ZIMBABWE

La prima presidente donna (e africana) alla testa del Comitato Olimpico Internazionale con tanti dubbi

Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
25 marzo 2025

Non basta saper nuotare, bisogna saper navigare.

Kirsty Coventry, donna bianca dello Zimbabwe, divenuta dopo 131 anni di maschilismo inscalfibile, il numero 1 dello sport mondiale, c’è riuscita bene.

Nessun altro atleta africano ha vinto più medaglie di lei ai Giochi Olimpici. E’ stata una delle migliori nuotatrici nel dorso e nei misti del mondo, con medaglie d’oro, argento e bronzo a go go tra il 2000 e il 2009. E adesso – ha dichiarato poco meno di una settimana fa Kirsty Coventry “sono particolarmente orgogliosa di essere la prima donna presidente del Comitato Olimpico Internazionale e anche la prima dell’Africa”.

“La ragazzina che ha iniziato a nuotare in Zimbabwe tanti anni fa – ha aggiunto – non avrebbe mai potuto sognare questo momento. I soffitti di vetro sono stati infranti e sono pienamente consapevole delle mie responsabilità come modello”.

Kirsty Coventry, prima donna presidente del Comitato Olimpico Internazionale

Eccellente nuotatrice

Nuotatrice esaltata e imbattibile, navigatrice insuperabile ma criticata. Nata ad Harare il 16 settembre 1983, non si può dire che abbia avuto un’esistenza tormentata nella ex Rhodesia “dove i dittatori appendono i loro vestiti insanguinati, terra ricca di risorse ma lacerata da una leadership razzista criminale e corrotta che ha sperperato le sue ricchezze”, scrisse qualche anno fa Craig Lord, per il britannico The Times.

La famiglia della campionessa, tanto per dire, proprietaria di una azienda chimica, non ha fatto parte di quella minoranza bianca (30 mila persone su 300 mila) che non venne cacciata via dalla cosiddetta riforma agraria del 2000 di Robert Mugabe che distribuì la terra dei proprietaria bianchi e mise in ginocchio l’agricoltura.

Famiglia agiata

Il nonno era membro del consiglio di amministrazione della società di nuoto della capitale; i genitori Robert Edwin e Lyn Coventry erano appassionati nuotatori.

Dopo aver studiato alla Dominican Convent High School dal 1996 al 1999, la nuotatrice si è trasferita ad Aubern, in Alabama, dove si è laureata in Economia (gestione alberghiera e ristorazione). Ma è riuscita ad affermarsi fuori dal nuoto, e, grazie ai successi in vasca, è emersa in politica sotto i due padri-padroni del Paese, Robert Mugabe ed Emerson Mnangagwa.

Dopo aver vinto tre medaglie ad Atene (2004), divenne un’eroina in Zimbabwe: Mugabe la descrisse come un “tesoro nazionale” e la nostra “ragazza d’oro”, spedì una flotta di Mercedes a prenderla all’aeroporto, cenò con lei e i suoi genitori e le fece dono di 50/100 mila dollari (in una nazione dove si moriva a 38 anni, pare poi dati in beneficenza) e di un passaporto diplomatico a vita.

Era lo stesso presidente che aveva spinto i neri a instillare la paura nel cuore dei bianchi. Danzatori e suonatori di tamburo tradizionali la accolsero all’arrivo, migliaia di persone si riversarono per le strade sventolando striscioni inneggianti alla “principessa dello sport”.

Mito in Zimbabwe

A molti neonati venne dato il suo nome: Kirsty Coventry Mapurisa e Kirsty Coventree Kavamba o anche “Tre medaglie Chinotimba”, “Piscina Nhanga”, “Dorso Banda”…

Non è un caso se lei e la sua famiglia sono stati sempre sfuggenti nel commentare la situazione di un Paese in cui la libertà di pensiero, è stato scritto, “era punibile con la mano lunga della legge o con il pugno contundente del delinquente”.

Si capisce perché altri illustri sportivi quali Henry Olonga, (del cricket) o Edgar Rogers, segretario generale del Comitato Olimpico dello Zimbabwe, disgustati rinunciarono alla cittadinanza e se ne andarono all’estero.

Entra in politica

La filosofia della campionessa di nuoto invece è: “Se non ti siedi al tavolo, non puoi cambiare le cose”.

Forse per questo ha accettato, nel 2018, la nomina a ministra dello Sport, della Gioventù e della Ricreazione, sotto il nuovo presidente Emmerson Manangagwa, ora 82enne, salito al potere nel novembre 2017 con un colpo di Stato che ha rovesciato il suo mentore, Robert Mugabe,

Il mandato della Coventry, però, – come ha ricordato soprattutto la stampa britannica – è stato offuscato da diversi problemi: gli stadi dello Zimbabwe sono stati banditi dalla Confederazione Africana di Calcio (CAF) dall’ospitare tutte le partite internazionali nel 2020. Sia la nazionale sia le squadre nazionali stanno giocando le loro partite in casa all’estero. Nel 2022, la Federation Internationale de Football Association (FIFA) ha sospeso la Zimbabwe Football Association (ZIFA) per interferenza governativa e alcuni membri del suo consiglio sono stati accusati di frode e corruzione.

