Speciale per Africa ExPress
Alessandra Panunzio
Milano, 08 settembre 2015
Toshiko Mori è nippo-americana, architetto di lunga e diversificata esperienza, con base a New York, docente all’Harvard Graduate School of Design. Nicholas Fox Weber ha diretto per 35 anni la Josef e Anni Albers Foundation, coppia di artisti in fuga dalla Germania nazista, che negli Stati Uniti si dedicarono alla promozione dell’arte come strumento di emancipazione dell’essere umano, creando nel 1971 la fondazione che porta il loro nome. Weber ha maturato un profondo interesse per il Senegal e la sua popolazione nell’ultima ventina di anni. Magueye Ba è un medico senegalese votato all’architettura e ai progetti finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita della sua comunità.
Un destino insolito ha favorito l’incontro tra questi e altri personaggi che sono i principali promotori del progetto Thread, letteralmente “filo”, (www.thread-senegal.org ) un coraggioso ed ambizioso esperimento di polo artistico-culturale realizzato a Sinthian, nel cuore della savana africana, remoto villaggio rurale del Senegal orientale a sette ore di auto dalla capitale Dakar, che conta più animali – 2.800 – che abitanti – 700.
Il progetto è stato inaugurato lo scorso marzo con il completamento dell’avveniristica struttura architettonica realizzata pro bono dallo studio architettonico Mori, è stato ideato e finanziato dalla Anni Albers Foundation e sostenuto dalla dall’associazione umanitaria americana American Friends of Le Korsa, fondata da Nichlas Fox Weber.
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L’idea portante era quella di creare uno spazio a basso impatto ambientale che fungesse da punto di aggregazione della vita sociale, ricreativa e culturale della comunità, oltre che da hub creativo fondato sullo scambio di esperienze tra ospiti esterni ed artisti/artigiani locali, nell’ambito delle discipline più diverse, dalla musica, alla danza, alle arti figurative, all’artigianato.
A pochi mesi dall’avvio delle attività di the Thread, gli obiettivi originali del progetto sembrano essere stati ampiamente raggiunti.
L’edificio, che combina criteri di progettazione occidentali con tradizionali tecniche di costruzione locali, è un esempio di progetto collaborativo cui hanno partecipato maestranze di muratori e artigiani della regione di Tambacounda, con la supervisione – per lo più in remoto da New York – dello studio di architettura Mori. Il Dottor Ba ha svolto il fondamentale ruolo di mediatore architettonico, oltre che linguistico, facilitando la trasformazione della visione dei progettisti nella realtà costruttiva del complesso.
Di forma bassa e allungata, la struttura è interamente realizzata con materiali disponibili in loco, dalla paglia intrecciata e il bambù utilizzati per la creazione del distintivo tetto ondulato, ai mattoni di fango che creano la base portante dell’edificio. L’intera costruzione è all’insegna della più completa eco-sostenibilità: l’ondulazione del tetto è progettata appositamente per favorire la raccolta dell’acqua piovana in una cisterna, in modo da provvedere fino al 30 per cento del fabbisogno d’acqua annuale della comunità e a creare anche nuove ed impensate opportunità per l’agricoltura; gli ambienti, che prevedono laboratori, alloggi per gli artisti residenti e una sorta di agorà centrale scoperta, beneficiano di un sistema di ventilazione naturale che sfrutta e convoglia le correnti d’aria esistenti. La luce filtra naturalmente dalla grande apertura circolare del tetto in corrispondenza della corte centrale destinata a meeting e performance.
Dal punto di vista della funzionalità, presso la sede di Thread hanno già incominciato ad alternarsi artisti “resident”, selezionati in tutto il mondo – Africa inclusa – tramite il supporto della Fondazione Albers e della curatrice di esperienza internazionale Koyo Kouoh, di base a Dakar: per periodi variabili e superiori alle 4 settimane, gli artisti ospiti si installano presso la struttura per mettere a disposizione dei membri della comunità know-how ed esperienze nel campo dell’arte e della cultura, organizzando seminari, sessioni e presentazioni aperte e ispirandosi al tempo stesso alla tradizione artistico-artigianale locale per la propria personale evoluzione.
L’interscambio tra gli ospiti e la comunità è continuo, multiforme e destinato a svilupparsi in direzioni imprevedibili, e l’auspicio dei fondatori è proprio quello che nel tempo la vitalità della struttura venga mantenuta grazie alla funzione di utilizzo che gli abitanti di Sinthian vorranno attribuirle, che si tratti di centro di formazione, area di espressione creativa o anche solo e semplicemente punto di aggregazione e di esperienza sociale.
Alessandra Panunzio
apanunzio@hotmail.com