Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 21 novembre 2017
Per il 93enne dittatore-presidente Robert Mugabe, che rifiuta di dimettersi, è stato chiesto l’impeachment per violazione della Costituzione. L’inizio dell’iter è stato deciso per giovedì prossimo ma arrivare al processo pare una strada tutta in salita.
Il dittatore, sempre agli arresti domiciliari dopo il “golpe pacifico”, continua a rimanere attaccato alla poltrona e, nonostante i movimenti di piazza che in tutto il Paese hanno urlato per mandarlo a casa, si rifugia in una “realtà alternativa”, come direbbe Donald Trump.
Ieri, Paul Mangwana, ministro dell’Emancipazione economica e membro del parlamento, ha detto che Mugabe è un uomo testardo e nonostante abbia sentito cosa dice la gente si rifiuta di ascoltare. La BBC riporta che secondo Mangwana “L’accusa principale è aver permesso a sua moglie (chiamata Gucci Grace, ndr) di usurpare il potere costituzionale quando non ha il diritto di governare”.
L’impeachment contro Mugabe è stato tentato più volte dall’opposizione ma senza successo. L’unica differenza è che oggi il presidente non ha più l’appoggio dello Zanu-PF che ne ha fatto decadere la carica di presidente del partito e quindi anche di Capo dello stato.
La decisione di processare l’ex presidente spetta a Camera e Senato. Se passa a maggioranza semplice, viene nominata una commissione di indagine mista composta da deputati di entrambe le camere e se viene viene raccomandato l’impeachment, il presidente potrà essere rimosso se viene accettato dai due dei rappresentanti.
Ma il vecchio dittatore se ne andrà o sarà necessaria un ulteriore prova di forza? Intanto Emmerson “The Crocodile” Mnangagwe, silurato da Mugabe dalla carica di vice-presidente per passarla alla First lady, dal Comitato centrale è stato eletto presidente dello Zanu-PF e secondo la Costituzione è presidente ad interim fino a nuove elezioni.
Mnangagwa, compagno e amico di Mugabe durante la lotta di liberazione ed ex braccio destro, ha detto di essere stato avvisato che il dittatore, dopo il licenziamento dello scorso 6 novembre, voleva ucciderlo. Per questo motivo è stato costretto a portare la famiglia al sicuro in Sudafrica. Ora, tornato in Zimbabwe gode della stima delle forze armate, della maggioranza del Partito e dell’appoggio della piazza. Riuscirà a governare o il vecchio dittatore scoverà altri trucchi per fermarlo? Le lotte di potere nell’ex Rhodesia continuano.
Sandro Pintus
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