Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 19 febbraio 2017
Le ultime informazioni ufficiali parlano di 216 casi di colera e un decesso. Il ministro della Salute, Maria Benigna Matsinha, ne ha dato conferma giovedì 16 affermando che le città colpite dall’epidemia sono la capitale Maputo, la vicina Matola e Inhambane nel sud del Paese.
La concausa della diffusione del colera pare essere il ciclone tropicale Dineo proveniente dal Madagascar. Da tempesta è diventato rapidamente ciclone di categoria 4 con venti fino a 200km/h che hanno catapultato 100 millimetri di pioggia in 24 ore portando morte e distruzione.
Intere regioni alluvionate e devastate dal passaggio di Dineo: sono stati contati 7 morti e 20 mila abitazioni distrutte, linee elettriche abbattute. Secondo il Centro nazionale per le emergenze (CENOE), sono andate distrutte 998 aule scolastiche, 70 posti sanitari e 106 edifici pubblici. Le persone colpite dalla furia di Dineo sono oltre 650 mila mentre i danni ammontano a 7,8 milioni di dollari.
Il ministro Matsinha ha smentito che nella capitale e a Matola l’epidemia sia stata causata dalla crisi idrica nelle due città confermando che la diffusione della malattia è dovuta alla contaminazione delle acque per le alluvioni.
Il colera è una malattia altamente contagiosa causata dal batterio Vibrio cholera. Il contagio avviene attraverso l’ingestione di cibo o acqua contaminati.
In Mozambico, a causa delle precarie situazioni igieniche – che si aggravano nella stagione delle piogge tra dicembre e giugno – si ripresentano spesso casi di colera. Nella città di Beira, la seconda del Paese, nel 1998 l’Oms ha registrato un’epidemia con oltre 43.600 casi di colera con 1.353 morti. L’ultima epidemia è stata nel febbraio 2013 con 358 casi e due decessi nella provincia di Cabo Delgado che confina con la Tanzania.
Sandro Pintus
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