Congo-K: rapiti due turisti britannici nel parco Virunga mentre ebola colpisce ancora

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Gorilla della montagna nel Parco nazionale Virunga, RDC

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 Maggio 2018

Due turisti britannici sono stati rapiti e un ranger  barbaramente ammazzato nella Repubblica Democratica del Congo. Il fatto è avvenuto nel parco del Virungail più antico di tutta l’Africa, noto in precedenza con il nome di parco nazionale Albert, che si trova nella regione del nord Kivu.

Lo ha comunicato il direttore del parco, Emmanul de Mérode. Lui stesso aveva subito un attentato nell’aprile di quattro anni fa. De Mérode era stato assalito da un commando armato che lo aveva colpito all’addome con quattro pallottole. Solo per miracolo ne era uscito vivo. Questa incantevole riserva naturale, oltre ad essere la patria dei gorilla di montagna e di altre specie protette, è anche nascondiglio e rifugio di movimenti ribelli.

Finora non è stata resa nota l’identità dei due sfrotunati turisti, ma il Forreign Office di Londra ha confermato il rapimento.

Gorilla della montagna nel Parco nazionale Virunga, RDC
Gorilla della montagna nel Parco nazionale Virunga, RDC

Recentemente la ONG britannica Global Witness e alcuni media locali hanno rivelato che Jospeh Kabila ha autorizzato la prospezione di giacimenti petroliferi all’interno della riserva. Luoghi incantevoli, terra di bonobò, le scimmie di Salonga, dei pavoni rossi dello Zaire, degli elefanti della foresta e dei coccodrilli africani, specie che vanno protette, insieme a tutto il loro habitat.

A Brazzaville all’inizio del mese si è tenuto un vertice sulla conservazione del bacino del Congo. I capi di Stati presenti si sono dimostrati tutti ecologisti, salvo poi a vendere le concessioni al miglior offerente.

Paziente di ebola in isolamento
Paziente di ebola in isolamento

A Bikoro, nel nord-ovest della ex colonia belga, si sta consumando un’altra terrificante tragedia:  è tornato a colpire il micidiale virus ebola e la situazione attuale è piuttosto preoccupante. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il rischio di propagazione della malattia è elevato. Finora sono stati rilevati ben trentadue casi – due confermati, diciotto probabili e dodici sospetti – e diciotto contagiati sono morti tra il 4 aprile e il 9 maggio 2018. 

Peter Salama, direttore aggiunto dell’OMS e capo del programma per la gestione delle emergenze, durante una conferenza stampa a Ginevra ha precisato: “Ci stiamo preparando al peggio”. La situazione è difficile e gli interventi assai costosi, perchè la regione di Bikoro, sulle rive del lago Tumba, è difficile da raggiungere. Dista quindici ore di moto dalla città più vicina. Le infrastrutture sanitarie sono scarse, la corrente elettrica è un optional. Si sta ancora studiando come far arrivare i medicinali e l’equipaggiamento necessari alle cure, perchè le strade non sono percorribili per i grandi mezzi. Sarà necessario mettere in campo ponti aerei con elicotteri e piccoli aeroplani, sempre che si possa trovare un luogo adatto per gli atterraggi.

Alcune decine di specialisti – epidemoologi e personale logistico – sono già sul posto, mentre altri quaranta saranno inviati a breve.

Salama ha fatto notare che il virus è apparso in tre luoghi diversi, che distano un sessantina di chilometri l’uno dall’altro. Preoccupa inoltre che due operatori sanitari siano già deceduti a causa del morbo, un terzo giace in fin di vita. E proprio per l’elevato grado di mortalità – dal venti al novanta per cento – l’OMS ha allertato i Paesi confinanti; in particolare il Congo Brazzaville e la Repubblica Centrafricana dovranno restare in stato di massima allerta.

Il direttore aggiunto dell’OMS ha anche discusso con le autorità di Kinshasa la possibilità di utilizzare i vaccini sperimentali prodotti dalla casa farmaceutica Merck. Alcune decine di migliaia di dosi sono disponibili nella sede dell’OMS a Ginevra. Ma il problema si pone in loco, devono essere conservati in frigorifero a temperature molto basse, ma essendo tutta l’area colpita dal virus praticamente priva di corrente elettrica, l’impiego dei vaccini non sarà facile; è necessario risolvere dapprima la questione della catena di raffreddamento.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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