è stata liberata ieri. L’ha annunciato il presidente camerunese Paul Biya, aggiungendo che i sette Moulin-Fournier (tra cui quattro bambini) sono in buone condizioni e stanno bene. Sono già stati riportati in Francia, dopo una breve sosta all’ambasciata francese di Yaoundé. Da Parigi è venuto a prenderli in Camerun il ministro degli affari esteri, Laurent Fabius.
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Il presidente francese, François Hollande, confermando la liberazione, ha affermato che non è stato versato nessun riscatto, ma notizie diverse sono state raccolte dallo stringer di Africa ExPress in Nigeria (Paese dove la famiglia ha trascorso la sua prigionia); fonti diverse assicurano che un prezzo è stato sicuramente pagato e parlano di tre milioni e mezzo di euro.
La famiglia era stata rapita il 19 febbraio a à Dabanga, nel Camerun settentrionale ai margini del Waza National Park che avevano appena finito di visitare. Tutti i componenti del gruppo familiare abitano in Camerun dove Tanguy Moulin-Fournier lavora nella società francese Suez, che si occupa di gas.
I sette hanno trascorso la sua prigionia in Nigeria ed è stata l’intelligence nigeriana – a stretto contatto con quella francese – che li ha scovati e trattato con i rapitori per la loro liberazione. Non è un caso infatti che le autorità camerunesi abbiano ring raziato sia quelle nigeriane che quelle francesi.
Il gruppo di fondamentalisti islamici Boko Haram ha rivendicato la cattura degli ostaggi con un video (da cui è tratta la fotografia che qui riproduciamo) che è apparso subito piuttosto strano: a parte la madre, Albane, vestita con un pesante velo islamico, i due uomini Tanguy e il fratello Ciryl, e i quattro ragazzi avevano i jeans e vestiti occidentali. Erano in piedi e non seduti, come spesso accade in questi casi, accosciati in terra. Nessuna presenza di bandiere nere con ricamati versetti del Corano e neppure quella di miliziani mascherati e armati di tutto punto. Solo una voce fuori campo che diceva più o meno: “Siamo militanti islamici e attacchiamo la Francia che è venuta a combattere l’islam in Mali”.
Si è pensato subito che la vicenda potesse essere trattata alla stregua di un sequestro di stampo criminale. Infatti i gruppi terroristi che operano in Africa, non solo Boko Haram, ma anche gli shebab somali o i militanti di AQMI, Al Qaeda nel Maghreb Islamico, per fare due esempi, non perseguono solo ideali politico/religiosi, ma inseguano obbiettivi ben più terreni: riscatti e lucrosi bottini.
Massimo A. Alberizzi
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