Speciale Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 28 febbraio 2018
I presidenti Ibrahim Boubacar Keïta (Mali), Idriss Déby (Ciad), Mahamadou Issoufou (Niger), Mohamed Abdoul Aziz (Mauritania) e Roch March Christian Kaboré (Burkina Faso) hanno partecipato venerdì scorso alla conferenza tenutasi a Bruxelles sotto il patrocinio dell’Unione europea, delle Nazioni unite e dell’Unione africana.
Scopo dell’incontro era ovviamente un’ulteriore raccolta di fondi per la nuova Force G5 Sahel, alla quale partecipano solamente militari dei cinque Paesi del Sahel, per contrastare il terrorismo islamico in tutta la regione, in particolare nelle zone di frontiera. Il nuovo contingente stenta a decollare proprio per la mancanza di finanziamenti.
Venerdì scorso gli ambasciatori dei ventotto Stati membri dell’UE hanno accordato ulteriori cinquanta milioni di euro, contribuendo così globalmente con cento milioni di euro alla creazione del nuovo contingente Force G5 Sahel, con l’auspicio che possa decollare al cento per cento quanto prima (https://www.africa-express.info/2017/12/13/al-via-la-missione-congiunta-di-5-paesi-del-sahara-contro-il-terrorismo/).
Pur di contrastare il flusso migratorio verso l’Occidente, l’UE e i singoli membri sono ben disposti a mettere le mani in tasca: non si bada a spese per militarizzare i confini, in quanto quasi tutti gli Stati di questa regione sono sia Paesi di origine di migranti che di transito.
Grazie al nuovo assegno promesso dall’UE, ci si avvicina alla cifra prevista di 423 milioni di dollari per rendere pienamente attivo il nuovo contingente: cinquanta milioni di dollari sono stati messi a disposizione dagli Stati che costituiscono il G5 Sahel, ossia un contributo di dieci milioni di euro per ciascun Paese. Dal canto suo la Francia partecipa con settanta vetture tattiche, materiale per le trasmissioni e protettivo, per un valore di otto milioni di euro. L’Arabia Saudita ha promesso cento milioni di dollari, mentre gli USA sosteranno il contingente con sessanta milioni di dollari.
LEuropa è un attore chiave nel settore della sicurezza nel Mali e in tutta la regione del Sahel con la presenza di ben tre missioni: “Politica per la sicurezza e difesa comune” (PSDC): EUCAP Sahel Niger (formazione e consigli alle forze di sicurezza del Niger per la lotta contro il terrorismo e il crimine organizzato); EUCAP (European Union External Action) Sahel Mali (formazione e consigli alle forze di sicurezza maliane per garantire l’ordine democratico) e la missione di formazione dell’UE nel Mali (EUTM) (sostegno e addestramento del personale di comando dell’esercito maliano). Un processo di regionalizzazione delle tre missioni è in corso.
I principali attori del G5 Sahel si erano già riuniti il 5 febbraio a Niamey, la capitale del Niger, per fare il punto della situazione. In tale occasione Ibrahim Boubacar Keïta, oltre a sottolineare la necessità di altri fondi per far partire concretamente il contingente tutto africano, ha passato lo scettro dell’assemblea al suo omologo nigerino, Mahamadou Issoufou, che per un anno sarà il presidente di turno dell’organizzazione.
Il presidente nigerino sarà appoggiato e consigliato nelle questioni militari da Maman Sidikou, che fino a poco fa era a capo della missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo. A Sidikou subentra un altro nigerino nel Congo-K, Mohamed El Hadj Najim.
Issoufou ha fortemente criticato il mandato della missione multinazionale dell’ONU in Mali. Secondo il presidente, MINUSMA, un corpo di pace che costa ben un miliardo di dollari l’anno, sarebbe inappropriata. Infatti, ha specificato Issoufou: “Qui non si tratta di pace, ma di una guerra contro gruppi terroristi, che minacciano l’unità de Mali e devastano tutto il Sahel”.
Ancora non è arrivato il via libera da parte del governo nigerino per il dispiegamento delle nostre truppe in questa ex-colonia francese. Angelino Alfano ha fatto sapere che le trattative con Niamey sono tutt’ora in corso. Certamente sarà compito del nuovo governo portare avanti il dialogo con le autorità nigerine. Dall’altro canto però, il nostro Consiglio dei ministri aveva approvato tale missione alla fine dello scorso anno, mentre il Parlamento ha dato la sua approvazione poco più di un mese fa, senza che sul tavolo del nostro governo ci fosse una lettera di richiesta in tal senso da Niamey. (https://www.africa-express.info/2018/01/16/pronta-la-missione-e-italiana-niger-e-rapitori-di-rossella-urru-rivendicano-omicidio-di-4-marines/). Eppure Alfano aveva annunciato durante la cerimonia di inaugurazione della nostra ambasciata in Niger, il 3 gennaio 2018 che l’invio delle nostre truppe sarebbe stato imminente. (https://www.africa-express.info/2018/01/05/alfano-inaugura-la-nostra-ambasciata-niger-dopo-lannuncio-dellinvio-dei-nostri-soldati/
Il Niger è già fortemente militarizzato, i soldati d’oltrealpe sono presenti con l’Operazione Barkhane nel Sahel con quasi quattromila uomini, con base operativa a N’Djamena, la capitale del Ciad. Millesettecento soldati della missione francese si trovano a Gao, nel centro del Mali, inoltre dispongono di due basi aeree, la prima nella capitale Niamey, mentre la seconda, appunto a Madama. Gli Stati Uniti (https://www.africa-express.info/2014/09/07/niger-pronta-una-nuova-base-per-droni-usa/), ne hanno un’altra coppia, una ad Agadez, nel nord del Paese, l’altra nella capitale. I tedeschi, invece, stanno costruendo una base aerea all’aeroporto di Niamey per facilitare l’intervento delle proprie truppe in Mali.
Cornelia I. Toelgyes
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