In bilico l’accordo sul cessate il fuoco a Gaza: violazioni e pretese allontanano la pace

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Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
6 marzo 2025

Bloccato l’ingresso di cibo, acqua, materiale sanitario, carburante, in un’eco dell’assedio imposto da Israele sulla Striscia di Gaza.

È ormai manifesta la ripetuta violazione del diritto internazionale umanitario, secondo il sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, Tom Fletcher.

Striscia di Gaza [photo credit Haaretz]
Continua la pressione del governo di Tel Aviv su Hamas, affinché accetti quella che Benjamin Netanyahu descrive come una proposta degli Stati Uniti per estendere la prima fase del cessate il fuoco.

Seconda fase

Dunque, sembra lontana la seconda fase, secondo cui Hamas rilascerebbe gli ostaggi rimasti, in cambio del ritiro completo delle Forze di Difesa Israeliane (cioè l’esercito) da Gaza e di un cessate il fuoco duraturo.

La prima fase del cessate il fuoco si è conclusa domenica. Subito dopo, Israele – con la mediazione dell’inviato speciale degli Stati Uniti in Medio Oriente, Steve Witkoff – ha proposto di estendere quella fase fino alla fine del Ramadan e alla festa ebraica della Pasqua, a metà aprile.

Ricorso alla corte suprema

Ore dopo l’annuncio di Israele, cinque gruppi non governativi hanno chiesto alla Corte Suprema di Israele un ordine provvisorio che impedisca allo Stato di ostacolare l’ingresso degli aiuti a Gaza, sostenendo che la mossa viola gli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale e equivale a un crimine di guerra.

Un’ulteriore violazione dei termini della tregua, è il mancato ritiro dell’esercito israeliano dal corridoio Filadelfia (Philadelphi Corridor), sul confine tra Gaza e Egitto. In base all’accordo, le truppe di Netanyahu avrebbero dovuto iniziare il ritiro la scorsa settimana e terminarlo entro otto giorni.

I negoziati sulla seconda fase sarebbero dovuti iniziare un mese fa. Hamas ha insistito affinché quei colloqui iniziassero. Israele ha avvertito che potrebbe riprendere la guerra qualora avesse ritenuto inefficaci i negoziati.

Seicento camion

La prima fase del cessate il fuoco è entrata in vigore il 19 gennaio e ha consentito l’ingresso nella Striscia di 600 camion carichi di aiuti umanitari al giorno. E così sarebbe dovuto continuare durante tutte e tre le fasi del cessate il fuoco. In realtà, è stato consentito l’ingresso di meno del 50 per cento del numero concordato di camion.

Oltre al blocco di aiuti umanitari, l’esercito di occupazione israeliano ha violato ripetutamente il cessate il fuoco uccidendo almeno 100 palestinesi.

Trentatré rilasciati

Intanto continuano i colloqui a Il Cairo, in Egitto, tra Israele e Hamas, con la presenza di mediatori del Qatar e degli Stati Uniti.

L’accordo di cessate il fuoco e scambio di prigionieri ha fermato la guerra genocida di Israele contro Gaza, che ha ucciso più di 48.000 palestinesi, ha sfollato il 90 per cento della popolazione e ha lasciato l’enclave in rovina. Trentatrè sono gli ostaggi israeliani rilasciati finora e 59 sono quelli ancora trattenuti.

Circa 1.900 prigionieri palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza sono stati rilasciati nella prima fase dell’accordo. Molti di quelli scarcerati nel primo scambio, e alcuni nei tre scambi successivi, non erano mai stati accusati e sono stati detenuti senza processo nelle prigioni israeliane in base a quella che viene chiamata “detenzione amministrativa”, un processo ampiamente criticato dai gruppi per i diritti umani.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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