Ora è stata posta, giovedì 20 marzo, sul podio più alto dello sport mondiale come 10a presidente nella storia del CIO, che, come noto, supervisiona tutti i Giochi Olimpici. Una scelta fatta proprio ad Atene dove la nuotatrice si affermò nel 2004 con oro, argento e bronzo, che però la farà sudare.

Nel discorso di ringraziamento ha dichiarato: “Lo sport ha un potere ineguagliabile di unire, ispirare e creare opportunità per tutti, e mi impegno a fare in modo che sfruttiamo tale potenza al massimo. Insieme a tutta la famiglia olimpica, compresi i nostri atleti, tifosi e sponsor, costruiremo sulle nostre solide basi, abbracciamo l’innovazione e sosterremo i valori di amicizia, eccellenza e rispetto. Il futuro del Movimento Olimpico è luminoso, e non vedo l’ora di iniziare!”

Il futuro non appare così radioso

La sua nomina, ha spiegato Jean-Loup Chappelet, 72 anni, professore all’Università di Losanna, specialista della governance dello sport internazionale ed ex dirigente del CIO dal 1980 al 1987 – è una questione di geopolitica, perché non stiamo parlando solo di sport, ma dell’ordine sportivo globale per i prossimi dieci o quindici anni.

Gli Stati sanno che i Giochi Olimpici sono importanti, quasi più delle Nazioni Unite. Vogliono usarli, come hanno sempre fatto i russi e gli americani, e come hanno fatto i cinesi fin dal 2008.

Grattacapi in agenda

Le questioni da risolvere sono tante: quella degli atleti transgender, la questione russa, maggior potere al CIO sul suo consiglio esecutivo composto da 15 membri e riuscire a spostare le date delle Olimpiadi estive in modo che l’Africa e il Medio Oriente possano ospitarle.

E su alcuni di questi punti la nuova presidente rischia di fare un…buco nell’acqua. Intanto sui russi. Il ministro dello Sport della Federazione Russa, Mikhail Degtyarev, 43 anni, si è detto “felice della vittoria di Coventry”, sperando di vedere un Comitato Olimpico “più forte e indipendente” e il reintegro degli atleti di Mosca attualmente esclusi dagli eventi del CIO.

I russi erano ostili alla candidatura dell’ex campione di Atletica, Sebastian Coe, perché molto duro con la partecipazione dei loro connazionali, escludendoli dagli eventi atletici già nel 2016 a causa del doping e della guerra in Ucraina.

Il presidente dello Zimbabwe ha elogiato, a sua volta, la Russia per essere un “vero amico” durante l’ultimo vertice Russia-Africa. Insomma: un’ipoteca sulla prossima importante scelta è già arrivata.

Punto spinoso: atlete trans

Pur senza dichiararlo apertamente, la neo presidente ha sostenuto che le differenze biologiche vadano considerate con attenzione dicendosi pronta ad una revisione più restrittiva delle attuali linee guida del CIO sui trans.

La ex campionessa ha annunciato che creerà una task force per affrontare l’argomento, ma anche che incontrerà Donald Trump prima del suo insediamento ufficiale, il 23 giugno.

E’ noto che le prossime Olimpiadi si terranno nel 2028 a Los Angeles “con il tycoon – informa il sito italiano Gay.it – che chiederà il bando per le atlete trans sia alle Olimpiadi sia alle Paralimpiadi. Gli USA stanno lavorando per vietare l’ingresso nel Paese a tutte le atlete trans”.

Duro il commento del MIT  (Movimento Identità Trans)Coventry ha più volte dichiarato di non gradire la presenza di donne trans nello sport olimpico. Al momento della sua nomina ha dunque affermato che si impegnerà per impedirci in modo definitivo di gareggiare nello sport, bannando in particolare le donne trans dagli sport femminili. Sono questi nuovi valori olimpici: non la partecipazione, ma l’esclusione. Non l’eguaglianza, ma la discriminazione. Non la solidarietà, ma il Trumpismo”.

Baciata dalla fortuna

La neo presidente dovrà sperare nella buona stella che l’accompagna in tutta la sua vita.

La fortuna, infatti, sembra arriderle ancora. Proprio il giorno della sua elezione, il 20 marzo, è stata raggiunta da una buona notizia.

Dieci giorni prima due rapinatori erano entrati in casa dei genitori ad Harare e avevano portato via denaro contante e oggetti di valore per un valore di oltre 90.000 dollari, tra cui parte dei premi olimpici.

I due banditi sono stati arrestati e la refurtiva recuperata.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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Costantino Muscau

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