Furbizia italiana: armamenti obsoleti ai regimi golpisti africani

SI tratta di 220 paracadute che saranno impiegati per i “lanci massivi” delle truppe d’élite nigerine. Valore delle attrezzature militari 500.000 euro.

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Dal Nostro Corrispondente di Cose Militari
Antonio Mazzeo
7 aprile 2025

Le Commissioni Difesa ed Esteri dalla Camera dei deputati hanno espresso parere favorevole (a maggioranza) allo schema di decreto trasmesso il 25 febbraio scorso dal governo Meloni-Crosetto-Tajani, concernente la cessione “a titolo gratuito” di materiale d’armamento a favore delle forze armate del Niger.

Paracadutisti nigerini addestrati da militari italiani

Paracaduti dismessi al Niger

Nello specifico si tratta di 220 paracadute modelli T10-C e T10-R MIRPS che saranno impiegati per i “lanci massivi” delle truppe d’élite nigerine. Valore delle attrezzature militari 500.000 euro.

“I materiali oggetto della cessione sono obsoleti in quanto l’esercito ha già avviato un programma che ne prevede la sostituzione con il sistema paracadute EPC (Ensemble de Parachutage du Combattant) che entrerà a pieno servizio nei prossimi mesi”, spiegano le autorità italiane.

L’articolo 311 del Codice dell’ordinamento militare, entrato in vigore nel 2010, consente al ministero della Difesa la consegna di “materiali non d’armamento, dichiarati fuori servizio o fuori uso, a Paesi in via di sviluppo e Paesi partecipanti al Partenariato per la Pace, nell’ambito dei vigenti accordi di cooperazione”.

Regime militare

Stavolta il “dono” è però diretto a un Paese partner governato da oltre 20 mesi da una giunta militare (il Consiglio Nazionale di Salvaguardia della Patria) che ha deposto con un golpe il presidente legittimamente eletto, Mohamed Bazoum.

Fa davvero i salti mortali lo Stato Maggiore per giustificare la cessione di materiali d’armamenti alle forze armate di uno Stato africano ormai inviso alle cancellerie occidentali, Francia e Stati Uniti d’America in testa.

Indice sviluppo umano molto basso

“Il Niger è tra gli ultimi Paesi al mondo secondo l’indice di sviluppo umano dell’ONU, con inconsistenti servizi sociali erogati dallo Stato e il minimo dei fondi allocati allo sviluppo”, si legge nella relazione predisposta dai vertici militari italiani, allegata allo schema di decreto.

“Più dell’80 per cento della popolazione vive nelle zone rurali del Sud del Paese e quasi il 40 per cento del PIL dipende dal settore primario (agricoltura e pastorizia). L’età media è tra le più basse al mondo (15,2 anni) mentre il 40 per cento circa dei bambini vive in condizioni di malnutrizione e poco più del 50 per cento della popolazione ha accesso all’acqua potabile”.

Terrorismo

Dopo il preambolo ipocritamente umanitario, lo Stato Maggiore spiega le ragioni di tipo strategico-militare per cui l’Italia è chiamata a sostenere la giunta golpista: “L’estremo nord del Niger – che confina con Algeria, Libia e Ciad – è una zona desertica, di difficile controllo statuale. Si tratta di un’area di grande importanza per la sicurezza nazionale e internazionale, poiché rappresenta rilevante snodo logistico per lo scambio di armi e per i traffici illeciti, utilizzato dalle organizzazioni terroristiche operanti nel Sahel, prima fra tutte AQIM (Al-Qaida nel Maghreb Islamico)”.

Pur consapevole delle violazioni del diritto internazionale perpetuate dai nuovi padroni di Niamey, con un contorto valzer machiavellico la Difesa italiana spiega perché sia necessario restare nel martoriato Paese africano.

