Buhari è ammalato, Nigeria nel caos. La corruzione che torna ai massimi livelli

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Muhammadu Buhari, presidente della Nigeria

Cornelia I. Toelgyes Rov 100Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 5 maggio 2017

Le ultime foto di Muhammadu Buhari, presidente della Nigeria, il gigante dell’Africa, lo ritraggono stanco, dimagrito e sofferente. E’ ritornato da Londra poco meno di due mesi fa dove è rimasto sei settimane per terapie mediche (http://www.africa-express.info/2017/03/11/dopo-oltre-2-mesi-buhari-rientra-nigeria-devastata-dagli-attacchi-dei-boko-haram/), non si sa per quale patologia, che viene tutelata come un segreto di Stato. Il presidente è ancora cagionevole, tanto che per la terza volta di seguito non ha partecipato al Consiglio dei ministri, previsto ogni mercoledì . Buhari resta chiuso in casa e cerca di sbrigare gli affari di Stato urgenti dalla sua residenza ad Abuja, la capitale del Paese.

Il vicepresidente, Yemi Osinbajo, un abile avvocato di Lagos, anche in questa occasione tiene ben saldo il timone della ex colonia britannica, che con i suoi centottanta milioni di abitanti è lo Stato più popolato del continente africano.

Muhammadu Buhari, presidente della Nigeria
Muhammadu Buhari, presidente della Nigeria

Milioni di nigeriani sono a rischio carestia (http://www.africa-express.info/2016/12/15/guerra-e-carestia-nel-nord-est-della-nigeria-infestata-dai-terroristi-si-muore-di-fame/). I più sono ex profughi o ex sfollati, che avevano lasciato le loro case e i loro villaggi per fuggire alla furia omicida dei terroristi Boko Haram. Ora che i territori nel nord-est della Nigeria sono stati riconquistati dall’esercito nigeriano, in molti hanno accettato di ritornare nelle terre d’origine. Ma la sorpresa è stata amara: i campi sono devastati, i sementi scarseggiano, i mercati sono ancora chiusi.

La stagione delle grandi piogge, attesa a momenti, renderà la vita ancora più difficile. Quattro milioni e settecentomila nigeriani nel nord-est vivono in stato di necessità. I frequenti scontri tra jihadisti ed esercito rendono difficile l’approvvigionamento alimentare e le prestazioni mediche agli abitanti, ed ora, che si avvicinano i forti temporali, le poche strade saranno praticamente inaccessibili per i convogli che distribuiscono il cibo. Cesar Tishilombo, a capo dell’ufficio dell’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) di Maiduguri, capoluogo del Borno State, ha previsto che circa tre milioni di persone, saranno a rischio carestia nel nord-est del Paese.

Una situazione ancora più difficile dalla mancanza di fondi.  Finanziamenti promessi e  soldi liquidi quasi mai arrivati. Per far fronte a tutte le esigenze, l’UNHCR aveva chiesto uno stanziamento  di settanta milioni di dollari. Finora sono stati stanziati solamente undici milioni.

Crisi alimentare nel nord-est della Nigeria
Crisi alimentare nel nord-est della Nigeria

Inoltre la corruzione a tutti livelli resta un problema quasi insormontabile. Dall’autista, agli impiegati statali, al governo federale, i corrotti sono in ogni dove. Un diplomatico ha evidenziato che tempo fa è partito un convoglio di dodici camion, colmi di viveri destinati al centro di distribuzione per i bisognosi. Solamente due camion sono arrivati a destinazione. Nessuno sa dove sono andati a finire gli altri dieci.

Un portavoce del presidente non ha risposto alla questione corruzione in relazione agli aiuti umanitari. Il mese scorso le autorità avevano avviato un indagine a proposito di fondi destinati alla ricostruzione di infrastrutture nelle zone devastate dai Boko Haram e già assegnati ai costruttori. La presidenza ha risposto che tale fatto è da collegarsi ad un’altra inchiesta, che ha portato alla luce quarantatrè milioni di dollari in contanti, nascosti in un appartamento a Lagos, la capitale commerciale della ex colonia britannica.

