Africa Express
Garowe, 21 giugno 2016
E’ cominciato in Puntland (lo Stato autonomo nel nord della Somalia, quel territorio che durante l’epoca coloniale italiana si chiamava Migiurtinia, perché abitato dalle tribù dei migiurtini) il processo contro un centinaio di giovani accusati di essere membri del gruppo terroristico Al Shebab, la filiale di Al Qaeda nel Corno d’Africa.
I presunti miliziani sono stati catturati tre mesi fa, durante un feroce attacco lanciato da centinaia di ribelli islamici contro una base di forze governative. Subito dopo la furibonda battaglia le autorità del Puntland avevano annunciato di aver ucciso 173 assalitori e averne catturati più di cento, 54 dei quali ragazzini, alcuni con meno di nove anni.
Sempre secondo i funzionari dello Stato autonomo, molti dei prigionieri interrogati dopo la cattura hanno dichiarato di essere stati rapiti dagli shebab, sottratti alle loro famiglie, e reclutati a forza nelle milizie islamiche.
La corte militare del Puntland si è già riunita più volte a Garowe, la capitale amministrativa dello Stato (quella economica è Bosaso. Il procuratore generale militare Abdullahi Hirsi Elmi (Ali Bare) ha raccontato che sono state emesse 43 condanne a morte contro altrettanti militanti che hanno confessato di essere membri di Shebab/Al Qaeda. Il magistrato ha aggiunto che i condannati potrenno fare appello contro le decisione dei giudici. Ora alla sbarra ci sono i 54 minorenni. A giudicarli però – data la loro minore età – non sarò una corte militare, bensì civile.
Il Puntland ha moltiplicato gli sforzi militari per annientare gli shebab che avevano stabilito i loro santuari sulle montagne Galgala ai confini con l’Etiopia.
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