Costituzione sospesa

“L’onda lunga del golpe del 26 luglio 2023 ha avuto ripercussioni che vanno ben oltre i confini del Niger ed ha aperto una situazione di crisi lunga e complessa, ancora lungi dall’essere risolta”, aggiunge lo Stato Maggiore.

“La giunta militare ha sospeso la Costituzione entrata in vigore nel 2010 e, successivamente, ha deciso l’uscita del Niger dalla CEDEAO (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), ritenuta troppo influenzata della Francia”. Sempre in dissenso con Parigi, il governo militare di transizione ha pure ordinato la chiusura delle missioni militari EU (EUMPM ed EUCAP).

Alleanza Stati del Sahel

“Interagendo con dinamiche regionali e globali, il golpe di Niamey ha contribuito ad accelerare il processo di frammentazione e polarizzazione degli Stati dell’Africa occidentale, inaugurato dai precedenti golpe militari in Mali (agosto 2020 e maggio 2021) e Burkina Faso (gennaio e settembre 2022)”, lamentano i vertici militari italiani.

“Mali, Burkina Faso e Niger hanno avviato una convergenza politica e militare, denominata Alleanza degli Stati del Sahel (AES), annunciando parallelamente l’intenzione di abbandonare la storica organizzazione regionale CEDEAO, di cui sono stati membri fin dalla fondazione nel 1975”.

A ciò è seguito il “precipitoso ritiro” delle truppe francesi dal Niger e, il 18 marzo 2024, “l’invito senza preavviso” della giunta di Niamey alle truppe degli Stati Uniti d’America di abbandonare il Paese.

Africa Corps (ex Wagner)

“Nel frattempo, dal 10 aprile 2024 sono arrivate a Niamey le prime truppe russe”, allerta lo Stato Maggiore. “Nonostante la modesta entità del contingente, per ora dislocato presso l’aeroporto della capitale e con limitata proiezione sul territorio, non è da escludere che possa trattarsi dell’avanguardia di un nuovo partenariato strategico con Mosca mutuato sull’esempio del Mali”.

“Mentre il quadro regionale di alleanze resta fluido, gli analisti segnalano il progressivo inasprimento delle relazioni bilaterali fra gli Stati del Sahel centrale afferenti a AES da una parte, e i loro vicini della fascia costiera affacciata sull’oceano Atlantico, dall’altra.

Tensioni regionali

In particolare, l’esacerbarsi delle tensioni fra Niger e Benin, fra Burkina Faso e Costa d’Avorio, fra Mali e Mauritania, lascia presagire il rischio di un’ulteriore destabilizzazione di una regione già segnata dall’avanzata dei gruppi terroristi d’ispirazione jihadista, dal radicamento della criminalità transnazionale organizzata, e dall’impatto del riscaldamento globale”.

Truppe italiane in Niger (MISIN)

Lotta al terrorismo, alle migrazioni, ai traffici di droga, ai cambiamenti climatici, eccetera, eccetera, ed ecco allora le “ragion di Stato” per cui l’Italia, unico Paese occidentale “ancora presente e gradito” in Niger debba continuare a fare da “interlocutore privilegiato ”del governo militare.

Missione italiana MISIN

“La cessione di materiale d’armamento ha lo scopo di rafforzare la collaborazione e la cooperazione tra le Forze Armate italiane e le Forze Armate nigerine”, spiegano militari e governo. “L’attività si inquadra nell’ambito dell’attività di sostegno alle istituzioni nigerine e avviene nell’ottica di accrescere l’interoperabilità tra i rispettivi dispositivi, premessa indispensabile per operare congiuntamente e sinergicamente nelle varie situazioni di crisi”.

Italia e Niger hanno sottoscritto il 26 settembre 2017 un Accordo di Cooperazione Generale in materia di Difesa, entrato in vigore il 30 agosto 2019. Un anno prima, nel 2018, aveva preso il via la “Missione Bilaterale di Supporto in Niger (MISIN)”, con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin, al fine di “incrementare le capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza”.