La lotta contro la corruzione, che è stata uno dei cavalli di battaglia di Buhari durante la sua campagna elettorale, ha portato finora ben pochi frutti. Basti pensare che attualmente è persino sotto inchiesta e sospeso dal servizio Ayodele Oke, direttore generale del Nigeria’s National Intelligence Agency (NIA) – i servizi segreti nigeriani – perché in un appartamento privato di Lagos, riconducibile a lui, gli agenti della Commissione per crimini finanziari ed economici hanno trovato milioni e milioni di dollari in contanti. Oke aveva ricevuto l’incarico di dirigere l’Agenzia nel 2013 da Goodluck Jonathan, il precedente presidente ed ha mantenuto la poltrona anche con Buhari, perché ha dichiarato da subito di essere un uomo del nuovo capo di Stato.

Abubakar Shekau, leader dei Boko Haram

Anche gli attacchi dei terroristi sono ancora un flagello per il Paese. A più riprese Buhari aveva dichiarato di aver sconfitto i sanguinari Boko Haram. Grazie anche al supporto della Task Force Multinazionale e gli aiuti internazionali, i jihadisti hanno perso terreno, ma certamente non sono scomparsi. I loro attacchi mietono ancora morte e disperazione. Ora circola voce che durante un’incursione aerea di venerdì scorso, effettuata dall’aeronautica militare nigeriana vicino a Domboa, a bordo della foresta di Sambisa, sia stato ferito il leader dei jihadisti, Abubakar Shekau e pare che siano addirittura stati uccisi il suo vice, Abba Mustapha, alias Malam Abba insieme ad un’altra figura chiave della setta terrorista, Abubakar Gashua, alias Abu Aisha. Una fonte, in contatto con Boko Haram, ha fatto sapere che Shekau dovrebbe trovarsi attualmente nella zona di Kolofata, al confine con il Camerun, per le cure necessarie.

L’epidemia di meningite ha colpito ormai ventitre dei trentasette Stati della Confederazione nigeriana.
(http://www.africa-express.info/2017/03/31/epidemia-di-meningite-il-nigeria-quasi-trecento-morti/)
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (WHO) da metà marzo alla fine di aprile sono morte ottocentotrentasei persone, mentre novemilaseicentoquarantasei sono sospettate di aver contratto l’infezione.

Come presidente, Buhari dovrebbe affrontare con determinazione innumerevoli, urgenti problemi ma il suo attuale stato di salute non gli permette di dedicarsi completamente al suo incarico. Per questo motivo tredici membri di spicco della società civile nigeriana, tra loro anche Femi Falana, avvocato per i diritti umani, e Jibrin Ibrahim, uno stimato politologo, hanno indirizzato una lettera aperta al presidente, chiedendogli di dimettersi per motivi di salute. Anche molti politici sono preoccupati per la situazione stagnante, in quanto il leader del Paese si ostina a non voler delegare Osinbajo durante la sua assenza, come previsto dalla Costituzione. Il portavoce del presidente, Femi Adesina, non ha voluto rilasciare alcun commento a riguardo della lettera aperta, mentre un altro responsabile delle comunicazioni della presidenza, Garba Shehu, ha riferito che, malgrado la convalescenza, il capo del governo è aggiornato sugli affari di Stato, anche grazie ai regolari incontri con il suo vice.

LOgo ENINel frattempo Osinbajo sembra comunque ben determinato a mettere le mani sui dossier più delicati: ha incontrato i genitori della ragazze rapite a Chibok tre anni fa, promettendo loro il massimo impegno del governo per la loro liberazione. Il vicepresidente si è anche seduto al tavolo delle trattative con i ribelli del Delta, che rivendicano una più equa distribuzione dei proventi del petrolio.

E proprio ieri è stato reso noto dalla stampa che i residenti del villaggio di Ikebiri, nel River State, hanno querelato l’ENI a Milano, per l’esplosione di un oleodotto verificatosi nel 2010 a soli duecentocinquanta metri da un torrente. Secondo il legale italiano della comunità, Luca Saltalamacchia, la fuoriuscita del greggio avrebbe causato un disastro ambientale, in quanto ha inquinato non solo le acque, ma anche quarantatré ettari di terreno, ora incoltivabili. La popolazione colpita ha chiesto un risarcimento per danni di due milioni di euro all’ENI.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes      

 

 

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