Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 20 luglio 2016
Kofi Annan, ex-segretario generale dell’ONU e Premio Nobel per la Pace 2001, ha lanciato un appello all’umanità perché si adoperi a bloccare i cambiamenti climatici i cui effetti, sottolinea, possano influire gravemente sulla saluto dell’uomo. La Commissione 2015 della prestigiosa rivista scientifica Lancet sulla relazione salute-cambiamenti climatici è stata categorica: “Il clima può compromettere gravemente il progresso per i suoi effetti sulla salute”. Gli effetti negativi vengono percepiti per lo più nel sud dell’ Asia e nel Continente africano.
L’harmattan è un vento secco, carico di polvere che proviene dal Sahara e da novembre a marzo si abbatte sull’Africa occidentale. A volte si manifesta con vere e proprie tempeste e le minuscole particelle di detriti s’infilano ovunque: nelle vie respiratorie, negli occhi, sulla pelle e le ondate di freddo possono mettere in serio pericolo le persone più vulnerabili.
Con i cambiamenti climatici c’è la reale minaccia che il rischio rappresentato dall’harmattan potrebbe aggravarsi. Infatti, negli ultimi anni questo vento è diventato sempre più violento e meno prevedibile.
La crescente minaccia dell’harmattan dimostra quanto sia necessario e importante collaborare per proteggere la salute pubblica contro gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel caso specifico, bisogna fare in modo che previsioni meteorologiche precise riescano a individuare “l’ultimo chilometro” e lo riescano a comunicare alla popolazione che si trova nella sua traiettoria, perché possa mettersi al riparo.
Gli effetti dell’harmattan ci indicano da dove iniziare: migliorare e incrementare le informazioni climatiche e meteorologiche, preparare le previsioni in modo dettagliato e corretto, fare sì che comprendano anche l’allerta per le tempeste di sabbia e polvere. E’ necessario che queste previsioni meteo vengano diffuse a larga scala, devono assolutamente raggiungere tutte le persone che ne hanno necessità.
I centri mondiali e regionali per le previsioni dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) dispongono di calcolatori di ultima generazione, dei modelli e degli esperti necessari per elaborare le previsioni e diffonderle alle autorità nazionali. Tuttavia capita spesso che i servizi meteo nazionali siano sprovvisti dei mezzi necessari per poter interpretare tali informazioni, comunicarle alle autorità competenti, agli operatori sanitari e alla popolazione. Eppure basterebbe un investimento minimo per fornire il materiale necessario, la formazione del personale locale e il coordinamento, per poter diffondere in tempi utili un’allerta meteo precisa che possa raggiungere anche le zone più disagiate e più povere del mondo.
Per proteggere la salute delle popolazioni contro i rischi climatici, sostiene Kofi Annan, dobbiamo assolutamente trasformare il nostro approccio verso questi problemi così complessi. Per questo motivi l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’OMM agiscono di concerto per aiutare ai professionisti della salute pubblica ad acquisire un’ “intelligenza climatica”, per interpretare al meglio le informazioni sul clima.
E’ dunque indispensabile sostenere i servizi meteorologici e climatici nei Paesi in via di sviluppo, fornire quanto prima tutto il materiale necessario, affinché l’allerta meteo e tutte le informazioni necessarie possano raggiungere la popolazione. Dobbiamo dare priorità assoluta alla trasmissione rapida di notizie importanti; la popolazione deve avere la possibilità di mettersi al sicuro da condizioni climatiche estreme.
L’allerta rapida è essenziale per una serie di motivi:
- La collettività ha la possibilità a reagire e di adattarsi ai rischi sanitari dovuti ai cambiamenti climatici.
- Può contribuire a far conoscere le cause e le conseguenze dei cambiamenti climatici, sostenendo così le politiche per rafforzare la capacità reattiva e attenuarne l’impatto.
Il cambiamento climatico crea problemi dal punto di vista sanitario nel mondo intero, figuriamoci nei Paesi più poveri del mondo.
Annan è convinto che una crescente consapevolezza del nesso tra salute e clima incoraggi gli operatori sanitari, i vari organismi dell’ONU, le agenzie governative, i politici e la comunità scientifica ad una maggiore collaborazione per trovare delle soluzioni a tali problemi.
Cornelia I. Toelgyes
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