Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 1. Novembre 2016
All’alba di ieri oltre duecento migranti dell’area sub sahariana hanno cercato di entrare a Ceuta, enclave spagnola insieme a Melilla, sulla costa mediterranea del Marocco.
Le forze dell’ordine spagnole hanno cercato di respingere l’assalto, ma duecentoventi profughi sono riusciti a scavalcare la rete metallica. Trentadue di loro hanno riportato ferite e sono stati accompagnati nel vicino ospedale. Alcuni si sono accasciati addirittura per terra spossati dalla fatica e per i tagli riportati a causa del fino spinato. Anche tre poliziotti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche.
La polizia è ancora alla ricerca di alcuni giovani africani che si sono dilagati nei vicini boschi. Gli altri profughi si trovano già nell’apposita struttura per essere identificati.
Una barriera metallica di ultima generazione, lunga otto chilometri a Ceuta e dodici a Melilla, rinforzata e innalzata solo poco tempo fa con un finanziamento dell’UE e il beneplacito FRONTEX “Agenzia Europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’UE”, con sede centrale a Varsavia .
La massiccia presenza delle forze dell’ordine e l’alto sbarramento non hanno fermato i giovani nemmeno questa volta. La volontà di entrare in Europa dalla porta laterale è enorme. Ma a molti di loro non sarà nemmeno permesso di inoltrare la domanda di asilo, verranno respinti immediatamente.
Ormai sono in molti a cercare questa via di fuga. La Libia è un Paese sempre più pericoloso e durante la traversata su gommoni di pessima qualità e barconi sovraffollati sono già annegate oltre tremilaottocento persone quest’anno, senza contare i dispersi.
Cornelia I. Toelgyes
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