La missione MISIN prevede l’impiego annuale in Niger fino a un massimo di 500 militari, 100 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei italiani. I reparti d’eccellenza dell’Esercito e dell’Arma dei Carabinieri svolgono principalmente attività di formazione e addestramento delle unità nigerine. Ad oggi sono stati realizzati oltre 400 corsi e formati più di 11.000 militari in vari ambiti. Dal 9 marzo 2021 è stata concessa all’Italia a titolo gratuito e fino al termine della missione, una porzione di terreno all’interno dell’aeroporto di Niamey (lo stesso dove opera il contingente russo), nonché ulteriori facilities.

Addestramento truppe nigerine

Come enfatizza lo stesso ministero della Difesa, la “massima espressione ”della cooperazione militare con il regime di Niamey è rappresentata dalla “più grande campagna lanci mai condotta in Niger”: nei mesi di novembre e dicembre 2024, sono stati addestrati 150 nuovi parà nigerini in754 operazioni di lancio.

Quest’anno è previsto un ulteriore sviluppo delle attività di cooperazione bellica. “Il 27 gennaio 2025 MISIN ha dato avvio al nuovo ciclo di addestramento in favore delle forze armate nigerine”, spiega lo Stato Maggiore.

“L’Italia impegnerà, nell’arco del 2025, numerosi team di addestramento dell’esercito per sviluppare corsi basici e avanzati, per il personale all’aviolancio di unità e materiali, alla condotta di operazioni fluviali e al Counter IED (contrasto di ordigni esplosivi improvvisati, nda). Inoltre, sono stati avviati i primi corsi con l’impiego di teams dell’Arma dei Carabinieri per la formazione nei settori delle tecniche di investigazione e di intervento operativo”.

Capo di Stato Maggiore Difesa a Niamey

Il 20 febbraio è giunto in visita ufficiale in Niger il nuovo capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luciano Portolano. “Le attività di MISIN sono di fondamentale importanza in quanto l’addestramento, la consulenza, l’assistenza, il supporto e mentoring a favore delle Forze di sicurezza e delle istituzioni governative nigerine contribuiscono ad aumentare le capacità e l’autonomia del Paese nella sorveglianza delle frontiere, nel controllo del territorio e nel contrasto ai fenomeni illeciti”, ha spiegato Portolano.

Nel corso della sua visita a Niamey, il capo di Stato Maggiore ha annunciato l’avvio dei progetti per equipaggiare le unità locali addestrate con barchini per il controllo dei movimenti lungo il fiume Niger ed elicotteri da trasporto medio AB412 (produzione di Leonardo SpA) per il controllo del territorio.

Anche nel corso della precedente legislatura le Camere avevano espresso parere favorevole alla cessione “a titolo gratuito” di materiali d’armamento al Niger. Allora si trattò di 250 giubbetti antiproiettile per addestramento, 250 elmetti in kevlar, 10 caschi balistici, 8 tute antiframmento, 2 kit corazzato per tuta antiframmento e 10 contenitori per tuta antiframmento.

Materiale utilizzato per addestramento

Tutto il materiale era già presente in Niger perché utilizzato per l’addestramento del personale nigerino nell’ambito delle attività MISIN.

“I giubbetti antiproiettile e gli elmetti in kevlar risultano obsoleti a causa dell’impossibilità e della non economicità ad effettuare degli interventi di rispristino e di mantenimento delle caratteristiche prestazionali e di protezione originarie indispensabili per poterli impiegare per fini operativi”, riporta senza falsi pudori la relativa Relazione dello Stato Maggiore. “Le tute antiframmentazione RAV 501 risultano obsolete a causa della vetustà del materiale e della progressiva scadenza di validità della protezione balistica dei vari lotti che non hanno superato le prove per l’estensione della vita”.

Ma il deserto del Niger è forse una discarica dove l’Italia può disperdere rifiuti di guerra a costo zero?

Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com

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