Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 6 marzo 2018
Dal pomeriggio del 1° marzo Ezzat Ghonim è irrintracciabile. Avvocato che nel Paese nordafricano si occupa di diritti umani ed è direttore dell’ong Coordinamento egiziano per i diritti e le libertà, secondo la denuncia di Amnesty International, potrebbe essere stato sequestrato da agenti egiziani.
Se così fosse sarebbe un’altra delle vittime dell’Agenzia egiziana per la sicurezza nazionale (Nsa), secondo dati di Amnesty, responsabile di sparizioni forzate. Di sicuro si sa che Ghonim, alle 17.30 di giovedì scorso ha telefonato alla moglie avvisandola che stava per lasciare l’ufficio e sarebbe stato a casa entro mezzora.
Non vedendolo arrivare a casa alle 18.30, la moglie lo ha richiamato ma il telefono di Ezzat non era raggiungibile. Nemmeno le telefonate ai colleghi né agli ospedali e alle stazioni di polizia sono servite ad avere informazioni utili.
La moglie di Ghonim ha riprovato a chiamare il marito all’1.30 e questa volta il telefono risultava libero ma non ha avuto nessuna risposta. Ha pensato allora di scrivere al ministero dell’Interno e alla Procura generale chiedendo di fornirle notizie. Nessuna risposta. Una situazione, questa, che fa pensare al peggio.
Secondo Amnesty, l’Nsa, per incutere paura negli oppositori ed eliminare il dissenso – dai primi mesi del 2015 – è responsabile di rapimenti, torture e sparizioni forzate.
Lo scrive nel rapporto pubblicato nel 2016 “Egitto: ‘Ufficialmente tu non esisti’. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo“. Nel documento si legge che studenti, attivisti politici e manifestanti arrestati – anche minorenni – spariscono misteriosamente senza lasciare traccia. Come è successo al ricercatore italiano Giulio Regeni, ritrovato assassinato.
Nel rapporto del 2016, l’organizzazione per i diritti umani ha denuncunciato che quotidianamente risultano in media di tre-quattro sparizioni forzate, un numero enorme che supera il migliaio di persone all’anno.
Tra i diversi casi denunciati da Amnesty dall’inizio dell’anno il giornalista Mustafa al-Aassar, l’attivista Hassan al-Banna e il vicepresidente del partito di opposizione Strong Egypt (Forte Egitto) nato nel 2012 eredità dei Fratelli musulmani.
I tre sono accusati di diffusione di informazioni false allo scopo di danneggiare la sicurezza nazionale e di appartenenza a gruppi fuorilegge. Imputazioni comuni a tutte le dittature verso i rivali politici, gli oppositori e contro chi esprime dissenso.
Sandro Pintus
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