Speciale Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 21 novembre 2015
Da mesi la capitale del Mali vive nella paura di attacchi terroristici. In marzo fu colpito un noto night-club di Bamako, dove morirono un francese, un belga e tre maliani (http://www.africa-express.info/2015/03/07/attentato-al-night-club-degli-stranieri-bamako-uccisi-un-francese-un-belga-e-tre-maliani/).
L’offensiva di ieri mattina (http://www.africa-express.info/2015/11/20/mali-assalto-jihadista-in-hotel-a-bamako-3-morti-e-90-ostaggi/ ) è stata studiata nei minimi dettagli. Secondo alcuni testimoni oculari i terroristi sarebbero arrivati nell’aerea del Radisson Blu a bordo di alcune auto con targa diplomatica. Appena giunti davanti all’albergo, avrebbero sparato contro il personale addetto alla sicurezza, poi si sarebbero riversati nei piani superiori dell’albergo.
I clienti presenti erano tutti stranieri, di quattordici nazionalità, solamente gli impiegati dell’hotel erano cittadini maliani.
Alle ore 20 di ieri sera, si contavano 27 morti tra clienti e impiegati, e tre terroristi. Tra le vittime anche un francese e un funzionario del governo belga. Secondo un portavoce del Ministero della Sicurezza del Mali, 132 ostaggi, alcuni feriti, sono stati liberati dalle forze maliane, aiutati dalle forze speciali francesi; tutti i clienti e il personale dell’albergo si trovano ora all’esterno dell’edificio, mentre alcuni attentatori sono ancora nei piani superiori dell’albergo. Le azioni di bonifica da parte delle forze dell’ordine maliane sono tutt’ora in corso.
L’attentato all’albergo Radisson Blu è stato rivendicato da due gruppi islamisti: “Kātiba al-mulaththamīn” (battaglione mascherato), capeggiato da Muktar Belmuktar
(http://www.africa-express.info/2013/03/03/mali-chi-e-muktar-belmuktar-lalgerino-sfuggito-sempre-alla-cattura/) e da al Qaeda nel Magreb islamico (AQIM). Che dietro l’attacco ci fosse anche lo zampino di Muktar Belmuktar, era dato quasi per scontato; lo aveva annunciato anche il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian in un comunicato di ieri.
Il primo ministro francese, durante una conferenza stampa ha assicurato: “Siamo accanto al popolo del Mali, ora e sempre”.
La Francia è presente nel Sahel con la missione Barkhane, composta da tremila soldati, milletrecento dei quali dislocati in Mali. Il loro compito è quello di contrastare i gruppi armati jihadisti, che controllano anche il traffico di droga. Il comando è in Ciad.
Nel Paese è schierato anche un contingente dell’ONU, MINUSMA (Mission multidimensionnelle Intégrée des Nations Unies pour la Stabilisation au Mali), autorizzato per un massimo di 12.640 soldati, inclusa una Quick Reaction Force, e 1.440 agenti di polizia ed è presente nel Paese dal 2013 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza 2100 del 25 aprile 2013). I caschi blu sono stati inviati nel Mali inizialmente solo per sostenere il processo politico di transizione e aiutare la stabilizzazione.
Con la risoluzione 2164 del 25 giugno 2014, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha inoltre deciso all’unanimità che la missione si concentrasse su compiti specifici, come garantire la sicurezza, la stabilizzazione e la protezione dei civili; sostenere il dialogo politico e la riconciliazione nazionale; assistere il ristabilimento dell’autorità statale, la ricostruzione del settore della sicurezza, e la promozione e protezione dei diritti umani nel paese.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes