Dal Nostro Corrispondente
Franco Nofori
Mombasa, 5 agosto 2017
La campagna elettorale in Kenya si chiuderà domani. Ieri il candidato dell’opposizione, Raila Odinga, durante un comizio ha rivolto un appello alla comunità elettorale di Mombasa che, stando ai sondaggi, sembra già largamente orientata a suo favore. Nella foga oratoria, Odinga si è lasciato sfuggire un’osservazione che ha scaldato gli animi è ha causato immediati tafferugli.
“Questa è una campagna presidenziale – ha esordito il leader del NASA – e non ha importanza chi sarà eletto alla carica di governatore di Mombasa. Sarete voi a decidere se dare la vostra preferenza a Joho o a Sarai”. Questa infelice dichiarazione ha scatenato le immediate ire del pubblico raccolto, nel parco di Tononoka, per esprimere il proprio supporto a Odinga e non si aspettava certo di veder invitato a salire sul palco un rivale con il beneplacido del loro leader.
Chi si contende la carica per il governatorato della contea di Mombasa, sono l’attuale governatore, Ali Hassan Joho del NASA (National Super Alliance) ed il rappresentante del Wiper Democratic Movement, il senatore Hassan Omar Sarai. A quest’ultimo, dopo l’inattesa dichiarazione di Odinga, la folla ha tentato di impedire l’accesso al palco scatenando scontri tra le opposte fazioni con botte e uso di spray urticanti. Kalonzo Musyoka, che accompagnava Odinga, è intervenuto a sua volta per tentare di calmare gli animi, ma solo il deciso intervento delle forze paramilitari del GSU (General Service Unit) con la consueta brutalità, è infine riuscito a placare gli animi e a riportare la calma.
L’ episodio si è fortunatamente concluso senza gravi conseguenze, ma è il segnale delle forti tensioni che stanno caratterizzando la campagna elettorale . Man mano che ci si avvicina la data dell’apertura dei seggi (martedì prossimo) aumenta, soprattutto da parte dei sostenitori del NASA, lo spasmodico timore di brogli che possano inficiare la loro eventuale vittoria.
E’ del resto difficile gestire un processo elettorale democratico, in un paese il cui voto non è ispirato da programmi di governo, ma, prevalentemente, dall’appartenenza ai clan tribali degli elettori, nè tranquillizza il costante ricorso, per propiziare il successo politico, a pratiche di stregoneria alle quali ricorrono spesso gli stessi eminenti candidati alle più alte cariche dello Stato.
Franco Nofori
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